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Il menefreghismo ci frega

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Siamo arrivati a portare al governo principi qualunquisti, in base ai quali ognuno pensa ai propri interessi calpestando i propri simili, senza riflettere sul fatto che quali che siano le nostre origini, siamo tutti esseri umani. Quanto sta succedendo dovrebbe preoccupare le menti libere da egoismi estremisti, pare che il virus del menefreghismo stia invadendo anche individui che non hanno nulla da difendere, anche le persone più povere. Difendersi da chi? La logica e l’intelligenza, porterebbero a individuare il nemico in chi ha troppo, ma il condizionale è d’obbligo di fronte alla sconfortante realtà che vede coinvolti nella spirale del razzismo, persone di diversa cultura, origine e censo.

Vi racconto in breve un confronto con una collega avuto giorni fa. La serena discussione è partita dall’arresto di Formigoni, già Presidente della Lombardia per 20 anni e di fronte alla considerazione della collega : “Che senso ha arrestare solo lui senza punire in vario modo i suoi complici che hanno permesso 20 anni di ruberie, certamente qualche disonesto guadagno è andato anche nelle loro tasche”. Concordando rimarcai provocatoriamente, per stuzzicare chi come lei si lamenta sempre della disonestà dei politici, che aveva governato vent’anni con il consenso della maggioranza dei lombardi nonostante la ventennale denuncia dei partiti dell’opposizione di sinistra e delle associazioni.

Volete sapere la risposta? Bene, eccola “Noi persone comuni non possiamo stare dietro alla politica e quindi ignoriamo quello che succede così come ignoriamo il perché noi al nord, si debba regalare parte della nostra ricchezza per sostenere il sud mentre i nostri stipendi sono sempre più bassi. Non basta essere costretti ad accogliere altra povertà improduttiva che arriva dall’estero?”. Non vi racconto la lunga disquisizione sulle sue contraddizioni che le ha provocato irritazione, ma provo a riportare fatti ed elementi in forme più discorsive.

Nel 2017 con il governo Gentiloni (PD), tre Regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, sulla base della modifica del 2001 di alcuni articoli della Costituzione che permette di potere godere in toto della fiscalità su una serie di tematiche, fra cui la sanità, hanno fatto una scelta secessionista, confermata da questo governo in combutta con le politiche economiche e repressive securitarie del precedente governo, privilegiando gli interessi delle loro Regioni del centro-nord a discapito di quelle del sud Italia.

Quindi, delle risorse in base al Prodotto Interno Lordo (PIL), la maggior parte del gettito fiscale andranno al Nord e al resto del Paese resterà solo un decimo. Contemporaneamente viene sfruttato il vuoto normativo denunciato più volte dalla Corte costituzionale dal 2001, infatti, nessun governo ha trovato il tempo di definire i LEP (livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili) in modo da garantire in misura omogenea a tutti i cittadini italiani, ovunque residenti, il diritto alle cure.

Chi vuole scommettere che questa scelta porterà queste regioni ad aprire sempre più spazi alla sanità integrativa e a quella privata?

A ruota Piemonte, Lazio, Liguria e Toscana hanno fatto la stessa richiesta mentre altre regioni, Campania, Marche, Umbria, Basilicata, Calabria e Puglia governate, guarda caso dagli stessi partiti che governano le altre Regioni, hanno chiesto di avviare il negoziato vorrebbero avviare lo stesso iter, sottovalutando del tutto, o meglio dire “fregandosene”, delle ricadute drammatiche sui cittadini amplificando l’esclusione sociale e la povertà materiale, costringendo migliaia di nuclei familiari a indebitarsi anche per potersi curare o, in alternativa, rinunciarvi, dando così una mano all’ipotesi del Fondo Monetario Internazionale che alcuni anni fa affermò l’esigenza per il sistema di favorire l’accorciamento della vita delle fasce della popolazione più povera.

Il regionalismo differenziato rappresenta la definitiva distruzione della sanità pubblica, cancellando l’articolo 32 della Costituzione e la legge 833/78 di istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, mentre l’opinione pubblica viene distratta dall’assordante propaganda razzista e xenofoba. Senza discussione politica diffusa e all’insaputa di milioni di cittadine/i si sta per determinare la mutazione definitiva della nostra architettura istituzionale, la destrutturazione della nostra Repubblica.

Stante questo stato di cose nei processi politici in atto, mi riallaccio alle affermazioni prima citate dalla mia collega e sono portato a chiedere se tutta l’ignoranza sui fatti reali sia solo colpa della narrazione velenosa di giornali televisioni e, ovviamente, delle mistificazioni del governo, senza distinzione tra 5Stelle e Leghisti.

La domanda che faccio si basa principalmente su due questioni non raccontate onestamente: il rapporto reddito e salario e il legame tra immigrazione e servizi sociali. Quale che sia la declinazione unitaria dei poveri resta il fatto che da 20 anni i salari (dati Ocse) sono bloccati nel lavoro privato cosa che succede anche nel pubblico impiego. Per quanto riguarda i disoccupati meglio sapere da subito, che il tanto osannato reddito di cittadinanza riguarderà meno del 20% del totale e con regole capestro per ottenere un misero assegno, mentre i finanziamenti, a fondo perduto, per le imprese che dovrebbero assumere continueranno ad essere fiumi ininterrotti.

Intanto il legame tra immigrazione e servizi sociali è vergognosamente mistificato dal Governo con la chiusura delle frontiere e la negazione del diritto di asilo ai migranti. Su questa questione la confusione è totale e, pochi vogliono rispondere a una domanda elementare : “I figli dei migranti che crescono nel nostro paese parlando l’italiano come prima lingua sono forse diversi dai figli di un padano ?”.

Per queste persone è più facile navigare nell’ipocrisia e affermare, senza essere a conoscenza dei dati reali che confutano le loro affermazioni, che gli immigrati siano un peso perché, ad esempio, ci rubano le case popolari e i posti disponibili negli asili nido , senza pensare che la velenosa narrazione sugli immigrati rappresenti una mistificazione per nascondere la realtà dei fatti : riduzione della spesa sociale per tutti, la sottrazione, a ogni finanziaria, dei fondi alle Regioni per la sanità.

Perché queste opinioni stanno diventando così pervasive? Forse perché “ Abbiamo un sovraccarico d’informazioni quando la quantità di dati inseriti in un sistema è superiore alla sua capacità di elaborazione ” (1) Oggi abbiamo un bombardamento cognitivo che inibisce ogni riflessione e ci blocca in uno stato di surplace neuronale: nel 2008 l’individuo medio è esposto a 34 gigabyte di contenuti ogni giorno e a un diluvio di più di centomila parole (2), mentre la mente umana può elaborare un massimo di 120 bit di informazione al secondo. Però non è anche vero che a questo bombardamento possiamo sfuggire?

Qualcuno potrebbe rispondere ” Perché sfuggire se non abbiamo più più la possibilità di pensare liberamente neanche sui luoghi di lavoro”. Risposta pertinente perché le normative degli ultimi anni frenano l’espressione del libero pensiero pena sanzioni fino al licenziamento quando la parola non è in linea con la politica delle amministrazioni, spesso cieca e deleteria nei confronti dei bisogni dei cittadini e degli stessi lavoratori.

Quando il controllo sui lavoratori diventa sempre più asfissiante . “Il grande fratello non è una trasmissione televisiva , ma realtà, dallo Statuto dei lavoratori del 1970 sono trascorsi quasi 50 anni, i controlli sui lavoratori sono diventati sempre più pressanti e invasivi, l’apporto della tecnologia li ha trasformati in strumenti con cui incutere paura e rassegnazione , soprattutto nell’era dei licenziamenti illegittimi senza obbligo di riassunzione. Badge sostituito dalle impronte digitali per accertare le presenze, smartphone attraverso cui tracciare, minuto dopo minuto, la presenza e l’esatta posizione del dipendente, algoritmi utilizzati allo scopo di ridurre i tempi morti e intensificare lo sfruttamento. Per una piccola ragione può essere effettuato qualche controllo mirato su un dipendente, in questo modo possiamo essere spiati anche da remoto questo ad una sola condizione: occorre la preventiva informazione del lavoratore stesso, condizione da tenere sempre in seria considerazione vista la disinformazione imperante sui pochi diritti sopravvissuti. “ (3)

Chi tenta di uscire dall’induzione a pensarla come poteri politici, giornali, tv e social vogliono , cosa può fare per non essere messo nella condizione di scegliere tra disperazione e rassegnazione? Ribellarsi all’ordine delle cose! Già, ma come?

Assistiamo all’evoluzione di diseguaglianze sempre più schiaccianti e legalizzate da leggi repressive, spesso con la violenza delle forze di polizia , al rifiuto dei diritti umani più elementari, come la stessa vita negata alle persone migranti, richiedenti asilo e rifugiati. I nazionalismi autoritari si definiscono “sovranisti” per mistificare gli obbiettivi autoritari con evidente similitudine con la nascita del nazifascismo; l’ambiente sta subendo un collasso ecologico riducendoci a cavie di un processo di graduale annientamento dello stato di salute.

Questo stato di cose, che cavalca l’istinto alla sopravvivenza, propedeutico alla riconquista di un benessere individuale e sociale della comunità nazionale e continentale europea, dovrebbe portarci a uno stato mentale propulsore di una ribellione politica per costruire una via d’uscita fuori dagli schemi che ci stanno dominando, trasformandoci da persone coscienti del proprio stato debilitato a sudditi di poteri ai quali deleghiamo le condizioni della nostra esistenza. Le idee di altra politica e le lotte non mancano, anche se non vengono documentate nei programmi televisivi. Le coscienze libere , gli individui che esercitano il diritto alla critica, hanno il dovere di comunicare, di discutere con chi sta mettendo in discussione le proprie scelte e con chi ancora è convinto che il cosiddetto sovranismo sia la migliore delle scelte, in modo da partecipare alla lotta contro la deriva in atto che ci porterà sempre più verso un’inciviltà sempre più prepotente.

NOTE (1) Concetto di information overload, coniato nel 1964 da Bertram Gross. (2) Dato Università della California (3) da un articolo del sindacalista Federico Giusti pubblicato il 27/2/2019 su www.osservatoriorepressione.info

Franco Cilenti

Editoriale del numero 2 del periodico Lavoro e Salute marzo 2019  www.lavoroesalute.org

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