Il mortale gasdotto Tap

Tap porta solo distruzione e morte

La lotta popolare sarà sempre più forte

Il Salento paura non ne ha

Il Salento vuole la libertà

(tratto dal testo di Antonio Lizard Carelli)

“C’era una volta, tanto tempo fa, in un paese molto lontano che si chiama Azerbaijan un dispotico sovrano la cui smania di guadagno lo portò a vendere in tutto il mondo le ricchezze del suo territorio. “E cosa mi vendo? E cosa mi vendo? E sulla terra non v’era più nulla. E allora vediamo un po’ che c’è sotto! E scava e scava, e scava e scava, il dispotico sovrano trovò il gas”.

Questo articolo non poteva non essere introdotto con le parole tratte dal libro di Serena Fiorentino, attivista del movimento Mamme NOTAP e autrice di Tanto non la fanno, pensato per le bambine e per i bambini e a loro dedicato ma utile anche per noi adulti perché, come dice il Piccolo Principe, “bisogna sempre spiegarle le cose ai grandi”.

Tutto ha inizio, come racconta Serena nel suo libro, dall’insaziabile smania di impadronirsi e di arricchirsi di uomini senza scrupoli e tutto continua tra i volti e le voci e il coraggio di chi della responsabilità nei confronti della Natura e della comunità di cui è parte, ne ha fatto una lotta. Nonviolenta, naturalmente. Parliamo di TAP per indicare il gasdotto della Trans Adriatic Pipeline che dall’Albania è giunto sulle coste pugliesi e i cui lavori “visibili” di realizzazione sono iniziati nella primavera del 2017. “Visibili” perché il gasdotto ha percorso gran parte dei suoi 870 km lungo il fondale del mare Adriatico, con lo scopo di fornire il gas proveniente dall’ Azerbaijan in Europa.

Obiettivo che appare irraggiungibile come sostiene Serena Fiorentino: “i gasdotti che già ci sono in Italia non vengono utilizzati al 100%, ma solo al 60% delle loro potenzialità, perché il gas che arriva è più che sufficiente; inoltre non è vero che TAP ci renderà autonomi dal gas russo, perché gli stessi russi fanno parte del progetto. In una delle regioni d’Italia e d’Europa dove si produce più energia pulita, in una nazione che vede il consumo di idrocarburi in calo, e che ha iniziato a soffrire la siccità, crediamo che questo progetto non solo sia di scarsa utilità, ma anche che sia funzionale a far viaggiare flussi finanziari opachi da Est ad Ovest creando connessioni, relazioni ed influenze geopolitiche e finanziarie”.

L’inutilità è quindi un tratto evidente di TAP oltre al suo essere dannosa per l’ambiente infatti “la sua presunta entrata in funzione contrasta con tutti gli obiettivi della Commissione Europea: è un’ opera estremamente impattante, non bisogna considerare il solo tratto italiano, questo gasdotto è lungo più di 4000Km e nel 2020, questa opera ha previsto lo sfruttamento di giacimenti di acque profonde nel Mar Caspio”, come dichiara Gianluca Maggiore (portavoce del Movimento NOTAP). Si parla, inoltre, di un’opera che infrange i principi fondamentali della nostra Costituzione perché, aggiunge Gianluca, “è un’ opera assolutamente antidemocratica, decisa sulla testa delle popolazioni locali senza nessuna pianificazione o consenso”.

Come in tutte le storie, anche in quella raccontata da Serena nel suo libro, esiste il mostro e chi lo combatte. Cioè chi sceglie di non stare a guardare mentre il potere devasta terreni e riduce la Natura a oggetto da utilizzare in base ai propri obiettivi. Perché “il potere fa praticamente ciò che vuole. E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di natura economica”, dice(va) Pier Paolo Pasolini. E nel 2017, quando i lavori per la realizzazione del TAP, hanno invaso le terre di Melendugno (comune situato nel Salento centro-orientale, posto con le marine a lui legate sulla costa del Mar Adriatico), quello che era un comitato, si è costituito come Movimento NOTAP.

Una lotta che ha unito donne e uomini, madri e padri, persone giovani e persone anziane, bambine e bambini intorno a un unico ideale: quello dell’albero che è aria, che è poesia, che è storia; dell’albero che viene espiantato e portato via per fare spazio al potere che a sua volta si nasconde tra le parole progresso e futuro. “Cosa ha motivato il tuo prendere parte al movimento”, ho chiesto a Gianluca: “prima di tutto perché io abito a 2300 metri dalla centrale di depressurizzazione del TAP, che si estende per 16 ettari tra 4 paesi, tra cui il mio.

E poi perché in realtà non sei tu a decidere di partecipare, è l’opera che sceglie casa tua per devastarla”. Il Movimento NOTAP si è ingrandito nel tempo, con la partecipazione di persone diverse tra loro, spinte da diverse motivazioni ma con un unico obiettivo: difendere la Terra e difendere le terre di quel Salento dalla natura selvaggia e incontaminata, simile a un Eden che conserva i tratti originali di paesaggi liberi dall’uomo e dalla sua convinzione di esserne il padrone. “Qual è stata la risposta delle cittadine e dei cittadini alla vostra lotta?”: “nei limiti del possibile è stata una risposta forte e decisa, ma dall’altra parte c’è la grande finanza speculativa mondiale: questo progetto vale 45 miliardi di euro, almeno 4 volte il TAV”. “E qual è stata, invece, la risposta della politica?”: “a parte qualche caso locale, giustamente i sindaci sono la politica di frontiera, la politica che conta nei migliori casi si è dimostrata impreparata, nei peggiori casi convivente e supina alle richieste della multinazionale. Tali comportamenti hanno tradito spesso interessi molto evidenti, che esulano dal fare politica”.

Ricordo le foto, i video e le testimonianze di quella primavera del 2017: la presenza e le manifestazioni nonviolente del Movimento e l’arroganza delle forze dell’ordine, sfociata non poche volte in violenza. “Costituimmo il Movimento Mamme NOTAP proprio perché si percepiva il bisogno di creare una realtà di incontro e di scambio esente da pericoli fisici e giuridici (molte e molti di noi stanno ancora affrontando difficoltà legate a questo secondo aspetto); ci si rese conto che un ambiente sereno, per noi donne e madri, sarebbe stato ideale per continuare a condurre la nostra lotta”, racconta Serena aggiungendo “io sono mamma di due bambini e anche per questo ho preso parte al Movimento, alla lotta contro quest’opera inutile e dannosissima: per il loro bene e per trasmetter loro un esempio concreto di partecipazione e difesa della Natura”.

Riporto qui dei punti a mio avviso fondamentali per comprendere quanto meglio possibile la legittima posizione del Movimento NOTAP: “TAP nuoce gravemente alla salute e all’ambiente: oltre a espiantare ulivi millenari, intaccare l’habitat marino e perforare un’area geologicamente inadatta, TAP colpirà il già precario diritto alla Salute in Salento, a causa dei rischi connessi al gasdotto e alle emissioni della centrale di depressurizzazione. Questa inciderebbe su una zona già sottoposta alle emissioni di Ilva e Cerano, in cui si registra uno dei più alti tassi di tumore al polmone nell’uomo in tutta Europa. TAP apporterà anche danni economici: sono innumerevoli, diretti e indiretti.

Diretti per i comuni e i cittadini che hanno investito tempo, sudore e risparmi in progetti che non condividono la stessa idea di sviluppo di TAP, senza considerare che l’area interessata diventerà da Zona di interesse paesaggistico a Zona industriale, modificando anche la tassazione per gli attuali proprietari diversi da TAP; indiretti per tutti noi, che contribuiremo a finanziare i prestiti che le banche wuropee erogheranno. Ribellarsi al TAP significa farlo anche contro la corruzione: approvare il progetto TAP vuol dire sostenere governi autoritari, primo fra tutti quello dell’Azerbaijan, dove giornalisti, attivisti e cittadini vengono arrestati se denunciano corruzione, censure e divieti.

Nelle fasi di approvazione del TAP, alcuni componenti del parlamento europeo sono stati corrotti durante una votazione del Consiglio d’Europa riguardante 85 prigionieri politici in Azerbaijan. L’approvazione del progetto è passata al di sopra della sovranità popolare italiana, grazie alla burocrazia e a regolamenti che vengono incontro solo alla mano dei grossi capitali, sia che essi siano puliti o fondi neri, che provengano da un governo che non rispetta i diritti umani o che sia denaro riciclato dalla mafia”.

Nello stesso volantino, il Movimento smentisce diverse dichiarazioni su cui poggerebbe l’illegittimità dell’opera, tra cui “Il Gasdotto è un piccolo tubo, non avrà impatti sul territorio e il gas servirà come transizione dalle fonti fossili alle energie alternative”: è una delle numerose menzogne in quanto, purtroppo, “il gasdotto ha dimostrato fin dall’inizio la sua natura devastante e invasiva. Occuperà immense aree agricole modificando irrimediabilmente l’aspetto e la destinazione del territorio, che da agricolo diverrà industriale. La centrale, alla quale con un gioco di prestigio non è stata applicata la Direttiva Seveso (normativa di sicurezza per opere che presentano rischi rilevanti) emetterà esalazioni nocive. Al fine di realizzare il microtunnel, uno dei ministeri ha autorizzato lo sbocco in mare dove sussistono praterie di Posidonia, pianta acquatica protetta grazie al suo ruolo fondamentale nell’ecosistema marino. Non basta? Aggiungiamo che il gas appartiene alla vecchia concezione dell’approvvigionamento energetico, già ampiamente superato da altre soluzioni meno impattanti e, comunque, in totale antitesi con quanto emerso negli ultimi accordi sul clima tenutosi a Parigi. È un progetto anacronistico già nato sbagliato, inutile e vecchio”.

Come accade con ogni storia, a questo punto dovremmo raccontarne la fine. Serena, nel suo libro, lo ha fatto ma io non ve lo posso dire come finisce. Posso dire, però, che in quest’epoca così sofferente, il Movimento NOTAP ha significato una svolta, per me e per tante altre persone: per chi, alla parola progresso preferisce la parola sviluppo perché include il rispetto e la sensibilità nei confronti del Tutto che ci circonda e di cui siamo parte. Donne e uomini che, pur se nelle diversità che ci rendono uniche e unici, hanno condiviso lo stesso ideale, e ne hanno fatto motivo valido, validissimo, di lotta. Il bene comune come fine di un impegno faticoso e spesso incompreso. E concludo con le parole di Gianluca che alla mia domanda “cosa vorresti si sapesse, cosa ogni cittadino e ogni cittadina dovrebbe sapere della TAP?”, ha risposto “che la battaglia è ancora lunga, quest’opera se entra in funzione veramente rimarrà attiva, con le conseguenze del caso per 70 anni. Sicuramente questo Movimento ha lasciato un segno, e tra 20 anni in ogni caso tutti ricorderanno quello che è successo in Salento”. I lavori del gasdotto sono proseguiti anche in quest’ultimo anno e alcune, alcuni componenti del Movimento NOTAP stanno conducendo una battaglia giuridica come imputati. Non sappiamo quando e come finirà, certo è che il Movimento NOTAP ci ha insegnato che è possibile farlo e ci ha fatto vedere come.

Deborah Biasco

9/6/2021 https://www.intersezionale.com

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