Il muro di gomma

386 VITTIME CHE GLI ITALIANI NON HANNO SENTITO PROPRIEA Ustica ci furono 81 morti e il fatto sollevò una fortissima attenzione nazionale, anche perché vi fu quel vergognoso “muro di gomma” di cui parla Andrea Purgatori. A Taranto ci sono stati 386 morti. E ho visto lo stesso muro di gomma ergersi. Perizie, controperizie, negazione dell’evidenza fino all’ultimo. Ma quello che più mi addolora è che i familiari delle vittime di Taranto sono rimaste soli, perché non ho visto una reale solidarietà nazionale verso le vittime dell’inquinamento, non c’è stata una forte attenzione e indignazione verso quello che è accaduto, non l’ho percepita. Ci sono state molte e lodevoli eccezioni e ho sentito vicino a noi persone splendide, di tante parti d’Italia. Ma erano poche, francamente poche. Ho dovuto constatare in questi anni che la stragrande maggioranza ha considerato Taranto un problema locale. Sì, un problema locale. Come se il crollo del ponte Morandi lo si fosse considerato solo come un problema locale e non come una tragedia nazionale. Kennedy disse “siamo tutti berlinesi”. Per Genova tutti ci siamo sentiti vicini a Genova come comunità nazionale. Per Taranto questo non è avvenuto. UNA SARAJEVO INDUSTRIALE PIENA DI CECCHINI INVISIBILICome mai è accaduto che Taranto non sia stata sentita come città martire, come città sacrificata, come assediata da una morsa mortale, come una Sarajevo industriale piena di invisibili cecchini, come una tragedia nazionale di fronte a cui inginocchiarsi e chiedere anche scusa? Taranto è apparsa prevalentemente come una tragedia dal punto di vista economico, basterebbe fare una statistica dei tutoli dei giornali. Quando si è usata la parola catastrofe, quella era per riservata all’economia. Quanto vi ho esposto costituisce per me una delle più gravi ferite che porto dentro la coscienza. Sedici anni di solitudine. Abbiamo fatto di tutto per evidenziare la violazione dei diritti umani, che è sempre e comunque una violazione di tipo universale. Lo ha capito la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ma non lo ha capito chi, per formazione e cultura, avrebbe dovuto afferrarlo subito. E per comprendere il perché di questa indifferenza bisogna purtroppo tenere conto del mio post precedente. IL RAZZISMO AMBIENTALEMa c’è di più. C’è una cosa che ha un nome e che si chiama “razzismo ambientale”, una categoria della ricerca sociale su cui negli USA c’è un’ampia letteratura scientifica. In Italia quell’espressione l’abbiamo dovuta importare noi, scrivendo di “razzismo ambientale” sul sito di PeaceLink e nel libro “Legami di ferro”. Tristissima storia non essersi accorti che Taranto era un caso di razzismo ambientale. Non fa onore ai tanti ricercatori che in Italia avrebbero dovuto tirare fuori questa categoria di analisi scientifica. Perché i tarantini sono stati trattati in Italia proprio come i neri e gli ispanici negli USA, che si sono beccati gli insediamenti industriali vicino ai ghetti. Il quartiere Tamburi è stato il ghetto del razzismo ambientale. E non essere difesi dalla strage è stato uno dei peggiori fatti che possa essere accaduto al quartiere Tamburi. L’ISOLAMENTO DEI CITTADINIMa c’è ancora di più: siamo stati isolati politicamente con una premeditata scelta. Attorno a noi l’isolamento, tanto ci saremmo stancati o al più ci avrebbero fracassato le ossa con una valanga di querele. Per questo ci serviva chi aveva l’immunità parlamentare. Ma qui viene il bello, anzi il brutto. Pensate che quando preparavamo una interrogazione parlamentare non la consegnavamo mai ad un parlamentare locale. Abbiamo vinto, è vero. Ma nella diffusa indifferenza di chi avrebbe dovuto sostenerci. Abbiamo vinto perché c’era la magistratura. Ma nella indifferenza o nell’ostilità di una classe politica. NESSUNA CARRIERA POLITICA PER CHI SI SCHIERAVA CONTRO L’ILVANessuno faceva carriera politica se si schierava contro l’ILVA. Questa è la verità. Se mi sbaglio scrivetelo. E qui ci spieghiamo il muro di gomma da cui è partito questo post. Perché il muro di gomma non lo ha fatto solo l’Areonautica Militare. Ma ancora non percepisco l’indignazione nazionale verso il muro di gomma contro il quale per tanti anni siamo andati a sbattere. “Sopire, troncare”. 

Alessandro Marescotti

8/6/2021 https://www.peacelink.it

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