Il piano “Great Reset” del World Economic Forum per i profitti delle industrie agro-chimiche alimentari

Navdanya international
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Sebbene gli autori del piano “The Great Reset” del World Economic Forum (WEF) affermino che ridurrà la scarsità di cibo, la fame e le malattie e mitigherà anche il cambiamento climatico, in realtà include un piano per trasformare le industrie alimentari e agricole globali e la dieta umana.
Le società e i think tank, con cui il WEF sta collaborando per inaugurare questa trasformazione globale, suggeriscono che il vero motivo è un più stretto controllo aziendale sul sistema alimentare per mezzo di soluzioni tecnologiche. Il WEF si descrive come “la piattaforma globale per la cooperazione pubblico-privato” che crea partnership tra aziende, politici, intellettuali, scienziati e altri leader della società per “definire, discutere e promuovere questioni chiave nell’agenda globale”.

Secondo il fondatore e presidente esecutivo del WEF, Klaus Schwab, il forum è guidato dall’obiettivo di posizionare “le società private come fiduciari della società” per “affrontare le sfide sociali e ambientali”.
La rivista TIME, il cui proprietario Marc Benioff è un membro del consiglio del WEF, ha recentemente collaborato con il WEF per coprire The Great Reset e per fornire uno “sguardo a come la pandemia da COVID-19 offre un’opportunità unica per trasformare il modo in cui viviamo”.

Non a caso le organizzazioni partner del Forum Economico Mondiale, in cui il “Grande Reset verrà discusso, sono i principali attori nella raccolta dei big-data, telecomunicazioni, produzione di armi, finanza, prodotti farmaceutici, biotecnologia e industria alimentare. Ciò che prevede The Great Reset è il “ripristino” del cibo e dell’agricoltura con progetti e partnership strategici che favoriscono gli OGM, proteine ​​e prodotti farmaceutici fabbricati in laboratorio e prodotti chimici industriali come soluzioni sostenibili ai problemi di cibo e salute.

Ad esempio, il WEF ha promosso e collaborato con l’organizzazione EAT Forum, la quale si autodefinisce la “Davos per il cibo”, intendendo “aggiungere valore al business e all’industria” e “impostare l’agenda politica”. EAT è stata co-fondata da Wellcome Trust, un’organizzazione finanziata da GlaxoSmithKline e che ha ancora partnership strategiche con il produttore di farmaci. EAT ha sviluppato quella che è stata definita “la dieta per la salute planetaria”, che il WEF sostiene come la “soluzione alimentare sostenibile del futuro”. In realtà si tratta di una dieta che mira a ridurre l’assunzione di carne e latticini della popolazione mondiale, sostituendola però con cibi, cereali e olio sintetizzati in laboratorio. Una proposta quindi che non riguarda la nutrizione, ma i grandi affari dovuti ad un’acquisizione aziendale del sistema alimentare.

EAT collabora con quasi 40 amministrazioni cittadine in Europa, Africa, Asia, Nord America, Sud America e Australia, assistendo vergognosamente anche il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) nella “creazione di nuove linee guida dietetiche” e nelle iniziative di “sviluppo sostenibile”. Secondo Federic Leroy, professore di scienze alimentari e biotecnologie presso l’Università di Bruxelles, la rete EAT interagisce strettamente con alcune delle più grandi aziende di imitazione della carne, tra cui Impossible Foods e altre società biotecnologiche, che mirano a sostituire cibi sani e nutrienti con creazioni sintetizzate in laboratorio sintetizzate. “Lo considerano sano e sostenibile, il che ovviamente non è né l’uno né l’altro”, ha detto Leroy a The Defender.

Impossible Foods è stato inizialmente co-finanziato da Google, Jeff Bezos e Bill Gates. Recenti risultati di laboratorio hanno mostrato che l’imitazione della carne dell’azienda conteneva livelli di glifosato 11 volte superiori rispetto al suo concorrente più vicino. La più grande iniziativa di EAT si chiama FReSH, che si propone di guidare la trasformazione del sistema alimentare. I partner del progetto includono Bayer, Cargill, Syngenta, Unilever e persino il gigante tecnologico Google: tutti molto ben posizionati per trarre profitto da questo nuovo business alimentare che ruota attorno alla lavorazione di prodotti chimici ed estratti necessari per produrre questi alimenti fatti in laboratorio su scala globale, ha detto Leroy.

Nel libro, Schwab scrive: “la sicurezza alimentare globale sarà raggiunta solo se le normative sugli alimenti geneticamente modificati saranno adattate per riflettere la realtà che l’editing genetico offre un metodo preciso, efficiente e sicuro per migliorare le colture”.

Non si sono fatte mancare le critiche di Vandana Shiva: “che il signor Schwab promuova queste tecnologie come soluzioni dimostra che The Great Reset riguarda il mantenimento e il potenziamento di una macchina di estrazione aziendale e la proprietà privata sulla vita”.

Secondo gli stessi rapporti di EAT, è improbabile che i grandi aggiustamenti che l’organizzazione e i suoi partner aziendali vogliano apportare al sistema alimentare abbiano successo se lasciati all’individuo. Secondo loro, dunque, i cambiamenti nelle abitudini alimentari della nostra società richiedono “una ristrutturazione a livello sistemico con interventi di politica dura che includano leggi, misure fiscali, sussidi e sanzioni, riconfigurazione commerciale e altre misure economiche e strutturali”.

Secondo la presidente dell’organizzazione ambientalista Navdanya International, ciò che proporrebbe il Great Reset è un approccio sbagliato, perché “tutta la scienza” mostra che le diete dovrebbero essere incentrate sulla biodiversità regionale e geografica e in base alle stagioni. Ha spiegato che “la dieta globale uniforme proposta da EAT sarà prodotta con la tecnologia occidentale e i prodotti chimici per l’agricoltura. Costringere le nazioni sovrane tramite lobby multinazionali è ciò che io chiamo imperialismo alimentare”.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

13 novembre 2020

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