IL PING PONG TRA DUE DISASTRI “SANITARI” DELLA REGIONE LOMBARDIA

Dopo il disastro elettorale del centro-sinistra la Lombardia si trova di fronte a scegliere a quale disastrosa politica sanitaria, il disastro Fontana o il disastro Moratti. Non vogliamo che ci impongano la padella o la brace (e ancora meno entrambi).

Per buona memoria vorremmo ricordare alcune tra le ultime malefatte dei due quanto sopra, poco meno di un anno fa abbiamo riunito il centro-sinistra (e anche qualcosa di più) in Piazza Duomo in difesa della sanità pubblica e contro l’estesa privatizzazione che crea sempre più disuguaglianze di accesso alle cure (e non solo). E’ il modello della destra e occorre reagire, subito, ovunque e chi può farlo se non chi lotta da decine di anni contro lo svuotamento e la deriva del servizio sanitario nazionale ?

Quando anche il “burocrate” mostra più rispetto dei diritti alla salute degli organi politici

Nella prospettiva di una “autonomia differenziata” la regione Lombardia si mostra all’avanguardia, l’ha adottata da tempo anche al suo interno (ogni ATS/ASST ha una propria distinta organizzazione). Il tutto in un contesto bipartisan di promozione o di silenzio da parte dei Ministri della Salute che si sono succeduti.

In due momenti recenti il richiamo ai principi base della riforma sanitaria del 1978 sono giunti da due realtà “insospettabili” in quanto chiamate a ruoli che si considerano “tecnici” se non “burocratici”.

Il primo è legato alla  legge Fontana/Moratti del dicembre 2021. Il coordinamento regionale per il diritto alla salute promosse una petizione online e inviò una lettera al Ministro della Salute affinchè venisse posta la questione di legittimità costituzionale sulla norma che sferra l’ultimo colpo alla sanità pubblica in Lombardia anche utilizzando i fondi del PNRR. Voci inascoltate e nemmeno degnate di una risposta.

La Tesoreria dello Stato, gennaio 2022, nel dare supporto al Ministero della Salute nell’esame della legge, pose una questione forte in merito alla “equivalenza e integrazione” pubblico-privato : “si chiedono chiarimenti …. in particolare con riferimento al preminente ruolo dell’ente pubblico che, in quanto titolare della funzione sanitaria, definisce il fabbisogno e, in coerenza con questo, decide quali prestazioni acquistare dal privato accreditato che, pertanto, opera, differentemente dagli enti del servizio sanitario nazionale, sulla base di un accordo contrattuale in cui la regione definisce i volumi e remunerazione delle attività.”

Un affondo chiaro e diretto al ribaltamento operato a partire dalla prima giunta Formigoni fino ad oggi ma non considerato nei limitati rilievi del Ministero e sbrigato dalla regione in burocratese : la funzione pubblica verrebbe salvaguardata dal “contratto di servizio che regola l’erogazione delle prestazioni sia per i soggetti erogatori pubblici che privati. Tale impostazione fa salve le peculiarità delle ATS, quale soggetto sanitario pubblico che definisce i fabbisogni e negozia i volumi di prestazioni da acquistare …”.

A luglio 2022, la Corte dei Conti della Lombardia nel valutare il bilancio regionale 2021 segnala due aspetti significativi. Il primo riguarda il mancato uso di risorse : “spiccano i non soddisfacenti livelli di realizzazione della spesa finanziata con i fondi finalizzati Covid -19 (56 %)” come pure le giacenze “di ingenti risorse, pari a circa 1.899 milioni, non trasferite agli enti del servizio sanitario regionalequesto dato … pone seri dubbi sull’immobilizzazione di queste risorse, che sembrano così sottratte al raggiungimento degli obiettivi di salute loro propri:” Al definanziamento nazionale della sanità pubblica si aggiunge il definanziamento regionale! Ulteriore elemento posto all’attenzione dai “ragionieri” della Corte quello delle politiche sulla sicurezza sul lavoro : “per quanto riguarda lo stato di attuazione dei piani per l’assunzione a tempo determinato e indeterminato, …. di 91 unità complessive di personale nel settore della sicurezza negli ambienti di lavoro, la Regione ha precisato che “nel corso dell’anno 2020-2021 le ATS non sono riuscite a far fronte al turn over” e che “i tecnici della prevenzione (qualifica di difficile reperimento) reclutati nel corso del 2020 e in parte nel 2021 sono stati adibiti al contact tracing (attività di contrasto all’emergenza da covid-19)”. Date tali premesse, non dovrebbe sorprendere che “non risulta avvenuto alcun incremento dell’attività ispettiva del 2020 e del 2021 … riscontrandosi sostanzialmente una stasi del numero delle ispezioni compiute (+ 0,88%) e la flessione (- 6,11%) del numero delle imprese ispezionate a livello regionale negli ultimi due anni “ a fronte di un ”numero dei morti sul lavoro nella regione Lombardia ai livelli del 2018 e del 2019, quando il numero degli infortuni mortali già si attestava intorno al +40% circa rispetto ai decessi registrati nel 2016; e anche i dati del primo trimestre 2022 registrano un incremento degli infortuni mortali rispetto allo stesso periodo del 2021.”

Per quanto sopra “questa Procura si unisce alla forte raccomandazione …. di incrementare la strategia di contrasto al fenomeno degli infortuni sul lavoro ed a quella di ‘spendere’ efficacemente tutte le risorse stanziate e impegnate in bilancio”.  Una sonora reprimenda a tutti i coccodrilli (regione, enti locali, sindacati, imprenditori) che piangono lacrime (quasi) ad ogni omicidio sul lavoro : quanto pesa la loro inerzia e quanto sono  poco incisive le iniziative intraprese. Tra queste piani fondati sul “promuovere il cambiamento dei comportamenti dei lavoratori” e “supportando le imprese che hanno un gap di conoscenze e capacità in materia SSL … un nuovo modello proattivo di intervento che coniuga assistenza e vigilanza”. Quindi il “problema” degli infortuni è costituito  … dagli infortunati stessi e la soluzione sia nel supporto alle imprese che sono “rimaste indietro” ovvero non hanno attuato quanto previsto dalla normativa da decenni.

A breve sapremo se il modello lombardo sarà esplicitamente quello che “governerà” l’intero SSN, in tal caso gli effetti non potranno che essere simili a quelli registrati dai “ragionieri”. Il tema, a parte frasi di rito e proposte fantasiose o improvvisate, non appare presente nel dibattito elettorale, eppure “solo” due anni fa il mantra era “la salute innanzitutto”.

Marco Caldiroli

Presidente Medicina Democratica

30/9/2022 https://www.medicinademocratica.org

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