Il revisionismo occulto e/o involontario

Appena qualche mese fa, intrattenendomi sui contratti di lavoro a termine, immaginavo   un grido angoscioso proveniente dal “Monumentale” di Milano.

Nient’altro che la dolorosa protesta di Anna Kuliscioff (pseudonimo di Anna Moiseevna Rozenstejn, la rivoluzionaria russa naturalizzata italiana) per la scadente considerazione in cui erano tenuti i diritti dei lavoratori attraverso un articolo pubblicato sul sito della Fondazione a lei dedicata.

Quando, però, ci si mette, addirittura, il Presidente della “Anna Kuliscioff”, si resta, per lo meno, esterrefatti!

Lo spunto è rappresentato da quello che Walter Galbusera definisce il “patentino antifascista”, che alcune amministrazioni locali – medio-grandi, quali Torino, Padova, Vicenza e Milano – intenderebbero rilasciare a coloro che, nel richiedere l’utilizzo di sale e spazi pubblici per manifestazioni ed iniziative, assumerebbero l’impegno di riconoscere e rispettare i principi e i valori della Costituzione Italiana, repubblicana e antifascista.

Ebbene, anche a voler prescindere dal tentativo di ridicolizzare l’iniziativa delle suddette Amministrazioni comunali, non si può certo concordare con Galbusera quando afferma che “Per combattere sul piano della repressione i sintomi di una (improbabile) minaccia fascista bastano le vigenti leggi”.

Credo, infatti, che egli commetta un primo e grave errore politico quando definisce improbabile una minaccia fascista nel nostro Paese.

Mostra, così, di ignorare i gravi rigurgiti fascisti che hanno caratterizzato alcuni eventi verificatisi, anche recentemente, in Italia e in altri paesi dell’UE. Possibile ignorare il grave clima politico instauratori, ad esempio, in Polonia e in Ungheria?

Non solo, per restare a casa nostra: cosa dire dell’iniziativa fascista di affiggere alle porte di alcuni cittadini di Pavia, notoriamente antifascisti, un adesivo con la scritta “qui ci abita un antifascista”?

Derubrichiamo il tutto a “ragazzate” o “gesti di pochi” – come, purtroppo, troppo spesso avviene rispetto a vergognosi comportamenti xenofobi e razzisti all’interno degli stadi di calcio – piuttosto che prendere atto che ai nostalgici del fascismo è stato consentito di superare i limiti imposti da leggi sostanzialmente inapplicate?

Il secondo errore, ancora più grave, lo commette, a mio avviso, nel definire “brillante” – e, quindi, condivisibile – un articolo di un giornale di provincia che sottolineava che, mentre nel “ventennio” si obbligavano i professori universitari a giurare fedeltà al fascismo – pena l’esclusione dalla cattedra – così a Padova, nel 2018, s’invertivano gli addendi; l’uso del suolo pubblico al posto della cattedra universitaria e la dichiarazione di antifascismo a quella di fedeltà al Pnf.

Un’analogia assurda e improponibile; al limite dell’apologia di reato.

Come dire che fascismo e anti-fascismo siano la stessa cosa e che giurare sulla Costituzione Repubblicana sia la stessa cosa che giurare fedeltà a Mussolini e al fascismo!

Avrei gradito molto di più rilevare, invece, uno sdegnato commento dell’ex Segretario generale della Uil lombarda, nei confronti della decisione, dell’Amministrazione comunale di Todi, di ritirare il patrocinio del Comune alla manifestazione per la ricorrenza del 25 aprile 2018.

Soprattutto in virtù della motivazione addotta dal sindaco e dalla sua maggioranza di centro-destra. Infatti, la motivazione era stata che “Non si è inteso avallare, neppure con un semplice logo del Comune, manifestazioni <di parte> o <divisive>”; come se non fosse da considerare onorevole essere “di parte” rispetto al fascismo e ai suoi sordidi rigurgiti.

Al riguardo, Galbusera dovrebbe sapere che, appena qualche mese fa, la stessa Amministrazione della storica cittadina umbra tentò di imporre una censura preventiva nella biblioteca civica sui libri in cui si affrontavano le “questioni di genere”!

Quindi, così come sostiene Angelo Orsi, attraverso le pagine de “Il Manifesto” del 25 aprile, “Il problema va ben al di là dei piccoli uomini e delle piccole donne che amministrano Todi (con la collaborazione di Casa Pound…” e aggiunge, “Il problema è la totale disgregazione del senso civico del paese Italia”.

Un paese nel quale, a mio avviso, manca una salda (comune e diffusa) memoria storica e nel quale, per giunta, sono sempre troppi – tra quelli che dovrebbero avvertire l’onore e l’onere di mantenere vivi i valori dell’antifascismo e della Resistenza – coloro che danno la sensazione di voler, più o meno consapevolmente, abdicare al loro compito.

Renato Fioretti

Esperto Diritti del Lavoro. Collaboratore redazionale del periodico cartaceo Lavoro e salute

28/4/2018

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