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    Blog, Politiche di Rifondazione — Maggio 12, 2015 6:44 pm

    Interpretare la realtà e camminarci dentro, per cambiare lo stato di cose presenti che debilitando gli spazi di democrazia sostanziale e partecipativa abbattono le fondamenta della civiltà sociale e politica. Il documento approvato dalla direzione di Rifondazione Comunista .

    IL TEMPO E’ ORA!

    Pubblicato da franco.cilenti

    Il tempo è ora!

    Nel corso degli ultimi mesi sono venute maturando in Italia le condizioni per dar vita ad un processo di costruzione di un soggetto politico unitario della sinistra antiliberista. Si tratta di un fatto molto positivo che ha avuto negli ultimi giorni una decisa accelerazione e che pone concretamente dinnanzi a noi la possibilità oltre che la necessità di dar vita ad un processo costituente della sinistra. Da molto tempo Rifondazione Comunista lavora per dar vita a questo processo costituente, per costruire una Syriza italiana, e ritiene quindi assolutamente necessario operare oggi per la sua realizzazione. Se non ora quando?

    Gli elementi che maggiormente hanno costruito le condizioni dell’avviarsi di questo processo sono due.

    In primo luogo la vittoria di Syriza in Grecia – accompagnata dall’emergere di Podemos in Spagna – ha reso evidente a livello di massa la presenza di una posizione antiliberista a livello europeo contro le due posizioni liberiste egemoni: quella tecnocratica e quella razzista e nazionalista. La vittoria di Syriza non solo ha aperto una speranza per vasti strati popolari ma ha inciso positivamente anche sul dibattito interno alla sinistra, diventando il punto di riferimento principale per la maggioranza di coloro che si oppongono alle politiche neoliberiste.

    In secondo luogo le politiche del governo Renzi che nel loro carattere palesemente di destra hanno allargato contraddizioni già presenti fino a farle esplodere. In primo luogo l’attacco ai diritti sociali ha determinato una forte critica da parte dei settori sociali interessati e ha portato alla rottura dell’esecutivo con la maggioranza delle organizzazioni sindacali. Pur non avendo, quest’ultime, intrapreso una coerente azione di mobilitazione e di lotta, questo fatto rappresenta un punto rilevantissimo e di grande novità. Dal JOBS Act alla “riforma” della scuola, la rottura è stata palese e foriera di ulteriori positivi sviluppi. La fine del collateralismo tra Cgil e PD è un fatto nuovo che parla di un inedito spazio politico. In secondo luogo la rottura dell’esecutivo con ampi settori democratici sul terreno delle riforme costituzionali e della legge elettorale. Per la prima volta risulta chiaro che il PD di Renzi sta destrutturando il sistema democratico e viene quindi a cadere l’ultimo presupposto fondativo del bipolarismo italiano. La stessa scelta di una legge elettorale ipermaggioritaria basata sui partiti e non sulle coalizioni elimina ogni spazio di ambiguità nei rapporti tra la sinistra e il PD: o si sta con Renzi o ci si pone in alternativa a Renzi.

    In questo contesto si sono aperte significative contraddizioni all’interno del PD che oltre ad un processo di disaffezione e di allontanamento a livello di base, hanno dato luogo ad un positivo protagonismo anche di parti del gruppo dirigente nazionale che hanno rotto e stanno rompendo con il PD.

    Parallelamente SEL, pur con contraddizioni politiche non risolte in merito al superamento chiaro delle illusioni sul centro sinistra, si colloca oggi sulla strada di costruire un soggetto unico della sinistra nella realtà del paese.

    Si tratta quindi di cogliere la decisiva occasione di coniugare le contraddizioni aperte dal governo Renzi con la disponibilità politica a costruire una sinistra antiliberista che sappia costruire una positiva sinergia con la “Coalizione sociale” proposta da Landini, che auspichiamo possa svilupparsi, contribuendo al superamento della passività sociale che ha caratterizzato fortemente questi ultimi anni.

    In questo quadro importante è il passaggio delle elezioni regionali che vedono in ogni regione la presenza di liste unitarie collocate chiaramente in alternativa al centro sinistra. Rifondazione Comunista ha lavorato a fondo per realizzare queste liste, riuscendo a determinare in alcune realtà schieramenti alternativi ampi. Dobbiamo quindi operare affinché in tutte le elezioni regionali cominci ad emergere chiaramente un progetto politico di sinistra alternativo a quello renziano.

    In questo contesto decisiva è la presenza e il ruolo che ha giocato e che deve continuare a giocare l’Altra Europa. Dopo aver dato vita alla lista unitaria per le elezioni europee, l’Altra Europa è – da un lato – l’unico soggetto unitario, costitutivamente plurale, in campo. Inoltre, la dichiarata volontà de l’Altra Europa di essere un soggetto politico che opera con l’unica finalità di dar vita ad un processo di aggregazione più ampio, ne ha definito un ruolo centrale in tutti i processi di dialogo ed iniziativa posti in essere in questi mesi. Riteniamo quindi assai importante il ruolo politico dell’Altra Europa al fine di dar vita ad un processo costituente che non abbia caratteristiche pattizie ma che ponga esplicitamente il tema di un nuovo inizio.

    Rifondazione Comunista ritiene quindi necessario operare immediatamente per costruire il percorso politico unitario, intrecciandolo alla costruzione del conflitto sociale a partire dalla questione del lavoro, della scuola, del reddito minimo, al fine di arrivare prima dell’estate alla partenza del processo costituente della sinistra antiliberista.

    La proposta politica che noi avanziamo è quella esplicitata in modo chiaro nel documento dell’ultimo congresso tenutosi a Perugia nel dicembre 2013 e che qui riportiamo integralmente:

    “Come abbiamo detto più volte Rifondazione Comunista è necessaria ma non sufficiente e per questo  proponiamo di avviare un processo fondativo di un soggetto politico unitario della sinistra di alternativa. Riteniamo, infatti, che le frammentazioni e la divisione della sinistra italiana siano l’esito della radicale  sconfitta sociale e politica degli ultimi decenni, ma anche dei nostri errori e limiti soggettivi. Nell’avanzare  questa proposta siamo perfettamente consapevoli che i tentativi di riaggregazione che in questi anni  abbiamo insistito a promuovere sono stati viziati da limiti soggettivi relativi alla natura stessa dei processi  unitari messi in campo. Non si può costruire l’unità a partire da accordi di vertice fra organizzazioni ed  aggregazioni che nel corso del tempo si sono divise, senza percorsi reali di condivisione democratica e  partecipata di contenuti e priorità. Non si può costruire l’unità solo sulla base delle scadenze elettorali e  meno ancora con l’unico obiettivo di superare quorum e sbarramenti con liste improvvisate ed espressione di  equilibri incomprensibili ai più. Non si può costruire l’unità sulla base di pregiudiziali ideologiche od  organizzative tese a pretendere scioglimenti, abiure ed ulteriori divisioni nelle già troppe organizzazioni  esistenti. Non si può separare il processo di unificazione e aggregazione politica dai processi di costruzione  e internità al conflitto sociale. L’unità politica è strettamente connessa alla costruzione di un movimento  unitario contro il liberismo e l’attacco alla democrazia, di cui la manifestazione del 12 è il primo passo.  Riteniamo pertanto che sia necessario fare un salto di qualità che non ripeta gli errori del passato. Per questi  motivi il Prc propone alcune idee che ritiene utili per poter determinare il salto di qualità che tutte e tutti  sentono necessario, anche sulla base di quanto accade nel resto d’Europa, con le positive esperienze di aggregazione di Syriza, del Front de Gauche, di Izquierda Unida.

    1. 1.       È necessario avviare un processo fondativo di un soggetto politico unitario della sinistra sulla base della  costruzione di una piattaforma antiliberista che delinei l’uscita a sinistra dalla crisi, che si connoti per  l’autonomia e l’alterità rispetto al centrosinistra e al Partito Democratico, per il riferimento in Europa al Partito della Sinistra Europea e al Gue, per l’esplicito collegamento con le battaglie della Fiom, della sinistra della  CGIL, del sindacalismo di base e dei movimenti di trasformazione. 
    2. 2.       È importante che tale soggetto assuma come centrale una piattaforma per la ricostruzione della sovranità  popolare e la rifondazione democratica di ogni ambito della vita sociale e politica a partire dalla difesa e  dall’attuazione della Costituzione. Dalla democrazia nei luoghi di lavoro, allo sviluppo della democrazia  partecipativa e diretta, alla ripresa di un’iniziativa costante per il sistema proporzionale sul terreno della  democrazia rappresentativa.
    3. 3.       È indispensabile che il processo di costruzione di tale soggetto, non avvenga in modo verticista e pattizio,  ma attraverso il coinvolgimento democratico e partecipato di tutte le persone concordi con gli obiettivi unitari,  sulla base del principio “una testa, un voto”; che il soggetto unitario abbia piena titolarità sulla  rappresentanza elettorale; che le forze organizzate, locali e nazionali, che scelgano di attivarsi per il  processo unitario senza sciogliersi, s’impegnino a non esercitare vincoli di mandato ed a garantire la libera  scelta individuale nell’adesione al nuovo soggetto politico da parte dei propri iscritti e iscritte. “

    L’unità tra le forze politiche della sinistra è quindi una condizione necessaria al fine di dar vita ad un processo costituente, nella chiarezza che l’obiettivo da raggiungere è la fondazione di un nuovo soggetto politico – non la federazione o l’allargamento dei soggetti attuali – e il suo intreccio con i movimenti sociali.  Unità finalizzata a dar vita ad un nuovo spazio pubblico della sinistra, che veda tutti i soggetti individuali e collettivi coinvolti con pari dignità in un processo democratico e partecipato.

    A tal riguardo è decisiva la relazione tra democrazia, partecipazione e pluralismo del soggetto stesso a cui vogliamo dar vita. Le caratteristiche che noi riteniamo necessarie al fine di costruire una sinistra di popolo  sono la piena democraticità del nuovo soggetto politico e il rispetto e la valorizzazione della pluralità delle culture e delle appartenenze che necessariamente lo caratterizzeranno. Non si tratta quindi di dar vita all’ennesimo partito della sinistra che sarebbe destinato a ripercorrere inevitabilmente le divisioni e i processi di abbandono silenzioso a cui abbiamo già assistito troppe volte, ma si tratta di costruire un soggetto unitario e plurale che oltre a praticare la critica dell’economia politica sia in grado di misurarsi con la critica della politica. L’unità deve essere finalizzata all’innovazione e alla definizione processuale di forme organizzative che sappiano valorizzare le differenze invece di irrigidirle.

    Documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC 10/5/2015

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