Il voto a Potere al popolo è un voto per un programma coerentemente antiliberista, ambientalista e pacifista, di rottura con i trattati europei e di attuazione della Costituzione nata dalla Resistenza.

Massimo impegno nella campagna elettorale per Potere al popolo e per il rilancio del Prc

La direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista riunita il 25 febbraio 2018 impegna tutto il partito nel massimo sforzo per il successo della lista Potere al popolo nelle prossime elezioni politiche del 4 marzo e in quelle regionali delle liste Sinistra per la Lombardia e Potere al popolo in Lazio.

Un impegno che dovrà andare avanti anche dopo le elezioni parallelamente al lavoro politico e organizzativo per il rilancio di Rifondazione Comunista.

L’agenda della campagna elettorale è stata dettata dalle forze di destra. Il dibattito sui media è interamente monopolizzato da forze diversamente liberiste che accettano i trattati europei. L’opposizione antisistema sarebbe rappresentata da formazioni di destra che fanno dei migranti il capro espiatorio per tutti i disagi del paese e propagandano apertamente xenofobia e razzismo e dal M5S che sempre più contraddice la sua immagine di rottura rassicurando i poteri economici e finanziari e facendo campagne vergognose come quella “sbarchi zero”. Questa dialettica tra liberisti allude anche al futuro governo del paese che – data la legge elettorale fortemente voluta dal PD – determinerà una situazione favorevole alla costruzione di un governo di unità nazionale in cui “moderati”, “responsabili”, “europeisti” si ritroveranno insieme per una nuova stagione di “riforme” antipopolari. Nel corso della campagna si è confermato che LeU non ha il profilo di una sinistra radicale e antiliberista sia nei programmi e sia rispetto alla relazione col PD e le aperture sulla possibilità di un “governo del presidente” non danno garanzie di quale uso sarà fatto del voto che riceverà da una parte dell’elettorato di sinistra. L’alleanza col PD alla Regione Lazio segnala inequivocabilmente il carattere di centrosinistra di LeU. E’ proprio questa ambiguità di collocazione politica che ha condizionato e determinato la crisi del percorso del Brancaccio e impedito lo sviluppo di una proposta autonoma e unitaria che facesse riferimento al GUE/NGL e alla Sinistra Europea. Il gruppo dirigente di LeU ingloba esponenti rilevanti della stagione social-liberista in Italia e in Europa, responsabili del Pareggio di Bilancio in Costituzione così come delle riforme Fornero e della pessima scuola di Renzi. Non a caso tutti i parlamentari europei che fanno riferimento a LeU sono collocati nel gruppo socialista.

In questo contesto abbiamo assistito ad un vergognoso oscuramento mediatico della lista Potere al popolo. Questo oscuramento lungi dall’essere un incidente di percorso costituisce una precisa scelta politica dei media di regime: la scelta di cancellare la sinistra di classe dalla dialettica politica e culturale del paese al fine di ricostruire un nuovo bipolarismo tra forze liberiste e destra fascio-razzista. La folle e pericolosissima scommessa delle forze liberiste è quella – per questa via – di riuscire ad avere una maggioranza che nel suo carattere variegato sia comunque in condizioni di applicare le politiche decise in sede europea. L’unica sinistra deve essere quella che rientra nell’orbita del centrosinistra.

L’oscuramento di Potere al popolo e lo sdoganamento delle formazioni fasciste è quindi una scelta scientemente compiuta dal blocco dominante al fine di determinare il quadro politico più favorevole alla perpetuazione delle politiche liberiste. Come apprendisti stregoni si scelgono l’opposizione più funzionale a non far emergere il conflitto di classe e un’alternativa alle politiche economiche e al modello sociale che ha prodotto impoverimento e precarizzazione.

La lotta contro il liberismo che ha caratterizzato la nostra azione di questi anni ha sempre incorporato anche la lotta contro la risorgente ideologia fascista che propagandando ed organizzando la guerra tra i poveri si caratterizza come un barbarico strumento funzionale alla divisione delle classi popolari e quindi per la perpetuazione delle politiche liberiste. E’ da lungo tempo che lanciamo l’allarme e chiediamo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste.

Se il contesto generale in cui ci muoviamo registra quindi un deciso spostamento a destra dell’asse politico culturale del paese, è da addebitarsi anche al fatto che il nostro è l’unico paese dell’Europa occidentale in cui un’alternativa di sinistra radicale non è presente da tempo sul piano della rappresentanza e della rappresentazione mediatica.

Risponde a questa esigenza la scelta di dare vita a Potere al Popolo.

Nonostante le immense difficoltà dobbiamo registrare tre fatti assolutamente positivi.

A chi ci ha ripetuto mille volte che lo scioglimento di Rifondazione Comunista sarebbe la condizione per ricostruire la sinistra possiamo con orgoglio rispondere che senza la nostra organizzazione e la tenacia delle sue e dei suoi militanti non ci sarebbe oggi una lista della sinistra alternativa presente su tutto il territorio nazionale. Rifondazione Comunista è stata decisiva per la possibilità di presentare le liste di Potere al popolo e per la costruzione di una campagna elettorale dal basso sui temi fondamentali del lavoro, della giustizia sociale e della difesa dei beni comuni. La struttura organizzativa, il tessuto militante e la cultura politica di Rifondazione Comunista si sono confermati, pur con tutti i nostri limiti, come strumento fondamentale per la costruzione di una proposta politica antiliberista e anticapitalista nel paese.

In secondo luogo il processo di costruzione della lista di Potere al Popolo e successivamente la campagna elettorale, pur nella sua brevità, ha visto un significativo allargamento del tessuto militante impegnato nella lotta politica. Si tratta di un allargamento non solo quantitativo ma qualitativo perché ha coinvolto in modo significativo giovani alla prima esperienza politica e perché ha permesso un primo lavoro comune tra militanti di diverse organizzazioni e formatisi in diversi percorsi di conflitto e mutualismo. La stessa manifestazione di Macerata, sia per il percorso che ha permesso la sua convocazione che nel suo dispiegarsi concretamente, ne è testimonianza viva. La nostra positiva risposta alla proposta lanciata a novembre dalle compagne e dai compagni dell’Ex Opg Occupato–Je so pazzo ha consentito di aprire un processo che ha suscitato energia e entusiasmo.

La costruzione di un ampio schieramento, di un polo della sinistra antiliberista e anticapitalista unitario e plurale fondato sulla partecipazione diretta e il coinvolgimento anche di chi non è iscritto a partiti e realtà organizzate, è parte integrante del progetto di Potere al popolo.

Potere al popolo si sta già materialmente costituendo non solo come lista, ma anche come concreta possibilità di costruire uno spazio politico a partire dalla connessione di energie militanti che troppo spesso agivano in maniera disgregata e di diverse forme del fare politica oggi, a partire dall’unità delle lotte, dei movimenti, dei centri sociali, delle pratiche mutualistiche e dei partiti: trasformando tante resistenze al dominio neoliberista in un progetto. Rifondazione Comunista ha proposto, come abbiamo sempre fatto, fin dall’inizio che non si trattasse di un “cartello” elettorale ma di un processo in cui si decideva dal basso e questa impostazione è diventata un tratto distintivo del progetto.

Questi positivi elementi che abbiamo verificato nel corso della campagna elettorale, realizzando al meglio le premesse insite nella nascita della lista, non devono andare dispersi dopo il voto e costituiscono il terreno su cui lavorare portando avanti l’impegno contenuto nel “manifesto” della lista di costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni”: “Noi vogliamo unire la sinistra reale, quella invisibile ai media, che vive nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”.

La “confluenza” che ha dato vita alla lista rappresenta un patrimonio che può dare i suoi frutti se dal giorno dopo le elezioni Potere al popolo diventa un motore di lotte, campagne, vertenze, mutualismo, autorganizzazione, opposizione sociale e politica.

Il moltiplicarsi degli appelli collettivi e delle singole adesioni di dirigenti, delegati e militanti di base di CGIL, USB, sindacati di base a Potere al Popolo esprime la necessità di un progetto politico, al di fuori e in alternativa al tradizionale schieramento di centrosinistra, che sia al servizio delle lotte reali di lavoratrici e lavoratori. Il progetto di Potere al popolo per noi va sviluppato proprio per dare più forza a chi, quotidianamente, fa le lotte e connettere al di là delle sigle i settori sindacali più combattivi.

Per questo riteniamo necessario che il passaggio elettorale del 4 marzo sia assunto come una tappa per rilanciare con forza il progetto politico e sociale di una sinistra radicale, popolare, antiliberista e anticapitalista alternativa rispetto a tutti i poli esistenti.

L’esperienza di Potere al Popolo deve proseguire il proprio percorso dopo le elezioni, anche superando i limiti che si sono rilevati in questa campagna elettorale, come processo ampio, democratico e plurale che a partire da coloro che sono stati protagonisti sui territori della campagna elettorale, aggreghi il complesso delle forze antiliberiste e anticapitaliste presenti nel paese in un processo unitario di costruzione di un polo politico-sociale. Un processo di aggregazione basato sulla partecipazione diretta di chi aderisce, che si definisca a partire dai punti fondamentali su cui abbiamo svolto la campagna elettorale e che sia costitutivamente plurale e democratico e quindi rispettoso delle diverse appartenenze politiche, sociali e culturali. In questo progetto e su queste basi, è possibile inoltre coinvolgere altre forze, soggettività della sinistra a partire dall’Altra Europa e dalle liste e esperienze locali che non hanno preso parte direttamente a Potere al Popolo, ma che sono interessate alla costruzione di un’alternativa ai poli esistenti e ad una prospettiva comune anche in chiave europea. Dentro il processo pur rapidissimo di Potere al popolo abbiamo dimostrato che su una base politico-programmatica chiara e con metodo democratico è possibile unire le forze della sinistra, le stesse formazioni comuniste con esperienze di lotta, conflitto, mutualismo.

Anche questa esperienza ha riconfermato il valore di una soggettività comunista radicale ma non settaria che si pone il tema del partito sociale e della internità ai movimenti. Ne deriva l’impegno a insistere nel lavoro di rafforzamento del Partito della Rifondazione Comunista sul piano politico e formativo come su quello finanziario e organizzativo anche incoraggiati dal risultato del 2×1000. Il progetto politico della rifondazione comunista vive all’interno della concretezza delle lotte e della costruzione di un’ampio schieramento sociale e politico, di un polo della sinistra antiliberista e anticapitalista.

La Direzione Nazionale del PRC-SE invita tutte le compagne e i compagni al massimo impegno nella fase finale della campagna elettorale per le elezioni regionali e politiche.

Il voto a Potere al popolo è un voto per un programma coerentemente antiliberista, ambientalista e pacifista, di rottura con i trattati europei e di attuazione della Costituzione nata dalla Resistenza.

Le nostre parole d’ordine – piano per il lavoro, riduzione dell’orario di lavoro, abolizione della legge Fornero, del Jobs Act, della “Buona scuola” e delle altre cattive riforme che l’hanno preceduta, ripubblicizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici, introduzione del reddito minimo garantito, ripudio della guerra e drastica riduzione delle spese militari, difesa della sanità e della scuola pubblica, stop al consumo di suolo e alle grandi opere inutili, rifiuto di tutte le discriminazioni, ecc. – corrispondono agli interessi della maggioranza delle cittadine e dei cittadini del nostro paese e rappresentano un’alternativa alla barbarie e alla crescita delle disuguaglianze.

25/2/2018 www.rifondazione.it

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