Ilaria, Lucia, Patrizia e le altre: le parole contro la malapolizia

Ilaria, Lucia, Patrizia e le altre: le parole contro la malapolizia

Dopo il caos mediatico e il fuoco incrociato di stampa mainstream e politicanti di destra su Ilaria Cucchi, è stato il Tg3 a fare l’ultimo scoop, intervistando Anna Carino, la ex moglie del carabiniere Raffaele D’Alessandro, indagato per la morte di Stefano Cucchi nella seconda inchiesta aperta dalla procura di Roma sul caso: «Quello che lui mi ha raccontato – ha detto la donna parlando del carabiniere – è che loro quella sera gliene hanno date tante, questo il termine che ha usato». D’Alessandro ne parlava «quasi vantandosene, divertito, forse si sentiva intoccabile» dice la signora Carino che adesso è pronta anche a testimoniare «perché quella famiglia deve avere giustizia» e perché «ho incontrato Ilaria e le ho chiesto scusa per non aver parlato prima».
Un altro tassello pesante, dunque, si aggiunge al mosaico accusatorio che vede, dopo sei anni abbondanti, gli agenti che arrestarono Stefano come indagati, tra nuove perizie e tante testimonianze rimaste inedite.
Testimonianze di solidarietà sono arrivate domenica anche dai tifosi della Roma, che allo stadio di Verona hanno intonato cori ed esibito uno striscione con scritto «Con Ilaria per Stefano».
Vicinanza è stata espressa anche da Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi: «A suo tempo non ho pubblicato le foto degli agenti, ma con l’esperienza di oggi lo avrei fatto anche io».
Chi invece lo ha proprio fatto è stata Lucia Uva, sorella di Giuseppe, che pure ha pubblicato su Facebook le foto di un poliziotto sotto processo per la morte di suo fratello: l’uomo, Francesco Tedesco, «la notte del 14/6/2008 era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe. Ha un profilo di Facebook, io che colpa ne ho se come Ilaria Cucchi voglio farmi del male per vedere in faccia chi ha passato gli ultimi attimi di vita di mio fratello? Questo soggetto a Giuseppe lo conosceva molto bene… Mettetevi bene in testa noi vittime dello Stato vogliamo solo la verità e non ci fermeremo fin quando i colpevoli non verranno tutti fuori».
«Il fatto di non concentrarsi su temi complessi ma di focalizzarsi tanto su questi episodi, sfalsa la realtà e deforma la vista – questo il commento del senatore del Pd Luigi Manconi, intervistato dal portale Articolo 21 –. Prendiamo il caso di Lucia Uva: quasi certamente non verrà soddisfatto il suo bisogno di giustizia dal momento che sono prescritti tutti i reati. Ha affrontato una situazione disperata praticamente da sola, in una città come Varese che le è stata sempre ostile. Noi abbiamo fatto iniziative a Varese cui venivano solo 30 persone. Posso dirle come si è comportata l’informazione in quella situazione: il giornale locale, dopo avermelo chiesto, non ha pubblicato un articolo in cui spiegavo questa problematica alla città. Solo adesso la cittadinanza mostra finalmente solidarietà a Lucia. Rispetto a queste tragedie, ripeto, noi invece siamo qui a discettare sullo stile di Ilaria Cucchi. Come vi permettete mi viene da dire?».
La risposta a tutto questo da parte degli agenti coinvolti è una sfilza di denunce fatte o promesse, con tanto di giustificazione teorica fornita ora dal Corriere della Sera (l’articolo di Aldo Cazzullo che ha paragonato il gesto di Ilaria Cucchi alle schedature degli Anni di Piombo) ora da Repubblica (Carlo Bonini ha paragonato la pubblicazione delle foto alla stessa morte di Stefano).
Da citare infine il Tweet del fumettista Zerocalcare, che ha riassunto così i termini della polemica: «Fammi prende appunti: foto di barbone che piscia pe strada sì, perché è degrado. Foto guardia che t’ammazza il fratello no, perché è galateo».

Mario Di Vito

7/1/2016 www.contropiano.org

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