Immigrazioni ai tempi del Coronavirus

L’improvviso irrompere sulla scena mondiale del Covid-19, a partire dalla Cina, successivamente in Corea del Sud, Iran, Italia per estendersi a tutti i continenti, ha comprensibilmente concentrato l’attenzione su questa terribile pandemia che riguarda ognuno di noi, modificando la nostra vita quotidiana, diffondendo preoccupazioni e paure, creando difficoltà oggettive sotto il profilo della tutela salute collettiva, delle conseguenze economiche e della coesione sociale.

Questa drammatica realtà, che è senz’altro la più grave dopo quella della Seconda Guerra Mondiale, è diventata quindi l’indubbia primaria questione di cui i mezzi di comunicazione, l‘opinione pubblica e la gente, si interessano e sulla quale si interrogano.

Di conseguenza, altre argomenti di pubblico interesse passano necessariamente in secondo piano. Tra queste, quella dell’immigrazione che, come noto, è invece stata per molto tempo ampiamente trattata nel nostro paese, sia nelle priorità dell’agenda politica sia nella popolazione, dove abbiamo visto la fazione dei “contrari”, o “apocalittici”, contrapporsi aspramente ai “favorevoli”, o “irenici” (cfr. XXV Rapporto ISMU).

Tuttavia, ci preme sottolineare che l’immigrazione può aver perso di importanza relativa, ma non certo di importanza oggettiva, in quanto i problemi che la riguardano sono tuttora rilevanti. Anzi, c’è ragione di ritenere che essi lo siano diventati ancora di più, proprio a causa dello stesso Coronavirus, che, direttamente o indirettamente, ha un impatto su molti aspetti della presenza e dei flussi dei migranti. Basti pensare a quelli che saranno gli effetti del Covid-19 su:

  • la salute degli immigrati, a quanti di loro sono contagiati, malati o defunti
  • la situazione di oltre mezzo milione di persone che si trovano in stato di irregolarità, precarietà lavorativa e disoccupazione
  • l’apporto degli immigrati in molti settori dell’economia italiana, in particolare quello agricolo
  • l’incerto destino dei richiedenti asilo
  • i bambini privi di assistenza
  • la convivenza in spazi abitativi angusti e spesso non salubri
  • l’insegnamento a distanza che si sta sperimentando nelle scuole e nelle università, che può risultare di più difficile accesso per gli allievi di origine immigrata che non sempre hanno a disposizione un computer
  • la quantità di rimesse che potranno essere inviate nei paesi di partenza.

Si tratta di questioni che richiedono risposte precise e urgenti. Coerentemente con la sua missione, Fondazione ISMU si impegna nel contribuire a mantenere una vigile attenzione a questi aspetti, cercando di mettere in luce i problemi, raccogliere e analizzare dati, al fine di elaborare suggerimenti e proposte. A tale scopo, si è ritenuto anche di predisporre una rassegna stampa costantemente aggiornata su queste tematiche.

Vincenzo Cesareo Segretario Generale ISMU (Fondazione Iniziative e Studi sulla Multietnicità)

22/10/2020 https://www.ismu.org

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