In Italia si sta verificando un aumento anomalo delle pubertà precoci

La pubertà precoce, ovvero l’inizio della maturazione sessuale prima degli otto anni nelle bambine e prima dei nove anni nei bambini, è un fenomeno in pericoloso aumento in Italia. È quanto emerge dallo studio che ha coinvolto i centri di Endocrinologia pediatrica di svariate strutture ospedaliere italiane, coordinato dall’Ospedale Bambino Gesù. I casi di pubertà precoce registrati tra marzo e settembre 2020 sono aumentati del 122 percento rispetto al 2019: con 338 casi registrati nel 2020, contro i 152 dell’anno precedente. Nello studio viene specificato come ad essere state colpite da tale fenomeno, tra l’altro annoverato come malattia rara, siano state perlopiù bambine sotto i sette anni. Le cause non sono del tutto chiare, certo è che esistono motivi anche facilmente intuibili, come l’insieme di fattori che caratterizzano un periodo come quello pandemico e tutte le conseguenze che esso ha ed ha avuto.

Simultaneamente alla pandemia, si sono intensificati i casi di pubertà precoce a rapida evoluzione, ovvero quelli che richiedono una specifica terapia farmacologica. Sono 135 le bambine che ne soffrono, su 328 bambine osservate durante il 2020. Quando nel 2019, ce ne erano 37, su 140. Questo vuol dire che le bambine con pubertà precoce a rapida evoluzione sono andate dal 26% di incremento nel 2019 al 41% nel 2020. Il diffondersi di tale disturbo sembra sia collegato a un aumento significativo dell’uso di dispositivi elettronici nello stesso periodo di tempo. Ma dallo studio emerge che già prima della pandemia le bambine a cui è stata diagnosticata la pubertà precoce a rapida evoluzione, utilizzavano maggiormente smartphone, computer e tablet. Oltre all’uso prettamente ludico o sociale, tablet, pc e smartphone sono stati essenziali per fini scolastici (come l’introduzione della Dad) e lavorativi. Durante la quarantena, i più giovani hanno dovuto rinunciare all’attività fisica praticata con la conseguenza di uno stile di vita più sedentario e un attaccamento maggiore allo “svago” regalato dai dispositivi elettronici.

Il non potere uscire di casa causa un generale malessere psicologico, con l’aumento dei sintomi connessi alla depressione e la sensazione di una vita poco soddisfacente. Inoltre, è stato riscontrato un importante cambiamento delle abitudini alimentari, come un senso di fame maggiore che però non ha forzatamente portato a un preoccupante consumo del cosiddetto “cibo spazzatura”. L’indagine svolta da esperti e ricercatori coinvolti nello studio e che prende in considerazione le testimonianze di svariate famiglie italiane, attesta quanto il comportamento dei più giovani sia cambiato (nel 59% dei casi) e anche come ci sia stata una crescita dei sintomi che caratterizzano lo stress (63% dei casi). Ed è proprio quest’ultimo a giocare un ruolo fondamentale nel sopraggiungere di determinate problematiche: per quanto ancora difficile dimostrarne scientificamente il legame, il lockdown come evento altamente stressante può avere contribuito in maniera significativa allo sviluppo prematuro in pazienti predisposti.

Nonostante non siano ancora del tutto noti i meccanismi alla base della pubertà precoce, è dimostrato come l’ormone responsabile, ovvero l’ormone ipotalamico, risenta della diversa regolazione dei neurotrasmettitori cerebrali, connessa sempre a fattori stressanti. Senza parlare del disturbi post-traumatici da stress, come dimostra un recente lavoro dell’Unità di Neuropsichiatria Infantile del Bambino Gesù: il 30 percento dei bambini con pubertà precoce hanno avuto disturbi da stress post-traumatico a causa della quarantena o dell’isolamento sociale. Per quanto queste siano ancora ipotesi, non sarebbe una sorpresa la correlazione tra lo sviluppo puberale così precoce e un periodo tanto unico nel suo genere come quello dettato dalla pandemia. Ci sono molti studi scientifici intenti a dimostrare l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale di bambini e adolescenti, che attestano uno spaventoso aumento di ansie e depressione, maggiore facilità nello sviluppare comportamenti additivi e senso di paura, di disagio che portano a reagire con maggiore aggressività verso il mondo e verso se stessi. Eppure, la sanità italiana sembra ancora dare poca importanza al benessere psicologico trovandosi spesso impreparata ad affrontare le tante conseguenze di un momento storico tanto sconvolgente.

Francesca Naima

17/2/2022 https://www.lindipendente.online

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