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Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione — novembre 9, 2017 8:16 am

Il governo conferma l’ulteriore aumento dell’età pensionabile, per l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori l’età della pensione si allontana ancora. Ma oltre a questo, è tutta la controriforma Fornero che va abrogata, perché socialmente insostenibile. Basterebbero gli ultimi dati Istat sugli occupati a certificarlo: da gennaio 2015 ad oggi sono aumentati di 1 milione gli occupati ultracinquantenni, mentre sono diminuiti quelli nelle età centrali della vita lavorativa e si generalizzano i contratti precari. E’ in corso in sostanza un processo micidiale, che vede gli adulti/anziani inchiodati al lavoro, mentre i giovani sono costretti a lavori iper precari oppure a lasciare il paese

In pensione sempre più tardi. Governo e Cgil Cisl Uil ciurlano nel manico

Pubblicato da franco.cilenti

Sull’innalzamento automatico dell’età pensionabile Governo ha messo sul tavolo le briciole confermando che il meccanismo che lega l’uscita dal lavoro all’aspettativa di vita non è in discussione. Eppure proprio sulle aspettative di vita occorrerebbe aprire la discussione alla luce dei dati “farlocchi” su cui si continuano a fare previsioni smentite dai fatti ed a ripetere dogmaticamente tesi discutibili ma ormai assunte come “indiscutibili”. E’ evidente come su questo sia indispensabile una operazione verità.

L’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita infatti non è automatico ma viene codificato da un decreto ministeriale, quindi c’è una responsabilità governativa che si nasconde dietro l’ineluttabilità della norma.
L’aspettativa di vita ai fini pensionistici si calcola ogni tre anni, dal 2019 si calcolerà ogni due anni, non consente di tornare indietro. Tanto è vero che nel triennio in questione vale a dire 2014-2016 si è avuta una riduzione della speranza di vita nel 2015, poi una vera e propria “botta di vita ” ha riportato in positivo il calcolo. Qualche dubbio sul calcolo è sicuramente consentito visto come l’Istat ha erroneamente calcolato il pil più volte.

La proposta del governo riguarderebbe l’estensione delle categorie di lavori ritenuti gravosi. Si parte da quelli definiti dall’Ape sociale (già sull’orlo del fallimento visto che il due domande su tre sono state respinte), ai quali si aggiungono quattro categorie di lavoratori: agricoli, siderurgici, marittimi e pescatori. Si tratta del 10-15% dei lavoratori che andranno in pensione dal 2019, circa 15-20mila persone che svolgono lavori faticosi ed ai quali non si applicherebbe l’automatismo dell’aspettativa di vita (dal 2019 si andrà in pensione 5 mesi più tardi).

Per andare in pensione, però, i lavoratori delle categorie indicate dovranno avere minimo 36 anni di contributi versati e aver svolto lavori gravosi per almeno 6 anni negli ultimi sette lavorati, un dettaglio che metterebbe di fatto fuori gioco molti lavoratori agricoli e marittimi.

Ma anche su questa relativa possibilità già si mettono di traverso la Banca d’Italia, nel suo ruolo di terminale “nazionale” della Bce, e la Corte dei Conti. “E’ importante non tornare indietro”, ha affermato il vicedirettore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, durante una audizione sulla Legge di Stabilità. La “priorità assoluta è quella di mantenere, preservare e difendere l’equilibrio ottenuto con le riforme pensionistiche del passato” poiché “nel lungo periodo – ha tenuto a precisare – la sostenibilità delle finanze pubbliche poggia in larga misura sulle riforme pensionistiche introdotte in passato, che assicurano una dinamica della spesa gestibile nonostante l’invecchiamento della popolazione”. Alla posizione intransigente della Banca d’Italia/Bce si è allineato anche il presidente della Corte dei Conti, Arturo Martucci di Scarfizzi, il quale ritiene necessario garantire “gli equilibri di fondo della finanza pubblica”.

Infine ci si è messo anche l’ufficio parlamentare di bilancio che ricorda come il quadro preveda “una crescita della spesa pensionistica nei prossimi anni” e dunque, ha detto il presidente Giuseppe Pisauro, “da un punto di vista di tendenze di lungo periodo si possono fare tutti gli interventi che si vogliono ma bisogna trovare le risorse sostitutive”.

Sulla questione dell’età pensionabile governo e sindacati si sono riconvocati per giovedì alle 10 e nuovamente nella mattinata di lunedì. Nel pomeriggio ci sarà l’incontro ufficiale tra Gentiloni e i leader delle tre confederazioni Camusso, Furlan e Barbagallo. All’orizzonte si staglia l’ombra di maggiori agevolazioni per la previdenza integrativa privata come la soluzione possibile. Un regalo ai fondi pensioni (magari gestiti anche dai sindacati) e l’ennesimo atto di de/responsabilizzazione dello Stato nei confronti di chi lavora.

Lo sciopero generale del 10 novembre convocato da Usb, Cobas e Unicobas, su questo ha idee e proposte molto più chiare di Cgil Cisl Uil.

Stefano Porcari

8/11/2017 http://contropiano.org

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Autore: franco.cilenti
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