Inferno a Rosarno

In questa storia è quasi tutto vero…

1.
L’Italia, il cosiddetto “Belpaese”, il paese del sole, del mandolino, del mare, di Napoli e della pizza. Così, almeno, lo vedono i turisti e molti stranieri che vengono in Italia in vacanza, o altri che non ci sono mai venuti, ma che la sognano a distanza. Quello che è peggio è che anche i migranti che vogliono raggiungere l’Italia, spesso, hanno la stessa illusione, che si spezza con la stessa rapidità della schiena e delle braccia non appena cominci a caricare cassette di pomodori e di frutta dieci-quindici ore al giorno. Anch’io ero convinto che in Italia avrei fatto fortuna. Avevo deciso di provare l’Italia per vari motivi. Pensavo che fosse un paese relativamente vicino alla mia Africa, ed ero anche influenzato dagli stereotipi positivi di cui ho detto sopra. Mi piaceva il calcio italiano, la musica, il cinema italiano.È già stato un miracolo che sono arrivato in Italia vivo. Non tutti sono sopravvissuti alla traversata del deserto. Ho dopo saputo che un politico italiano definisce “pacchia” la vita degli immigrati, ma quel parassita non sa che cosa dobbiamo passare per attraversare il deserto. Avevo accumulato tutti i risparmi miei e della mia famiglia e mi ero anche indebitato per poter pagare i trafficanti di uomini che mi avrebbero fatto attraversare il deserto. Purtroppo, non c’è mai abbastanza acqua a bordo dei pick-up che ti dovrebbero far fare la traversata. Dovresti portarla tu, ma non è mai abbastanza, e in ogni caso molti litri d’acqua appesantiscono il mezzo e ne rendono difficile la marcia sulla sabbia.
Quando uno dava i primi segni di disidratazione, i trafficanti lo buttavano giù dal pick-up, e buona notte. Talvolta, eravamo noi stessi a buttare giù i morti che puzzavano o i moribondi che sembravano non farcela più, pur di alleggerire il mezzo, stare più comodi e avere più acqua da distribuire. A volte non eravamo neanche sicuri che quel corpo striminzito fosse vivo o morto. Bum, un rumore sordo del corpo che sbatte per terra vicino al pick-up, attutito dal rumore del motore. Poi non si vede più nulla, il corpo diventa un puntino avvolto in un mare di sabbia. Quando andavo all’università del mio paese, un professore ci aveva fatto leggere il libro di uno scrittore italiano, Primo Levi, Se questo è un uomo. So che io vivo in un’altra epoca, in un altro paese, in un’altra situazione, ma mentre cerco di risparmiare il fiato per non disidratarmi troppo penso che la nullità, l’inferiorità, la nuda vita di quei corpi secchi ricordi un po’ quella che i nazisti europei davano ai prigionieri dei loro campi. Allo stesso tempo però, non ho troppo tempo per pensare a questo. I pensieri cupi non possono occupare troppo tempo e sono pericolosi, devo concentrare le forze per arrivare vivo sino alle rive del Mediterraneo. Dopo di che, si vedrà. Le poche soste dovrebbero essere di riposo, ma invece spesso e volentieri sono di botte. Dopo aver scartato i morti e i moribondi, i trafficanti spesso ci fanno sdraiare per terra e ci picchiano con lunghi bastoni. È per farci stare calmi: anche se sono alla guida del mezzo e hanno un po’ più d’acqua, in quelle condizioni hanno sempre paura che qualcuno si ribelli.

Marco Gabbas

18/5/2023 Primo capitolo di un libro pubblicato a settembre da calibanoeditore.com

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