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    La fonte principale utilizzata per la presente ricerca è l’INAIL ovverosia l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro. Questo breve excursus, al di là dell’aridità dei numeri che li descrivono, evidenziano che troppo spesso i lavoratori sono esposti a rischi che ne mettono a repentaglio la vita stessa solo in conseguenza del mancato rispetto, quasi sempre per motivi economici, delle più elementari norme di sicurezza

    Infortuni e morti sul lavoro. Una ricerca

    Pubblicato da franco.cilenti

    Premessa

    Le principali testate giornalistiche, i vari telegiornali e molti social media hanno, in questi ultimi mesi, dato sempre maggior risalto al tragico fenomeno degli infortuni sul lavoro e, in modo particolare, a quelli che hanno avuto conseguenze mortali. La percezione che abbiamo del verificarsi di questi fenomeni è senz’altro che, ultimamente, ci troviamo di fronte ad un crescente rialzo e che quello che sta accadendo stia assumendo l’aspetto di una vera e propria “strage”. L’unico modo per verificare l’esattezza delle nostre percezioni è quello di ricorrere ai dati ufficiali ed esaminarli anche dal punto di vista della loro evoluzione temporale e da come l’Italia si pone nel contesto dell’Unione Europea.

    Considerata la rilevanza sociale dell’argomento, abbiamo perciò ritenuto importante analizzare nella prima parte della ricerca sia il fenomeno degli infortuni sul lavoro, mortali e non, che quello delle malattie professionali, con esito mortale e non, mentre nella seconda parte abbiamo esteso l’analisi agli Infortuni sul lavoro ai Paesi appartenenti all’Unione Europea, ritenendo interessante farne un confronto tramite un particolare tasso di incidenza standardizzato.

    Si deve comunque tenere presente che i dati relativi agli anni 2020 e 2021 sono distorti, anche pesantemente, dalla diffusione del Covid-19, specie nel 2020 in cui è stato imposto un lungo periodo di “lockdown” e forti limitazioni alla vita sociale e riduzioni delle attività produttive, specie non essenziali, con una notevole estensione del lavoro effettuato in modalità “smart working”, cioè effettuato da remoto. Tutto questo complesso di provvedimenti e accorgimenti ha prodotto da un lato una minore esposizione al rischio di Infortuni (anche se è comparsa la nuova categoria di infortuni da contagio da Covid-19) dall’altro ha determinato dapprima un blocco e poi comunque un rallentamento degli accertamenti sanitari in merito al riconoscimento delle malattie professionali.

    La fonte principale utilizzata per la presente ricerca è l’INAIL ovverosia l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro. Per infortunio sul lavoro si intende ogni lesione originata, in occasione di lavoro, da causa violenta che determini la morte della persona o ne menomi parzialmente o totalmente la capacità lavorativa. I dati presentati o elaborati sono quelli ufficiali pubblicati dall’Istituto. Per gli anni 2015-2020 i dati sono definitivi, mentre per l’anno 2021 i dati sono sempre ufficiali ma ancora soggetti a consolidamento.

    Parte I – Infortuni sul lavoro e malattie professionali in Italia 2015-2021

    Infortuni sul lavoro

    Nella tabella 1 sono riportate le denunce di infortunio presentate all’INAIL.

    Il primo dato che si evidenzia nell’ultimo settennio è quello relativo all’entità del fenomeno che si colloca su valori sempre molto superiori al mezzo milione di denunce ogni anno (tra 637 mila del 2015 a 555 mila del 2021) su una platea di lavoratori dipendenti di circa 20 milioni di unità. A fronte di variazioni percentuali sugli anni precedenti in aumento negli anni 2016 e 2017, i restanti valori presentano sempre decrementi con un picco al ribasso nell’anno 2020 (-11,44%) dovuto, come detto, al fermo delle attività nel nostro Paese a causa del Lockdown in conseguenza della pandemia da Covid-19.

    È palese che il dato anomalo del 2020, insieme a quelli del 2015 e del 2021 fortemente negativi, hanno determinato nel periodo considerato una contrazione notevole del fenomeno. Considerando però solo i primi 5 anni si riscontra un aumento dell’1,31%, mentre tra il 2015 e il 2021 la diminuzione è molto sensibile e pari al 12,79%.

    Nella successiva tabella 2 sono riportate le denunce di infortunio suddivise per zone geografiche.

    Dal punto di vista territoriale si possono notare alcune differenze sugli andamenti dei dati, non tanto sulle variazioni complessive del settennio (tutte in negativo ma influenzate dalle forti anomalie dei dati più recenti) quanto su quelle del quinquennio 2015-2019 in cui le Isole e il Sud segnano una sostanziale stabilità dei dati, mentre significativi peggioramenti si riscontrano in tutto il Nord (+1,08% e +3,96%) e miglioramenti al Centro (-1,33%).

    Nei grafici 1 e 2 è rappresentata l’incidenza percentuale delle denunce di infortunio sui lavoratori dipendenti in Italia e nelle relative zone geografiche, che sono stati esposti al rischio di Infortunio in quattro anni 2015, 2017, 2019 e 2020. Anche questi dati che traguardano il fenomeno prendendo direttamente in considerazione la platea dei lavoratori dipendenti, confermano gli andamenti sopradescritti.

    L’analisi territoriale dà una conferma ed evidenzia due aspetti interessanti. Da un lato l’andamento discendente dei dati nazionali nei quattro anni trova riscontro in tutte le Zone geografiche, dall’altro vi sono significative differenze di valori tra i dati del Nord, specie nel settore Est, e quelli Sud-Insulari con un decremento nei quattro anni molto limitato nel settore del Nord-Ovest (da 2,79% a 2,65% cioè pari a -0,14%) rispetto a tutte le altre decrescite (rispettivamente -0,55%, – 0,54%, -0,33% e -0,39%).

    Nella tabella 3 è riportato l’aspetto più doloroso del fenomeno degli infortuni, cioè quello rappresentato dalle denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale.

    Tali denunce presentano nel corso degli ultimi anni un andamento molto irregolare, sinusoidale, con punte di incremento fino al 27,63% nel 2020 e quasi altrettanto elevate punte di decremento pari a -20,61 nel 2021.

    In questa tabella sia tra il 2015 e il 2019 che fra il 2015 e il 2021 si sono riscontrate variazioni in diminuzione abbastanza simili (rispettivamente del -7,87% e del -6,65%) non stravolte dai dati anomali del 2020.

    Risulta complicato dare una spiegazione dell’andamento altalenante delle Morti sul lavoro. Occorrerebbe analizzare la tipologia di lavori svolti, la presenza di eventuali morti multiple, le caratteristiche legate al territorio, ecc. in poche parole ad una eterogeneità di fattori per trovarne le ragioni. In questa sede, quindi, ci limitiamo a descrivere il fenomeno in tutta la sua drammaticità.

    Nel grafico 3 è rappresentata l’Incidenza delle denunce degli infortuni sul lavoro con esito mortale.

    L’Incidenza nel settennio presenta un andamento leggermente altalenante. Solo nell’anno 2020 si riscontra un dato maggiormente in salita (0,27%) anche se poi il valore successivo, relativo al 2021, ritorna ad essere più o meno in linea con tutti i precedenti (0,22%).

    Nella successiva tabella 4 sono riportati gli infortuni sul lavoro accertati, e quindi riconosciuti come tali dall’INAIL, cioè correlati con l’attività lavorativa, per il periodo 2015-2020 (per il 2021 mancano ancora i dati ufficiali). Le istruttorie portate avanti dall’Istituto a seguito di denuncia spesso danno esito negativo; pertanto gli Infortuni accertati rispetto agli infortuni denunciati diminuiscono notevolmente.

    Le variazioni percentuali rispetto all’anno precedente risultano difformi dai dati affini della tabella 1 specie nel triennio centrale 2017-2019 in cui si ribalta il dato del 2017 (da positivo a leggermente negativo) e si amplificano in diminuzione quelli del 2018 e del 2019.

    Nel grafico 4 sono rappresentati i Decessi per Infortunio sul lavoro accertati tra il 2015 e il 2020.

    Nel periodo considerato ad una iniziale decrescita del fenomeno si è assistito ad una prima ripresa nel 2018 e ad una vera e propria impennata nel 2020 (790 deceduti) con un valore nettamente superiore a tutti quelli del quinquennio contrariamente a quanto riscontrato nella tabella 3.

    C’è da rilevare che in valore assoluto i dati degli Infortuni accertati sono anch’essi molto inferiori agli analoghi Infortuni denunciati a causa, come detto, dell’esito negativo di quasi la metà delle istruttorie.

    2. Malattie professionali

    Nella tabella 5 sono riportate le denunce di malattie professionali (permalattia professionale si intende una patologia che insorge a causa dell’attività lavorativa).

    Un altro aspetto indagato, ma non meno importante, è quello delle denunce delle malattie professionali dei lavoratori che le hanno contratte durante la loro attività lavorativa. Annualmente queste risultano essere circa un decimo delle denunce di infortunio. Spicca il valore del 2017 che mostra una contrazione del dato rispetto all’anno precedente di quasi 4 punti percentuali. Giustificabili, anche se elevatissimi, quelli del 2020 e del 2021 sebbene di segno opposto. Il fermo delle attività di verifica delle commissioni destinate al riconoscimento di tali malattie del 2020 e la loro ripresa nell’anno successivo possono aver creato questo rimbalzo di valori fra i due anni contigui dopo un quinquennio di valori compresi fra il -3,69% del 2017 e il +2,93% del 2019.

    Nel grafico 5 è rappresentato l’andamento della ripartizione percentuale dei lavoratori dipendenti per genere.

    Nel successivo grafico 6 è rappresentato l’andamento della Ripartizione percentuale delle denunce di malattie professionali per genere.

    Sul totale delle denunce, tre quarti riguardano i maschi e solo un quarto le femmine. Questa differenza trae origine solo parzialmente dal diverso numero di Lavoratori dipendenti per genere (vedi grafico 5) in quanto questi dati evidenziano una differenza costante negli anni di solo 8 punti percentuali. Evidentemente la forte differenza di Denunce dipende soprattutto dalla tipologia dei lavori svolti: generalmente lavori più pesanti, faticosi e insalubri e usuranti potrebbero essere svolti dagli uomini con maggiori rischi di contrarre malattie professionali. Bisognerebbe però utilizzare dati più analitici e dettagliati per pervenire a motivazioni più specifiche e certe, ma non è questa la sede in cui cerchiamo di descrivere i vari fenomeni nella loro generalità.

    Dal 2015 al 2021, comunque, l’andamento della ripartizione percentuale delle denunce tra i generi è rimasta pressoché costante, variando tra il 71,47 e il 73,05 per i maschi e tra il 28,53 e il 26,95 per le femmine.

    Nella tabella 6 sono riportati i lavoratori deceduti con riconoscimento di malattia professionale. Anche per questo aspetto del fenomeno esaminato mancano i dati ufficiali per il 2021.

    Mettendo in relazione i dati dei decessi collegandoli alle malattie professionali si assiste nel sessennio 2015-2020 ad un andamento fortemente decrescente tanto che il dato in valore assoluto si è dimezzato passando dai 1.811 del 2015 ai 912 del 2020 pari a -49,64%.

    Parte II – Infortuni sul lavoro nei Paesi nell’Unione Europea 2014-2018

    Nella seconda parte dello studio si sono messi a confronto i dati italiani con quelli dei Paesi dell’Unione europea utilizzando il tasso di incidenza standardizzato per gli infortuni sul lavoro.

    1. Infortuni sul lavoro

    Nella tabella 7 è riportato il tasso di incidenza standardizzato per gli infortuni sul lavoro con durata uguale o maggiore a 4 giorni relativi a tutti i Paesi dell’Unione Europea per gli anni compresi tra 2014 e il 2018 (per tasso di incidenza standardizzato si intende il numero di Incidenti sul lavoro occorsi durante l’anno per 100.000 occupati, corretto per tener conto dell’influenza delle differenti strutture economiche dei vari Paesi).

    Nell’Unione Europea il Tasso rimane in pratica invariato, in quanto aumenta dal 2014 al 2018 di sole 0,85 unità, passando da 1.768,48 a 1.769,33 per 100.000 occupati.

    In Italia il Tasso invece diminuisce costantemente nel periodo esaminato di 236,36 unità, passando da 1.619,24 a 1.382,88 unità per 100.000 occupati.

    Nel successivo grafico 7 è rappresentato l’andamento del tasso per tutti i Paesi dell’Unione Europea in ordine crescente per l’anno il 2018, che è l’ultimo anno in cui si hanno i dati ufficiali pubblicati dell’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione Europea).

    L’Italia in questa graduatoria si pone grosso modo al centro leggermente spostata verso i valori più elevati ma comunque con valori inferiori alla media europea (1.382,9 contro 1.769,3). Tre sono i Paesi che si discostano in modo rilevante da tutti gli altri per Tassi più elevati: Francia, Portogallo e Spagna con valori prossimi ai 3300/3400 infortuni. All’opposto si trovano la Bulgaria e la Romania con valori inferiori ai 100 infortuni (rispettivamente con 77,7 e 92,5)

    2. Infortuni sul lavoro mortali

    Nella tabella 8 e nel successivo grafico 8 sono riportati il tasso di incidenza standardizzato per gli infortuni mortali fra il 2014 e il 2018 e l’andamento del tasso per tutti i Paesi dell’Unione Europea in ordine crescente per il solo anno il 2018. Anche in questo caso i dati si riferiscono ai 27 Paesi dell’Unione Europea. il Tasso viene calcolato come quello della tabella 7, solo che si sono considerati gli Infortuni che hanno un esito mortale.

    La tabella 8 e il grafico 8 forniscono diverse informazioni interessanti sia dal punto di vista dell’evoluzione temporale che sulle situazioni dei diversi Paesi nei vari anni per ciò che attiene al numero di Infortuni mortali sul lavoro. Dal punto di vista dell’evoluzione dei dati il primo dato che balza subito all’attenzione è che l’Europa dei 27 Paesi migliora la sua situazione anche se non in modo eclatante (-0,28) e che solo in un terzo dei 27 Paesi la situazione peggiora, mentre i restanti due terzi fanno riscontrare leggeri, e in qualche caso anche significativi, miglioramenti come a Malta e in Portogallo (-2,32 e -2,03). Se nel 2014 l’Olanda con 1,01 e la Romania con 7,13 erano agli antipodi della graduatoria, nel 2018 l’Olanda conferma la sua posizione con 0,87, unico Paese con un valore sotto l’unità (al secondo posto la Germania con 1,0), mentre all’ultimo posto si trova il Lussemburgo che perde una decina di posizioni quasi raddoppiando il suo dato di partenza (da 3,71 a 6,42). La Romania pur posizionandosi penultima migliora il suo dato (5,27) che ora non è molto distante da quello di altri Paesi (4,69 della Lettonia, 4,51 di Cipro, 4,31 Austria). C’è anche da dire che le ridotte dimensioni di alcuni Paesi tendono a influenzare ovviamente le variazioni dei tassi.

    In questo caso il dato dell’Italia (2,7) è superiore al corrispondente dato europeo (2,2) anche se la sua posizione fra il complesso dei Paesi rimane grosso modo la stessa, segno evidente di una diversa distribuzione ed entità di valori fra i 27 Paesi.

    Conclusioni

    Questo breve excursus, al di là dell’aridità dei numeri che li descrivono, evidenziano che troppo spesso i lavoratori sono esposti a rischi che ne mettono a repentaglio la vita stessa solo in conseguenza del mancato rispetto, quasi sempre per motivi economici, delle più elementari norme di sicurezza. È evidente che non basta una norma a prevenire gli infortuni ma occorrono da un lato controlli estesi e mirati e dall’altro una consapevolezza che non si può mettere a repentaglio la vita di nessuno solo per risparmiare un po’ di denaro o per aumentare la produttività di qualche macchinario.

    Complessivamente l’Italia, nonostante le apparenze, non sembra caratterizzata da un aumento sensibile e costante di infortuni e morti sul lavoro o quanto meno vi sono dati a volte contraddittori che portano a conclusioni altrettanto opposte. Resta il fatto che l’entità dei fenomeni indagati non è comunque degna di un Paese civile quale si ritiene essere il nostro.

    Rispetto alle gravissime problematiche che abbiamo evidenziato e che attraversano trasversalmente tutti i Paesi dell’Unione Europea anche se in modo differenziato, quali iniziative e strategie si intendono portare avanti per contrastare tali fenomeni?

    Italia

    L’INAIL nella Relazione relativa all’anno 2020, al fine di contenere e contrastare il fenomeno degli Infortuni sul lavoro, fissa per l’immediato futuro il conseguimento dei seguenti obiettivi prioritari: coinvolgere gli attori del Sistema nazionale di prevenzione; rafforzare i controlli; promuovere una maggiore sensibilizzazione di lavoratori e imprese; potenziare la formazione e l’informazione per costruire una cultura della sicurezza, a partire dal mondo della scuola; dare sostegno economico alle aziende.

    Inoltre l’INAIL, al fine di arginare i contagi dovuti al Covid-19, ha allargato le proprie funzioni cercando di fornire agli interessati risposte rapide e utili con cui far fronte alla grave situazione di emergenza creatasi con il diffondersi della Pandemia.

    Unione Europea

    A livello europeo 28 anni fa è stata creata l’EU-OSHA (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro), fondata nel 1994 a Bilbao in Spagna. Tale Agenzia ha come obiettivo principale quello di rendere i luoghi di lavoro nei Paesi dell’Unione più sicuri, produttivi e salutari, attraverso la condivisione e l’applicazione d’informazioni di carattere giuslavoristico, sanitario e di prevenzione. In particolare l’Agenza deve promuovere una cultura della prevenzione del rischio al fine di migliorare la condizioni di lavoro, diffondendo informazioni e buone prassi, collaborando con governi, lavoratori e datori di lavoro, curando nello stesso tempo l’identificazione e la prevenzione dei rischi di Infortunio sul lavoro.

    Inoltre l’Unione Europea, in presenza della pandemia dovuta al Covid-19 e in un quadro strategico in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, ha messo a punto per gli anni 2021-2027, una strategia di interventi su tre obiettivi collegati tra di loro trasversalmente: gestire i cambiamenti indotti dalle transizioni verde, digitale e demografica nonché i cambiamenti dell’ambiente di lavoro tradizionale; migliorare la prevenzione degli incidenti e delle malattie; migliorare la preparazione a eventuali crisi future.

    Franco Vespignani, Mariano Ferrazzano

    6/4/2022 https://transform-italia.it

    Tags: Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro Condizioni di Lavoro Confindustria Covid-19 DPI inail infortuni sul lavoro ispettori del lavoro Lavoro e Salute Legge sulla sicurezza sul lavoro malattie professionali Ministero del lavoro Pandemia rls sfruttamento lavoro Unione Europea Vigilanza sul lavoro
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    Autore: franco.cilenti
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