Insostenibilità e inazione davanti a Omicron

Partendo dal presupposto che la responsabilità dell’attuale stato pandemico è da imputare alla governance globale che ha come sola priorità non porre limiti gli interessi del capitalismo, come rapporto che regola il sistema mondiale, e che quindi si rifiuta qualsiasi tentativo di scaricare la responsabilità su un livello individuale, di seguito alcune considerazioni sulle capacità generali di lettura del presente. L’andamento della percezione della pandemia nella nostra società è sempre più relegata a una sfera contraddittoria che va dalla disperazione alla rimozione del fatto in sé, ossia l’esistenza della pandemia in tutta la sua recrudescenza. Se da un lato la rassegnazione di fronte all’assenza di luce in fondo al tunnel dilaga, dall’altro lato, nonostante alcuni afflati di rifiuto rappresentati da confuse richieste di libertà, quasi nessuno si sente in capacità di prendere iniziative reali per affrontare la pandemia, continuando a barcamenarsi tra misure governative fuor di dubbio inefficaci e limitate. È difficile infatti sentirsi protagonisti di un oggi in cui per spirito di sopravvivenza si cercano di tenere al di fuori di sé e della propria quotidianità le conseguenze della pandemia, ed è difficile costruirsi reali possibilità per mettere una pausa allo svolgimento delle attività praticando forme di sciopero dal lavoro, dall’essenzialità dei propri ruoli, dal consumo, dando priorità alla tutela della salute collettiva. Anche perché, non va dimenticato, le misure governative di contenimento del contagio oltre ad essere inadeguate non prevedono nessuna forma di reddito che permetta una sospensione della normalità. Ciò che viene digerito è una normalità forzata a fronte di dati per niente rassicuranti che descrivono la situazione e, allo stesso tempo, assuefatta e sempre più insensibile di fronte a una reale esistenza della pandemia e alla necessità di non accettarne le condizioni.

Variante Omicron cos’è e come funziona

Ad oggi in Italia i ricoveri in terapia intensiva ammontano a 1595 e la media di ingressi giornaliera è al di sopra di 120, come viene illustrato dal grafico sottostante. È significativo il fatto che questo numero sia più alto rispetto a quello che nel marzo 2020 aveva decretato il lockdown totale. Questo implica che dal lockdown del 2020, come viene sostenuto in un articolo dal titolo Quando è che basta?1, “la soglia per dichiarare insostenibile la situazione epidemiologica si è sempre più alzata”.

graf 1

Secondo gli studi sulla variante, Omicron avrebbe fatto tutti i salti di qualità contemplabili in ogni ambito di mutazione, dunque, nonostante i media e i giornali da natale in poi abbiano provato a rassicurare la popolazione sottolineandone i sintomi apparentemente meno gravi, in realtà il suo dilagare dovrebbe preoccupare ancora di più. L’Università di Hong Kong ha dimostrato che Omicron si replica nei bronchi 70 volte di più rispetto alla Delta. Infatti, la sua capacità di mutazione è stata eccezionale, andando a potenziare tutto il potenziabile: maggiore diffusione per aumento di contagiosità, velocità nelle tempistiche di contagio, capacità di eludere i tamponi. Nel grafico sottostante2 si può osservare la velocità di contagio della variante Omicron in SudAfrica confrontata alle varianti precedenti.

graf 2

Secondo Gabriele Gallone, medico del lavoro a Torino, la diminuzione di gravità della malattia non è vera per tre motivi: la capacità degli ospedali a curare i ricoverati (se aumentano i contagi a questa velocità non ci saranno più abbastanza posti nelle terapie intensive), il maggior rischio di reinfezione con Omicron rispetto a Delta (fino a 5 volte superiore), il fatto che non vi siano evidenze su minori ospedalizzazioni e infine, l’efficacia vaccinale contro Omicron oscilla dopo la seconda dose tra lo 0 e il 20% e dopo la terza dose tra il 50 e il 60%.

All’insostenibilità della malattia non corrisponde nessuna contromisura reale

Alla luce di questi dati passiamo in rassegna la situazione in alcuni degli ambiti chiave della nostra società a partire dalla scuola, da oggi riaperta. Nonostante l’indecisione sull’apertura, probabilemente data più dal proforma che da una sostanziale presa in considerazione di rimandarla, il nuovo decreto ha stilato regole non propriamente immediate. Quarantena e dad per tutta la classe in presenza di 2 positivi per le elementari, e di 3 positivi per medie e superiori. Per quanto riguarda l’obbligatorietà di mascherine Fpp2 avremo modo di verificarne la disponibilità al termine di questa prima giornata, così come dell’effettivo accesso ai test rapidi in farmacia, dato che da settimane i tamponi sembrano merce rara. Come sottolinea Alessandro Ferretti, ricercatore universitario al Dipartimento di Fisica di Torino, in tutti questi mesi non è stata presa in considerazione alcuna soluzione alternativa alle mascherine, alla dad e all’aprire le finestre ogni quarto d’ora per areare le classi. Lavorare sul sistema di ventilazione e di purificazione dell’aria ad esempio, sarebbe potuto essere un’importante innovazione, secondo l’HSE occorrerebbe mantenere la CO2 al di sotto di 800 ppm all’interno delle classi, anche in Francia e in Germania il punto sulla ventilazione è all’ordine del giorno. In Italia non si mette in atto nulla di nuovo, nonostante alcuni dati indichino come la diffusione della malattia nei bambini in particolare in età da nido e materna sia particolarmente incidente. Secondo un’analisi di Gaetano Salina, ricercato presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sui dati dell’ISS, si evince un netto rialzo delle ospedalizzazioni tra i bambini (in generale nella fascia 0-9 anni), infatti, su tutto il periodo pandemico i ricoveri degli 0-4 anni sono quasi il doppio del massimo precedente registrato durante la seconda ondata. Ci si riferisce alla curva in blu nel grafico sottostante3.

graf 3

Secondo i dati ISS pubblicati sul sito INFN CovdStat, sembrerebbe che questo aumento dipenderebbe da una maggiore virulenza e non semplicemente da un aumento generale dei contagi infatti, la percentuale di ricoveri di positivi è in calo nelle altre fasce d’età mentre per la fascia 0-9 è in risalita, raggiungendo lo 0,75%. Decisamente fuori luogo una riapertura senza se e senza ma delle scuole, considerando che non sono state prese altre contromisure rispetto alle solite e che gli under 5 non sono vaccinabili.

La non volontà del governo di gestire la pandemia utilizzando strategie che vadano oltre la vaccinazione, non riguarda solamente la scuola. Infatti, la notizia della chiusura di presidi ospedalieri territoriali, come poli ambulatori in quartieri periferici della città di Torino, oppure il passaggio al privato di ospedali come quello di Settimo Torinese, non auspicano nulla di buono. La Regione Piemonte ha infatti messo in vendita l’ospedale civico di Settimo in barba alle dichiarazioni, evidentemente false, dell’Assessore regionale alla sanità Luigi Icardi di garantirne la gestione pubblica. Dunque, se anche i vaccini non saranno la panacea di tutti i mali, pensare che le gestioni regionali e nazionali della sanità vadano nella direzione di un rinforzo della sanità territoriale, della prevenzione, della cura di prossimità, della sensibilizzazione nei confronti della medicina, di una trasformazione del rapporto tra medico e pazienti e che quindi si possa affrontare la pandemia in modi diversi dalla vaccinazione è pura illusione fintanto che lotte organizzate dal basso non imporanno un cambio radicale di rotta.

Le conseguenze sono su tutti i titoli di giornali infatti, in piena ondata Omicron gli ospedali sul territorio nazionale iniziano a vacillare, operazioni e interventi sono rimandati a data da destinarsi, le visite specialistiche ritardate, il personale sanitario giornalmente falcidiato dai contagi sia per il ritardo nelle vaccinazioni sia per i numeri ridotti all’osso, i reparti chiusi. In Toscana allarme ospedali sempre più pieni, in crisi l’ospedale di Cosenza, a Messina esauriti i posti covid e il CTS propone il passaggio della Sicilia in zona rossa per decongestionare gli ospedali. Anche questa volta però, le possibilità per agire in anticipo rispetto alla situazione erano tutte sul piatto.

Capacità di previsione inesistente

A metà dicembre in Inghilterra, dove Omicron aveva iniziato a circolare ben prima che in Italia, gli ospedali iniziavano a colmarsi: secondo i dati riportati da un articolo della BBC4 nella settimana dal 6 al 12 dicembre il 23% dei pazienti trasportati con ambulanza in ospedale dovevano aspettare 30 minuti per essere ammessi, nello stesso periodo del 2019 e del 2020 la percentuale era minore, e andava dal 15 al 10%. Il 54% dei casi era da attribuire alla variante Omicron. Sempre facendo riferimento all’Inghilterra si sarebbe potuto immaginare con certezza uno scenario in cui Omicron andava sostituendosi a Delta con una velocità di contagio e diffusione senza precedenti, dato l’aumento di dieci punti in percentuale da un giorno all’altro. Altro dato importante che si sarebbe dovuto tenere in considerazione riguardava invece la capacità di tracciamento delle varianti secondo i test in uso. Infatti, l’Inghilterra era riuscita a tracciare giornalmente l’aumento di Omicron nonostante il fatto che i più diffusi tra i test PCR non rilevano il genoma S, ossia quello che codifica la proteina spike. I laboratori inglesi per individuare la differenza tra Delta e Omicron hanno verificato se il risultato del test fosse discordante (ossia, il caso in cui il risultato globale del test fosse stato positivo mentre quello riguardante il gene S negativo) evitando così di sequenziare l’intero genoma del virus, cosa che avrebbe implicato maggior tempo e che sarebbe dovuta essere eseguita in laboratori specializzati. Anche questo elemento sarebbe potuto essere preso in considerazione in tempo alle nostre latitudini.

A fine dicembre altri studi indicavano un aumento preoccupante dei casi, in Italia secondo la fondazione Gimbe, il numero dei contagi in una settimana è aumentato dell’80,7% e l’occupazione delle terapie intensive del 13%. Contestualmente un calcolo dell’Agence France-Presse indicava che nel mondo tra il 23 e il 29 dicembre 2021 era stata superata la media giornaliera di più di un milione di casi, la media più alta in precedenza era stata registrata tra il 23 e il 29 aprile con 817mila nuovi casi. Ma l’importante era salvare il Natale e gli acquisti.

A rigor di logica molti sono stati i campanelli di allarme per essere in condizione di organizzare un piano sanitario e di contrasto alla variante Omicron adeguato. Questo non è stato fatto e la sola risposta certa è che non vi sia alcun interesse da parte della classe politica odierna di occuparsene realmente. Confusione, irrazionalità, profitto e consumo sono le parole d’ordine, per quanto tempo ancora si accetterà di procedere in questa direzione?

1  https://www.gabrielegallone.it/home/2022/01/lhubei-dello-stivale-parte-88-quando-e-che-basta/ 09/01/22

2 https://www.gabrielegallone.it/home/2021/12/lhubei-dello-stivale-parte-85-tutto-quello-che-non-avreste-voluto-sapere-su-omicron-seconda-parte/ 17/12/21

3 https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_5-gennaio-2022.pdf?fbclid=IwAR3fj4MAnhBYiNMkr7XCYgDesI4gXhFaGEAN2jo5HVyBU3yslg29QhnkWiM

4 Quarter of ambulances getting stuck in A&E queues – BBC News 

16/12/2021 https://www.infoaut.org/

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