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Commenti di Mauro Biani

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    Blog, Culture — Maggio 14, 2015 6:35 am

    Come fa sempre, il governo Renzi ha fatto finta di ascoltare le obiezioni sollevate dai sindacati forse rinsaviti dopo un coma di un decennio almeno. Si era presentato infatti con già scritti degli emendamenti al proprio stesso testo, come se l’incontro in fondo non contasse nulla. Subito dopo la rottura al tavolo hanno messo in azione le batterie mediatiche contro professori, studenti, personale Ata. Lo scontro sulla riforma diventa così prettamente politico, tra un regime reazionario in rapida costruzione e tutto ciò che non vi può più rientrare.

    La “Buona scuola” di un bamboccione ignorante di democrazia

    Pubblicato da franco.cilenti
    Nella mia mail istituzionale il Presidente del Consiglio Renzi alle 18.52 di ieri 13 maggio mi invia questa lettera..

    Un Presidente del Consiglio che da un anno sta operando per la Sua “Buona Scuola”, una scuola dettata dala Bce che verrà consegnata definitivamente a Confindustria, una scuola che seleziona i

    docenti senza entrare nel merito della didattica perchè possa far riscattare socialmente un’ intera collettività. Si presenta in Tv con la sua comunicazione gessetto e lavagna, gli spot…per la scuola si usa la lavagna, per la sanità userà una cartella clinica o la divisa di una crocerossina, e così per ogni cosa. Gli insegnati dopo essere stati etichettati “squadristri” ora la letterina che rappresenta il paternalismo (la vera natura dell’aziendalismo), come già nella retorica berlusconiana, del buon Padre di famiglia, che, come il Duce, era anche buon Dirigente, buon Imprenditore, buon Soldato. Se si realizzeranno al meglio tali figure (Padre, Dirigente, Imprenditore, Soldato…),  il fascismo è alle porte. Renzi, il Capo del Partito della Nazione, si presenta “Il Grande Maestro” che tenta di insegnare, socializzare, di ricostruire un dialogo, ma gli allievi (i docenti) non accettano, perchè la riforma della Scuola, la “Vera Riforma” che gli insegnanti vogliono è stata già presentata in Parlamento ed è la Legge di Iniziativa Popolare scritta da chi ogni giorno opera dentro la Scuola per una Scuola di Tutti e per Tutti.

    Le ricordo pure che la Cultura non è Umanista, ma Umanistica, Le ricordo anche che nelle Scuole le lavagne sono state sostituite dalla LIM (lavagna Interattiva Digitale).
    Sono indignata di quanto Lei ha detto e scrive, perchè sono un insegnante orgogliosa del mio lavoro, sono una docente che ogni giorno si presenta ai suoi studenti perchè possano crescere liberi e con un loro pensiero critico, mentre Lei vuole e propaganda solo il “Pensiero Unico”. Non accetto, non ci sto!
    Marilena Pallareti
    docente Forlì
    14/5/2015
    Gentilissime e gentilissimi insegnanti, oggi per la prima volta dopo undici trimestri il PIL italiano torna a crescere. È un risultato di cui dovremmo essere felici, dopo anni di recessione. Ma personalmente credo non basti questo dato: l’unica strada per riportare l’Italia a crescere è investire sulla scuola, sulla cultura, sull’educazione. Non ci basta una percentuale del PIL, ci serve restituire prestigio e rispetto alla scuola. Stiamo provando a farlo ma purtroppo le polemiche, le tensioni, gli scontri verbali sembrano più forti del merito delle cose che proponiamo di cambiare. Utilizzo questa email allora per arrivare a ciascuno di voi e rendere ragione della nostra speranza: vogliamo restituire centralità all’educazione e prestigio sociale all’educatore. Vogliamo che il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con più cura da chi governa. Vogliamo smetterla con i tagli per investire più risorse sulla scuola. In una parola, vogliamo cambiare rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Dopo anni di tagli si mettono più soldi sulla scuola pubblica italiana. L’Italia non sarà mai una superpotenza demografica o militare. Ma è già una potenza superculturale. Che può e deve fare sempre meglio. Per questo stiamo lavorando sulla cultura, sulla Rai, sul sistema universitario e della ricerca, sull’innovazione tecnologica. Ma la scuola è il punto di partenza di tutto. Ecco perché crediamo nel disegno di legge che abbiamo presentato e vogliamo discuterne il merito con ognuno di voi. Intendiamoci. Non pensiamo di avere la verità in tasca e questa proposta non è “prendere o lasciare”. Siamo pronti a confrontarci. La Buona Scuola non la inventa il Governo: la buona scuola c’è già. Siete voi. O meglio: siete molti tra voi, non tutti voi. Il nostro compito non è fare l’ennesima riforma, ma metterci più soldi, spenderli meglio e garantire la qualità educativa. Per questo con il progetto La Buona Scuola: I.              Assumiamo oltre centomila precari. Ovviamente chi non rientra nell’elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono l’inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce. Tutto legittimo e comprensibile. Ma dopo anni di precariato, questa è la più grande assunzione mai fatta da un Governo della Repubblica. E non è vero che ce l’ha imposta la Corte di Giustizia: basta leggere quella sentenza per capire che la Corte non ci ha certo imposto questo. II.            Bandiamo un concorso per altri 60 mila posti il prossimo anno. Messa la parola fine alle graduatorie a esaurimento si entra nella scuola per concorso. Ma i concorsi vanno fatti, non solo promessi. Altrimenti si riparte da capo. III.           Mettiamo circa quattro miliardi sull’edilizia scolastica. Ancora non sono sufficienti a fare tutto, ma sono un bel passo in avanti, grazie anche all’operazione Mutui BEI che vale circa 940 milioni di euro. Costruire una Buona Scuola passa anche dai controsoffitti e dagli infissi, non solo dalle previsioni normative. É il più grande investimento in edilizia scolastica mai fatto da un Governo della Repubblica. IV.          Diamo più soldi agli insegnanti. Ci sono 40 milioni di euro per la vostra formazione. A questi si devono aggiungere 500 euro netti a testa per la Carta del Professore: musica, libri, teatro, corsi per pagare ciò che ritenete utile per aiutarvi nella vostra crescita culturale. E ci sono 200 milioni di euro per il merito. Possiamo discutere sui criteri con cui applicare il merito, ma questi soldi non possono essere dati in parti uguali a tutti. V.           Attuiamo l’autonomia. Dopo anni di ritardi completiamo il disegno dell’autonomia attribuendo libertà educativa e progettuale alle singole scuole e impedendo alle circolari ministeriali di governare in modo centralistico gli istituti. Si rafforzano responsabilità (e conseguenti valutazioni) del dirigente scolastico che non è certo uno sceriffo ma un primus inter pares dentro la comunità educativa. VI.          Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro. Abbiamo il 44% di disoccupazione giovanile e un preoccupante tasso di dispersione scolastica. Segno evidente che le cose non funzionano. Replichiamo le esperienze di quei Paesi come Germania, Austria e Svizzera che già sono presenti sul territorio nazionale in Alto Adige con il sistema duale, puntando a un maggior coinvolgimento dei ragazzi nelle aziende e ad un rafforzamento delle loro competenze. VII.         Educhiamo cittadini, non solo lavoratori. L�emergenza disoccupazione giovanile va combattuta. Ma compito della Buona Scuola non è solo formare lavoratori: è innanzitutto educare cittadini consapevoli. Per questo reintroduciamo spazio per la musica, la storia, l�arte, lo sport. E valorizziamo la formazione umanista e scientifica. VIII.       Affidiamo a deleghe legislative settori chiave. Ci sono temi su cui da decenni si aspetta un provvedimento organico e che finalmente stanno nelle deleghe previste dal testo. In particolar modo un maggiore investimento sulla scuola 0-6 e gli asili nido, sulla semplificazione normativa, sul diritto allo studio, sulla formazione iniziale e l�accesso al ruolo degli insegnanti. Ho letto tante email, appassionate, deluse, propositive, critiche. Mi hanno aiutato a riflettere, vi sono grato. Leggerò le Vostre risposte se avrete tempo e voglia di confrontarvi. Da subito posso fare chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane: –       Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto; –       I giorni di vacanza non si toccano: –       Nessuno può essere licenziato dopo tre anni; –       Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto.        C’è un Paese, l’Italia, che sta ripartendo. Con tutti i nostri limiti abbiamo l’occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri figli. Sciuparla sarebbe un errore. Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente l’orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la professionalità che vi caratterizza. Mentre scrivo sul computer scorrono nella mente i volti e i nomi dei professori che mi hanno accompagnato come credo accada spesso a ciascuno di voi: le storie di chi all’elementare Rodari, alla media Papini, al Liceo Dante si è preso cura della formazione mia e dei miei compagni di classe. Un professore collabora alla creazione della libertà di una persona: è veramente una grande responsabilità. Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della nostra scuola. Il nostro progetto non è “prendere o lasciare” e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. L’Italia è più forte anche delle nostre paure. Aspetto le Vostre considerazioni. Intanto, buon lavoro in queste settimane conclusive dell’anno scolastico. Molto cordialmente, Matteo Renzi matteo@governo.it <mailto:matteo@governo.it>
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    Autore: franco.cilenti
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