LA FARMACIA DELLA NATURA

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E’ considerata la ghiandola “dell’entusiasmo e voglia di vivere”. Il timo è la ghiandola dell’entusiasmo giovanile, del gioco e dello scherzo, della poesia e della fantasia; una ghiandola che tende ad atrofizzarsi dopo la pubertà, quando aumenta l’impegno emotivo scolastico e lavorativo, responsabilità familiari e sociali.

Il timo reagisce direttamente alle emozioni, ai pensieri, all’immaginazione. Si indebolisce quando siamo sotto stress, tristi o depressi, mentre si rafforza enormemente quando siamo felici quando esprimiamo scelte nella nostra vita che ci fanno sentire bene. Una persona sana e con il timo in ordine è una persona radiosa. Eppure i medici spesso non solo procedono alla rimozione disinvolta di tessuti ed organi, ma anche di tiroide e timo, cioè della ghiandola dell’entusiasmo e della voglia di vivere. Il timo è una ghiandola appartenente al sistema linfatico e, più in generale, a quello immunitario. Si tratta di un organo impari, localizzato nella parte alta del mediastino anteriore tra lo sterno ed i grossi vasi che escono dal cuore. L’attività e le dimensioni del timo raggiungono la loro massima espressione all’inizio del periodo adolescenziale, dopo questo periodo regredisce lentamente.

Medici e ricercatori hanno scoperto proprio il profondo funzionamento di questa ghiandola. Timo deriva dal greco thymos, ma le sue radici sono ancora più profonde, indietro nel tempo fino ai tempi di Socrate e Platone, troviamo che timo derivava dalla radice Indo Europea dheu, che è alla base di una larga varietà di significati derivati, come “alzarsi in fiamme”, “sollevarsi in una nuvola”, “fumare”. Nel secondo secolo d.c. Galeno chiamò “timo” quella ghiandola bilobata, rosagrigiastra, situata nella parte alta del torace perché, racconta la leggenda, gli ricordava una mazzetto di timo. Ma lo stesso timo aveva preso tale nome perché veniva bruciato come incenso sugli altari degli dei. Pertanto la parola timo ricorda l’alzarsi del fumo; il bruciare dell’incenso come sacrificio innalzato verso gli dei. Secondo gli antichi Saggi, quando in noi nascono l’aspirazione spirituale, il canto di ringraziamento e l’esternazione di amore, ciò avviene in un punto situato sopra il cuore, il nostro “altare interiore”. Pertanto, per loro, il timo rappresentava anche il respiro dell’anima, dal quale dipende l’energia dell’uomo e il suo coraggio.

Il funzionamento del timo era poco conosciuto fino a 70 anni fa, si pensava che questa ghiandola non avesse alcuna funzione nella persona adulta, perchè piccola e spesso atrofizzata. Questa condizione della ghiandola è dovuta al fatto che, a fronte di un grande stress quale può essere un’infezione, il timo può rimpicciolire fino alla metà del suo volume in ventiquattr’ore. Il timo si atrofizza drammaticamente in una persona che è sottoposta ad un forte stress. Dopo giorni di una seria ingiuria o improvvisa malattia, milioni di linfociti sono distrutti ed il timo arriva a restringersi fino ad essere la metà del suo volume iniziale. Studi scientifici avvenuti negli ultimi vent’anni hanno evidenziato che il timo è una ghiandola molto importante nella difesa immunitaria. La funzione del timo è di portare a maturazione vari tipi di linfociti, finalizzandoli a distruggere i patogeni intracellulari. Queste cellule, prodotte dal midollo osseo subiscono una serie di trasformazioni diventando dapprima timociti e poi linfociti T. E’ una ghiandola molto importante, si trova sotto lo sterno con il passare del tempo si atrofizza e si riempie di tessuto adiposo (grasso). Quanto il timo sia importante viene dimostrato quando viene rimosso. In queste condizione si riscontra un’immediata perdita di efficienza del sistema immunitario, specialmente per ciò che riguarda la protezione dalle infezioni e la rimozione delle cellule tumorali. La ghiandola del timo produce anche ormoni che agiscono in particolare sullo sviluppo di scheletro e muscolatura, sul cuore e sui vasi sanguigni, sull’apparato genitale, e su altre ghiandole endocrine, tra cui la tiroide. Il suo volume varia notevolmente in funzione dell’età: continua ad aumentare fino alla pubertà (30-40 gr.), iniziando un processo involutivo durante il quale la massa ghiandolare viene lentamente sostituita da tessuto adiposo, anche se non scompare mai completamente per tutta la vita dell’ individuo.

La ghiandola timo controlla e regola il flusso di energia nel nostro organismo, ed è in grado di iniziare una correzione istantanea per riequilibrare eventuali squilibri e riportare armonia e normalità al flusso energetico.  Il timo può perciò essere considerato come l’anello di congiunzione tra mente e corpo, è il primo organo fisico ad essere influenzato dall’attitudine mentale e dallo stress.

La prima risposta che il corpo offre ad una condizione stressante è la restrizione della ghiandola timo. Ma ancora prima che appaia questa risposta fisica, si assiste ad un’immediata riduzione dell’energia vitale. Lo stesso timo, quando viene misurato con la chinesiologia (scienza che studia la razionalità umana in tutte le sue forme: intellettive – cognitive, affettivo – emotiva, fisico – motoria, sociale – relazionale), risulta assai debole, come lo è debole ogni qualvolta si presente uno squilibrio emozionale o malattia il timo è indebolito, ma quando lo stress viene rimosso il timo risulta forte nuovamente ed attivo. È ormai entrato nell’immaginario comune che molte patologie vanno considerate come stress-indotte o stress-dipendenti; a livello della loro genesi, infatti, specifici stimoli che inducono una risposta somatica di stress rivestono un ruolo determinante.

L’elaborazione cognitiva da parte del sistema nervoso degli stimoli ambientali, che è all’origine della risposta fisiologica del corpo agli eventi stressanti, è fondamentale caratteristica di ogni individuo. Possiamo quindi parlare di risposta specifica individuale, ovvero possiamo introdurre il concetto che esista una risposta ad uno stimolo diversa in ogni individuo. Sul piano fisiologico, lo stress induce modificazioni a livello di quattro principali sistemi: muscolare scheletrico, nervoso, endocrino ed immunitario. Il coinvolgimento del sistema immunitario nelle reazioni di stress è un’ipotesi che si può far risalire agli inizi degli anni Ottanta; in quel periodo, infatti, iniziano ad apparire studi e risultati sempre più convincenti sui rapporti tra sistema nervoso centrale e sistema immunitario, concetto che andava di pari passo con l’evidenza di una notevole sensibilità di numerosi parametri immunitari alle varie situazioni di stress.

Molti studi hanno cercato di chiarire le variazioni del sistema immunitario, sia a livello del sistema umorale sia della risposta cellulo-mediata, a seguito all’esposizione a stimoli stressanti. Ormai è largamente riconosciuto il ruolo che possono avere gli eventi stressanti nella ricaduta in episodi acuti di malattia, questo è dovuto probabilmente all’alterazione degli organi linfatici che producono la maggior parte delle nostre difese immunitarie (timo e gruppi linfonodali) che, come già detto, si riscontra a seguito della stimolazione da parte di specifici stressors. Stress, corpo e mente formano un’unità psico-biologica inscindibile il “turbamento dell’Id” è all’origine delle malattie: “la distinzione tra anima e corpo deve essere solo verbale e non sostanziale, corpo e anima costituiscono un tutto unico, e in questa totalità sta nascosto un Es. Un bravo medico rifiuta la distinzione fra disturbi fisici e disturbi psichici, tentando di curare il singolo individuo in sé, e l’Es in lui, cercando una via che porta nell’inesplorato, nell’inesplorabile. “L’Es plasma il naso e la mano dell’uomo così come ne plasma i pensieri e i sentimenti, e si esprime sotto forma di polmonite o di cancro non meno di quanto possa esprimersi in forma di nevrosi ossessiva o di isteria”.

L’unità mente-corpo è, ancora, ben lungi dall’essere compresa nella sua reale accezione che: “Tutte le malattie sono psicosomatiche”. Il corpo è la memoria vissuta degli eventi passati, è un immenso oceano di ricordi. Nel corpo confluiscono le esperienze della nostra esistenza, le tracce emozionali di quella prenatale vissuta nel grembo materno e di quelle precedenti il nostro concepimento.

Gli eventi che minacciano la nostra integrità fisica e psichica possono essere immagazzinati in modo stabile nella nostra memoria, e sono in grado di generare modificazioni permanenti nella mente e nel corpo. Il corpo sempre più di frequente ha un impatto violento con il carico emozionale. Gli eventi accaduti in un lontano passato possono sempre influire nel nostro presente, le vecchie ferite condizionano il nostro comportamento come se fossero state inferte ieri, e talvolta il loro potere aumenta con il passare del tempo. Le emozioni intense e profonde, come rabbia, dolore, paura, gridano la loro presenza attraverso lo specchio del corpo.

Il linguaggio del corpo è il linguaggio della memoria. Percepire un dolore significa ricordare con il corpo un’esperienza che ha lasciato dietro di sé ferite mai rimarginate, anche in tempi remoti, il cui ricordo invade il presente e lo condiziona pesantemente. La memoria cristallizza il ricordo dell’evento traumatico e lo colloca in una determinata area corporea, in attesa di una sua definitiva risoluzione. Alla lunga, questo segnale tende a far sentire la sua presenza con alcuni sintomi che sono i campanelli d’allarme di un disagio vissuto, recente o antico, conscio o inconscio, che sempre più di frequente affiora anche con disturbi fisici invasivi. Questa condanna, che implica l’impossibilità di svincolarsi dal peso del ricordo, è al tempo stesso la grandezza di ogni uomo, perché la memoria è l’unità costitutiva di ogni cellula e di ogni singolo atomo.

Marilena Pallareti

Docente Forli

Pubblicato sul numero di aprile del periodico lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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