La guerra perpetua

Grande è il disordine sotto il cielo; ma la situazione non è affatto eccellente. Una pericolosa instabilità regna e regnerà sovrana. È la guerra perpetua. La quale ci “pietrifica dentro”, come scriveva Primo Levi. Dietro le guerre in atto tutte le tendenze, che abbiamo nell’ultimo decennio analizzate, vengono esasperate. Mi limito ad indicarne alcune, solo per titoli. Approfondiremo, giorno dopo giorno.

  1. La guerra non finirà il 9 maggio, quando probabilmente Putin dichiarerà una fasulla vittoria. Il Dipartimento di Stato USA lo dice ogni giorno. I Capi di Stato e di governo della UE sono chiamati ad adottare lo “strategic compass” (bussola strategica), strumento fondamentale ancorato alla dimensione euroatlantica per il prossimo decennio, con l’obiettivo di sviluppare una “cultura strategica condivisa”… contribuendo alla “sicurezza globale in un contesto di complementarietà con la NATO”. Dovranno essere incrementate le spese della Difesa “al fine di colmare le carenze strategiche, per implementare le strategie per la cybersicurezza e la connettività spaziale, per rispondere alle minacce derivanti da forme di guerra IBRIDA”. Viene anche affrontato il tema della “base industriale europea della difesa”. I complessi militar/industriali europei gioiscono. In Italia lievitano le azioni di Leonardo Finmeccanica (che ha un gruppo dirigente di totale appartenenza politica PD; il che, forse, spiega in parte l’isteria bellica di Letta). Il testo continua: “cooperation with regional partners, including OSCE, AU, and ASEAN. A new impetus on EU security and defence is compelling (irresistibile)”. Parole aspre, inedite, ultimative.
  2. Dal punto di vista geopolitico (per sommi capi) che cosa scaturisce? Un’Europa molto “americana”(con la UE quasi integrata nella NATO) fin quasi alle porte di Mosca ed una Russia nell’orbita cinese. Vi saranno certo contraddizioni (che nella prossime settimane analizzeremo), ritardi, accelerazione e frenate, ma la traiettoria è quella tracciata. È emblematico il rapporto tra la neutrale Finlandia e la Svezia e la NATO. Gli interessi strutturali e sistemici detteranno le modulazioni; ma indietro non si tornerà. Gli USA ridurranno la Russia a potenza regionale (certo, con il grande ossimoro storico che è una potenza regionale con le testate nucleari), rigettandola in Asia. A Pechino, non a caso, aspro è il dibattito. Vi sono voci importanti russofobe . Vi è preoccupazione che possa essere infranto il mantra cinese della “stabilità”. Del resto stanno evitando schieramenti “di campo” l’India, Israele, gli Emirati Arabi, la metà degli stati africani e latinoamericani. Né con Putin né con Biden: un ulteriore spazio di conflitto tra le superpotenze. E, quindi, fattore potente di instabilità globale. Condivido l’analisi di Limes: “In Europa abbiamo i paesi russofobi ad est dell’Elba, che è sempre stata la frontiera tra Oriente ed Occidente I polacchi sperano di spingere le frontiere euroatlantiche sino al Dniepr, mentre i Russi dovrebbero tenere Crimea e Donbass”. La Gran Bretagna è più che mai ancella degli USA. La Germania intanto riarma con un livelli di risorse finanziarie preoccupante; cade con il riarmo della Germania l’ultimo tabù post seconda guerra mondiale. La Francia è confusa sulla prospettiva strategica. Macron sta tentando di recuperare parte dei tanti voti di estrema sinistra. L’Italia, con l’asse Draghi/Letta è, insieme all’establishment della UE, il cane da guardia euroatlantico. Questo riguarda i governi. Ma le opinioni pubbliche (anche segmenti delle borghesie industriali) sono contro la prosecuzione della guerra, contro l’aumento pazzesco delle spese militari, contro l’invio delle armi al governo ucraino. Propongo, per il mese di giugno, un forum dell’Osservatorio sulle condizioni materiali riguardanti reddito, salario, occupazione, incertezza di vita che scaturiranno nei prossimi mesi (insieme, ovviamente, alla “questione ecologica”). Qui mi basta dire che forze pacifiste e soggettività antagoniste ed anticapitaliste possono trovare la connessione tra internazionalismo e impoverimento degli sfruttati come proprio “programma di fase”.
  3. Andrà negoziato un nuovo sistema di sicurezza europeo. E, al di là delle ipocrisie sulla difesa dei “valori occidentali” andranno disegnate nuove “sfere di influenza”. Teniamo presente che sono scaduti il Trattato sui missili antibalistici, il trattato sulle forze convenzionali in Europa e il trattato sulle forze nucleari intermedie. Resta in vigore, sino al 2026, solo il trattato sulla riduzione delle armi nucleari del 2010. Mentre l’UE ha permesso l’approvazione della legge sui “push-back” illegali, i respingimenti, i centri di detenzione illegali, i muri nel cuore dell’Europa, distruggendo anche la foresta di Bialowieza, patrimonio Unesco, al confine polacco. Si sta realizzando, nel cuore dell’Europa, nei confronti dei migranti un “fascismo delle frontiere” (selettivo e xenofobo), come scrive Flore Murard. Quale sarà l’equilibrio di governo della “nuova Europa”, come la chiama Biden? Con la Polonia che viene riabilitata, che coordina un nuovo patto interstatuale direttamente guidato dagli USA con Moldavia, paesi baltici, Slovacchia ecc., con la nuova centralità dell’Ucraina, fornita di molte armi sofisticate che certamente non verranno restituite. . Se ne preoccupa il Capo di Stato Maggiore, in questi giorni; non se ne preoccupano Draghi, Di Maio, Letta.
  4. Siamo in un’economia di guerra che produce il compimento dell’arco del “suprematismo occidentale”. Non a caso Letta dichiara:” dentro la guerra si costruisce la Nuova Europa”. Attraverso la glorificazione del battaglione Azov le destre e il PD riscrivono la storia della Resistenza antinazista e delle Costituzioni repubblicane (non è un caso l’attacco forsennato all’ANPI).. Forse non ha più senso parlare di “democratizzazione” della UE. Forse dovremo ripartire dai conflitti transnazionali e “meticci”, immaginare nuove istituzioni comunitarie. Mi sembra un terreno di discussione e di iniziativa che diventa attuale. Del resto Draghi ha argomentato che il mercato unico si configura come una costruzione politica e l’euro è esso stesso un “costruttore politico”. Basti ricordare la pretesa dei trattati e delle sentenze della Commissione Giustizia della UE del primato del diritto europeo anche sulle norme costituzionali. La democrazia diventa postura del mercato capitalistico. Stanno, infatti, mutando i fattori fondativi: spazialità economica, equilibri politici, ordinamento giuridico. La guerra, come sappiamo, è costituente; è distruzione; ma ad ogni distruzione segue la ricostruzione, cioè nuovi inediti processi e percorsi di accumulazione del capitale. Anche le sanzioni sono fattori rilevanti di guerra economica. Depotenziano le economie; inducono stagflazione e anche recessione. È in corso, in realtà, una guerra valutaria; che si combatte, sistemicamente, su scala mondiale. Ricorda l’economista Fumagalli che già il compianto Giovanni Arrighi, nel suo importante testo Adam Smith a Pechino, anticipava che il ventunesimo secolo si prefigura come il “secolo cinese”, che sostituisce il ventesimo secolo, il “secolo americano”. L’erosione dell’egemonia del dollaro è un processo da anni in corso che sta subendo una accelerazione, nonostante l’aggressività militare imperialista e il cappio al collo posto dagli USA all’UE. Vi è un punto serio di discussione strategica: si è frantumata Bretton Woods? Si delinea, forse, una nuova governance politico/finanziaria volta a ricreare le premesse di un nuova Bretton Woods? Ma questa volta a trazione asiatica e, comunque, non basata su una sola valuta. Sarà questa la “terza guerra mondiale”?

Giovanni Russo Spena

20/4/2022 https://transform-italia.it

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