La politica dell’odio

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QUANTO SI SPENDE PER SPARGERE ODIO.

Francesco Malatesta e Daniele D’Angeli sono due sviluppatori software che insieme hanno creato e reso disponibile in rete uno strumento per capire, in modo semplice, come vengono spesi i soldi dei vari politici, partiti e organizzazioni affini, nella pubblicità su Facebook. I due programmatori hanno raccolto i dati grezzi da Facebook e poi li hanno aggregati e resi fruibili attraverso dei report, da cui è possibile rilevare quanto i singoli politici, specialmente, abbiano speso per i loro singoli post e anche su quali regioni e fasce d’età abbiano puntato maggiormente. Basta andare sul loro sito internet per sapere, ad esempio, che in media, in un mese, i post sponsorizzati di Matteo Salvini raggiungono quasi cinque milioni di persone, con una spesa di sponsorizzazione per la sua pagina social pari a 130mila euro. Non soltanto. Si può scoprire anche che il grosso di questa spesa, quasi la metà, viene destinata al pubblico votante nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 44 anni. Tra i partiti spende molto anche il Partito Democratico che nel giugno scorso ha speso 130mila euro per raggiungere con i suoi post su Facebook 8 milioni di persone. Tra i singoli leader, invece, chi si è data molto da fare negli ultimi tempi è stata Giorgia Meloni. La deputata di Fratelli d’Italia, infatti, ha raggiunto 5 milioni di persone negli ultimi trenta giorni, spendendo quasi 40mila euro. A farle compagnia c’è il deputato e vice presidente della regione Piemonte, Roberto Rosso, compagno di partito della Meloni, il quale ha speso 23mila euro per sponsorizzare i suoi post e raggiungere più di due milioni di utenti; condizionando, evidentemente, i risultati delle recenti elezioni amministrative piemontesi, puntando a un target di persone mirato, che poi è lo stesso della Meloni, il pubblico social degli over 50.

IL RAPPORTO TRA L’ODIO E IL CONSENSO ELETTORALE. UNA RICERCA DI AMNESTY INTERNATIONAL                                 

Senza ombra di dubbio il politico italiano che ha investito di più, a livello finanziario, in questo tipo di comunicazione, è l’attuale vice-presidente del Consiglio e Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha speso nel periodo compreso tra il 26 aprile e la prima settimana di giugno di quest’anno ben 128mila euro per soli 58 post. Inutile perfino scrivere che la maggior parte di questi riguarda il tema immigrazione. Così, ad esempio, sulla pagina facebook del Ministro troviamo pubblicato il video che mostra parte di una discussione avvenuta alcuni mesi fa tra un capotreno e un passeggero di origine straniera salito a bordo senza biglietto. Il post con il video che ritrae la lite è stato “sponsorizzato” con una cifra che oscilla tra i 10mila e i 50mila euro, in un periodo di tempo compreso tra il 10 e il 24 maggio scorso, proprio in concomitanza delle elezioni europee, ed «è stato visualizzato da un milione di utenti di sesso maschile di età compresa tra i 25 e i 34 anni, soprattutto in Campania, Lombardia, Sicilia, ottenendo 80mila mi piace e generando oltre 22mila commenti». Di questo tenore: «Dobbiamo finirla con questa invasione africana e islamica». E poi ancora: «devono stare in Africa, non abbiamo bisogno di loro. Sono un pericolo per noi. Un augurio a tutti i buonisti, che vi capiti quello giusto a tutti».

A riferire dati di questo tipo è una ricerca di Amnesty International che è stata pubblicata qualche giorno fa. Dal 15 aprile al 24 maggio di quest’anno 180 attivisti della sezione italiana dell’organizzazione internazionale che si batte per i diritti umani hanno monitorato, appositamente istruiti e servendosi di appositi algoritmi, i candidati italiani alle elezioni europee, osservando anche le reazioni e risposte degli utenti, per «rilevare le eventuali correlazioni tra toni e messaggi veicolati dalla politica e il sentimento degli utenti dei social rispetto a determinati temi e gruppi di persone». Una metodologia di lavoro che al momento non ha altri precedenti, dato che non si conoscono, a oggi, rilevazioni così estese rispetto alla campagna elettorale delle scorse elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, né in Italia né in altri paesi dell’Unione europea. Un monitoraggio di questo tipo che Amnesty International aveva già realizzato per le elezioni politiche italiane del 2018 e che era finito in un rapporto specifico, ora aggiornato dopo le europee, che in tutti i casi pone in rilievo il rapporto attualmente costruito dalle forze politiche sovraniste tra i sentimenti di odio e rancore verso le fasce più povere della popolazione e il consenso elettorale.

Ecco dunque alcune elementi per capire meglio l’ottima performance elettorale in Italia e in Europa di un politico come Giorgia Meloni, per esempio, che tra il 7 maggio e il 22 giugno di quest’anno ha speso più di 30mila euro per sponsorizzare 70 post su facebook, dei quali dodici contenenti frasi offensive verso minoranze religiose e rom. Così il post «No all’islamizzazione dell’Europa» ha ottenuto, con un investimento stimato tra i mille e 5mila euro, un pubblico pari a un milione di utenti, generando oltre 2mila commenti di questo tipo: «il problema è che ne abbiamo già troppi in Italia e continuano a figliare come le coniglie». E ancora: «prima di riuscire a fermare gli arrivi, ci ritroveremo in minoranza etnica e l’Italia diventerà islamica».

Gaetano De Monte

5/7/2019 www.dinamopress.it

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