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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Culture, Editoria Libera, Internazionale, Politiche di Rifondazione, Storia e Lotte — Maggio 13, 2021 8:27 am

    Nei giorni precedenti i raid aerei e l’offensiva militare di Israele nella Striscia di Gaza, a Gerusalemme la polizia istraeliana ha intrapreso ed intensificato una campagna di repressione contro i palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah alla Porta di Damasco, fino al complesso di Al-Aqsa

    La polizia israeliana intensifica la violenza a Gerusalemme

    Pubblicato da franco.cilenti

    [ULTIMI AGGIORNAMENTI]: L’aumento delle violenze a Gerusalemme e in Cisgiordania, di cui si parla in questo articolo, è intanto sfociato in una vera e propria offensiva militare che Israele sta combattendo sulla pelle della popolazione palestinese residente nella Striscia di Gaza. L’esercito Israeliano sta compiendo numerosi raid aerei, che si susseguono da giorni. Il Ministero della Salute palestinese ha fornito in giornata gli ultimi dati sul numero di vittime causate da questi attacchi: putroppo, siamo a 43 morti di cui 13 bambini mentre sono stati certificati oltre 150 feriti. I raid arei continuano e pare che i militari stiano spostando forze corazzate verso la Striscia, tra cui carri armati, veicoli da trasporto e bulldozer D9. Verso le 20 di ieri sera, l’esercito ha anche dispiegato cannoni di artiglieria lungo il confine, per la prima volta dalla guerra di Gaza del 2014 (ndr)

    La scorsa settimana per quattro giorni consecutivi la polizia israeliana ha disperso giovani palestinesi che erano venuti a Sheikh Jarrah per mostrare il loro sostegno alle famiglie che rischiavano l’espulsione forzata da parte dei coloni nel quartiere di Gerusalemme Est. La polizia ha definito le veglie notturne “scontri” e “rivolte”. Quando, in realtà, è stata la polizia a ricorrere alla violenza.

    Negli ultimi tre giorni, i palestinesi a Sheikh Jarrah hanno iniziato ad affrontare attivamente la polizia e i coloni, dando anche fuoco all’auto di un colono. I palestinesi nel quartiere stanno protestando contro lo sfratto di quattro famiglie dalle loro case che verranno sostituite da coloni israeliani. Proprio come quando la polizia ha cercato di vietare ai palestinesi di riunirsi alla Porta di Damasco nella Città Vecchia durante la prima metà del Ramadan, i poliziotti a Sheikh Jarrah hanno usato eccessiva forza, che è stata seguita da ulteriore forza. Quando i palestinesi hanno affrontato la polizia, gli agenti l’hanno usato come pretesto per intensificare la violenza.

    Venerdì, durante la manifestazione settimanale a Sheikh Jarrah, i poliziotti hanno lanciato granate stordenti contro una folla di attivisti, perlopiù israeliani di sinistra. In tarda serata, ai palestinesi che erano arrivati da Umm al-Fahem nel nord di Israele è stato impedito l’accesso al quartiere dalla polizia e sono stati costretti a consumare il loro pasto Iftar – banchetto notturno che rompe il digiuno del Ramadan – sul marciapiede.

    Improvvisamente, la via Uthman ibn Affan di Sheikh Jarrah ha cominciato ad assomigliare alla segregata via Shuhada di Al Khalil, con un elevato numero di posti di blocco, centinaia di poliziotti armati, cavalleria, ufficiali che andavano in giro con mappe e coloni che entravano ed uscivano piuttosto liberamente. Tuttavia ai palestinesi e agli attivisti di sinistra è stato impedito l’ingresso a Sheikh Jarrah senza alcuna giustificazione legale.

    Mentre le famiglie palestinesi in pericolo di sfratto hanno consumato il loro pasto Iftar di fronte alla casa della famiglia Ghawi – di cui i coloni si sono impossessati nel 2009 – i coloni fuori casa ballavano e cantavano canzoni dello Shabbat sotto la protezione di decine di agenti di polizia armati.

    La sera precedente, un colono aveva spruzzato dello spray urticante contro i palestinesi che stavano rompendo il loro digiuno di fronte alla casa della famiglia Ghawi. L’incidente si è rapidamente trasformato in uno scontro, con palestinesi e coloni che si lanciavano sedie e altri oggetti l’uno contro l’altro mentre la polizia si ritirava. Non sorprende che il giorno dopoSalah Diab, uno dei leader della lotta contro i coloni del quartiere, sia stato arrestato per “aggressionedi matrice nazionalista”. Nessun colono coinvolto nella mischia è stato arrestato.

    Quella stessa notte ho filmato il vicesindaco di Gerusalemme, Aryeh King, che diceva a un noto attivista palestinese, Muhammed Abu Hummus, venuto a Sheikh Jarrah per mostrare la sua solidarietà ai residenti, che è un peccato che non si sia preso una pallottola in testa. Come ha riportato Orly Noy, il comune di Gerusalemme ha deciso di trattare le affermazioni di King, rivolte a un cittadino di una città di cui è responsabile, come una “faccenda personale”.

    Questo è il contesto in cui si sono verificati i fatti accaduti venerdì sera nel complesso di Al-Aqsa, quando le forze di sicurezza israeliane hanno ferito oltre 200 palestinesi, 14 dei quali sarebbero stati colpiti in faccia o alla testa da armi impiegate per controllare la folla. I media israeliani hanno preferito concentrarsi sulle notizie riguardanti gli agenti di polizia che sono stati leggermente feriti durante le presunte “rivolte”, mentre il giornalista israeliano Ron Ben-Yishai ha scritto che la polizia ha agito “in modo ragionevole”, infatti senza disposizioni precise “è possibile che l’unica strada praticabile sia aprire il fuoco sui manifestanti”. Eppure, le testimonianze e i filmati raccontano una storia diversa.

    Secondo un palestinese che ieri era presente ad Al-Aqsa e che ha espresso il desiderio di rimanere anonimo, la violenza è iniziata dopo che un agente di polizia ha lanciato una granata stordente contro i fedeli a Chain Gate, vicino all’ingresso del complesso. “Dopo di che, [i palestinesi] hanno iniziato a lanciare pietre contro i poliziotti”, ha riferito il palestinese, “ma invece di porre fine all’incidente, centinaia di poliziotti hanno fatto irruzione nel complesso, dando luogo a scontri. La situazione all’interno era davvero pericolosa, la polizia ha sparato indistintamente. Sembrava volessero aggravare la situazione”.

    Un giornalista palestinese che era all’interno del complesso ha detto che la polizia ha sparato direttamente ai giornalisti, ha attaccato i manifestanti e ha lanciato granate stordenti in un ospedale che stava curando i feriti.

    La decisione della polizia di intensificare la violenza dimostra quanto fosse interessata all’escalation, soprattutto in vista del Laylat al-Qadr di sabato sera, la notte più sacra per l’Islam, della marcia nazionalista annuale che attraversa la Città Vecchia che si svolge il Giorno di Gerusalemme e l’udienza della Corte Suprema sullo sfratto delle famiglie dalle loro case a Sheikh Jarrah – che avrà luogo lunedì.

    Sabato sera la polizia ha reso difficile per i fedeli raggiungere Al-Aqsa, bloccando parti della Strada 1, la via principale per Gerusalemme dal centro di Israele, così come il checkpoint Macabbim sulla Strada 443 in Cisgiordania, presidiato per impedire a centinaia di cittadini palestinesi di Israele di pregare nel complesso. Tuttavia, i tentativi di impedire ai cittadini palestinesi di raggiungere Gerusalemme sono stati vani, poiché centinaia di persone hanno abbandonato le loro auto e hanno marciato verso Gerusalemme a piedi. Sulla strada 443, i residenti palestinesi della Cisgiordania hanno fornito ai manifestanti acqua e cibo per rompere il loro digiuno del Ramadan.

    Intanto la polizia verso sabato sera aveva completamente bloccato gli ingressi a Sheikh Jarrah, permettendo ai coloni di uscire scortati dalla polizia.

    Se si può imparare qualcosa dal successo dei giovani alla Porta di Damasco, che il mese scorso sono riusciti a costringere la polizia a revocare il divieto di assembramenti in piazza, è che Israele avrà difficoltà a reprimere le proteste palestinesi con la forza. Israele lo ha imparato a sue spese quando ha cercato di installare metal detector all’ingresso del complesso di Al-Aqsa, evento che nel 2017 è stato accolto da un’ondata di disobbedienza civile palestinese.

    Venerdì sera alla Porta di Damasco la polizia ha cominciato a disperdere la folla – tra cui famiglie e bambini che lasciavano le preghiere notturne ad Al-Aqsa – sparando liquido maleodorante dalla “Skunk” (arma non letale usata per il controllo della folla dalle forze di difesa israeliane) ai fedeli e lanciando granate stordenti ai bambini.

    I soldati israeliani dell’unità speciale SWAT vagavano per le strade e intimidivano la folla. Hanno respinto le persone senza essere provocati, le hanno minacciate con le loro armi e in un caso hanno anche confiscato e buttato le chiavi di un veicolo che viaggiava su una strada vicina. Un idrante della polizia ha spruzzato acqua nei negozi palestinesi e sui chioschi di fronte alla Porta di Damasco. Al momento della pubblicazione, 64 palestinesi sono stati feriti dalle forze di sicurezza israeliane, molti dei quali da proiettili di gomma e granate stordenti.

    Mentre continuano le trattative sulla formazione di un governo di unione tra Naftali Bennett e Yair Lapid, c’è una persona che ha grande interesse ad accendere la scintilla che potrebbe far bruciare Gerusalemme: il Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Quanto avvenuto a Gerusalemme Est sembra destinato a continuare, in particolare nel complesso di Al-Aqsa. Nell’eventualità che i militanti palestinesi di Gaza scelgano di rispondere con attacchi missilistici, sarà molto difficile per gli estremisti di destra, come Bennett e LikudnikGideonSa’ar, unirsi ad un governo con il partito laburista di sinistra e Meretz.

    Oren Ziv

    Articolo pubblicato su 972mag.com

    Traduzione in italiano di Giulia Musumeci per DINAMOpress

    Immagine di copertina: repressione della polizia, 8 maggio, Gerusalemme. Foto di Oren Ziv

    12/5/2021 https://www.dinamopress.it/

    Tags: bambini palestinesi Cisgiordania Gaza Israele Netanyahu Oren Ziv Palestina Palestina libera Palestina occupata Palestinesi repressione a Gaza repressione israeliana stragi israeliane in Palestina Torture israeliane in Palestina
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