“La precarietà è un danno”. Importante sentenza a favore di alcuni lavoratori nella sanità

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Un’altra importante sentenza a favore dei precari del pubblico impiego. Parliamo in particolare della sanità: con la sentenza del 15 marzo scorso le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno stabilito che le Aziende Ospedaliere non possono più ricorrere al continuo rinnovo dei contratti a tempo determinato senza assumere personale tramite concorso. Se lo fanno, devono risarcire il danno cagionato ai propri dipendenti per averli costretti ad una condizione di precarietà. Ne dà notizia il Codacons, che ha avviato da tempo una battaglia giudiziaria in favore dei precari italiani.

“La vicenda – spiega l’associazione – nasce dal ricorso presentato presso il Tribunale di Genova da due dipendenti assunti a termine dalla Azienda Ospedaliera Universitaria “San Martino”, i cui contratti a tempo determinato venivano di volta in volta rinnovati addirittura dal 1999. Il ricorso è stato presentato per ottenere la stabilizzazione, le differenze retributive dovute in relazione all’anzianità di servizio maturata e il risarcimento del danno per gli anni di precariato cui i ricorrenti erano stati costretti.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Genova hanno dato ragione ai due lavoratori e, il 15 marzo scorso, anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione (Pres. Renato Rordorf, Rel. Giovanni Amoroso), hanno duramente condannato il comportamento della Azienda Opsedaliera, scrivendo nella sentenza: “Il lavoratore, che abbia reso una prestazione lavorativa a termine in una situazione di ipotizzata illegittimità della clausola di apposizione del termine al contratto di lavoro o, più in generale, di abuso del ricorso a tale fattispecie contrattuale, subisce gli effetti pregiudizievoli che, come danno patrimoniale, possono variamente configurarsi”.

Con particolare riguardo, poi, alla prova in giudizio del danno, il principio affermato dalla Corte è stato, se possibile, ancora più rivoluzionario. Le Sezioni Unite hanno infatti chiarito che il danno per il dipendente pubblico è altro rispetto a quello subito dal lavoratore privato, posto che, nel caso del pubblico dipendente: “occorre (…) una disciplina concretamente dissuasiva che abbia, per il dipendente, la valenza di una disciplina agevolativa e di favore”.
Ecco dunque, il principio di diritto affermato dalle Sezioni Unite: “nel regime del lavoro pubblico contrattualizzato in caso di abuso del ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato da parte di una pubblica amministrazione il dipendente, che abbia subito la illegittima precarizzazione del rapporto di impiego, ha diritto al risarcimento del danno con esonero dall’onere probatorio nella misura e nei limiti di cui alla l. 4 novembre 2010, n. 183”.

26/3/2016 www.controlacrisi.org

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