La relazione antidroga: senza politica e tanta repressione

La scorsa settimana è stata finalmente pubblicata sul sito del Dipartimento Antidroga, la “Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, riferita ai dati del 2019. Un ritardo di quattro mesi rispetto alla prescrizione di legge ma anche sul Libro Bianco sulle droghe che invece, puntuale da 11 anni, è stato presentato il 26 giugno scorso.

Quest’anno la relazione governativa appare molto più completa rispetto alle ultime, addirittura 100 pagine in più di dati, alcuni interessanti. È però assente la stima aggiornata del consumo delle sostanze da parte della popolazione generale.

L’ultimo studio pubblicato risale al 2017, quello di quest’anno è stato rinviato causa COVID. In questa relazione da un lato vengono riportate le stime dell’ISTAT basate sui dati 2017 sul mercato delle droghe, dall’altro viene presentato lo studio sulle acque reflue, che appare una rimasticatura di ricerche assolutamente inutili. È evidente che non sono elementi sufficienti per capire quali sostanze consumino e con che modalità gli italiani.  Fra i dati disponibili invece, vi sono quelli dell’indagine del CNR sugli studenti. Secondo lo studio ESPAD 2019 ci sarebbe una sostanziale stabilità nei consumi, con addirittura una tendenza alla diminuzione dei consumi di molte sostanze e di alcune di queste anche dell’uso frequente. Nonostante i periodici allarmi della stampa, la realtà sembrerebbe quindi assai diversa.

Il dato sull’accessibilità delle sostanze per i più giovani contraddice le aspettative che potrebbero venire dal vantato sforzo dell’apparato delle forze dell’ordine. L’83% degli studenti che la usano dichiara di potersi procurare con facilità la cannabis, quasi l’80% di questi “in strada”. La cocaina è facilmente reperibile per il 77,5% degli utilizzatori, l’eroina per il 68%. Si conferma dunque la forza del mercato illegale.

Veniamo alla cannabis: nel 2019 sono 15.446 gli utenti in carico ai SerD, in aumento del 2% rispetto al 2018. Rappresentano circa lo 0,2% dei consumatori italiani di cannabis, mentre per 426 persone (0,007%) è stato necessario un ricovero a seguito del consumo di cannabinoidi. Anche quest’anno nessun morto è attribuibile alla sostanza illegale più consumata e perseguita in Italia, mentre sono state 373 le morti per overdose, la maggior parte per eroina, purtroppo in aumento di circa il 10% come accade ormai da tre anni.

Interessante l’analisi nel dettaglio delle segnalazioni ai Prefetti per consumo (art. 75): l’età media è 24 anni e si conferma un costante aumento dei minorenni segnalati, la quasi totalità (97%) per cannabis. Cannabis che, pur in calo, continua a farla da padrona anche nelle operazioni di polizia. Il numero delle operazioni con obiettivo la cocaina ha ricominciato a salire dopo anni di letargo e distrazione.

Importanti conferme emergono per le nostre analisi dal capitolo riguardante il rapporto fra i processi per droga e le condanne. Se analizziamo i dati consolidati, constatiamo come nel 2009 il 70% dei reati per droga ha portato alla condanna passata in giudicato. Un rapporto che arriva all’85% via via che ci avviciniamo al 2019 (dato che sconta la velocità dei riti abbreviati). Comunque sia un terzo dei condannati per droga termina l’iter processuale entro l’anno dalla denuncia, il 76% entro i tre anni. Il Testo Unico sulle droghe conferma un’efficienza senza pari nel mandare in carcere le persone.

Drammatica conferma che viene dai dati abnormi del carcere per violazione dell’art. 73 del Dpr 309/90, sia sulle presenze che sugli ingressi.

Manca anche questa volta una qualsiasi assunzione di responsabilità politica e una vera discussione sulla riforma non è all’orizzonte. Altro che discontinuità. Negli Stati Uniti anche con i referendum si legalizzano cannabis e psilocibina e in Italia dobbiamo difenderci dall’arresto anche per i fatti di lieve entità!

Leonardo Fiorentini

Direttore di Fuoriluogo

18/11/2020 https://www.fuoriluogo.it

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