La salute in carcere

“Non dimentichiamoci dei detenuti”, così esordisce l’editoriale della rivista Lancet Global Health pubblicato il 1° Febbraio 2022, ricordando l’appello del Premio Nobel Desmond Mpilo Tutu (1). Secondo un report redatto dalle Nazioni Unite, alla fine del 2019 il numero di persone dietro le sbarre di un carcere è aumentato del 25% dall’inizio del nuovo millennio, per un totale di circa 11 milioni di detenuti nel mondo (2). Il tasso di detenuti ogni 100.000 persone varia a seconda del Paese: l’Italia conta 91 prigionieri ogni 100.000 abitanti mentre gli U.S.A., il Paese con il tasso più alto nel mondo, ne conta 629 (3).

Health Affairs (4) analizza a fondo il fenomeno. Un aumento del 500% delle incarcerazioni negli ultimi 40 anni in America, pare non sia dovuto semplicemente a un aumento della criminalità, ma anche alla “War on Drugs”, alle tendenze discriminatorie verso le popolazioni svantaggiate e nei confronti di chi è affetto da malattia mentale.  Se guardiamo ai detenuti attraverso la lente della sanità pubblica, lo stato di salute di questa popolazione non è affatto equiparabile a quello della popolazione generale. Si stima che tra tutti i carcerati nel mondo il 3.8% sia affetto da HIV, il 15.1% da epatite C, il 4.8% da epatite B e il 2.8% da tubercolosi attiva. Fra le altre patologie particolarmente frequenti in questa popolazione rinveniamo la scabbia e altre infezioni sessualmente trasmissibili (gonorrea, clamidia o sifilide) (5). Sono proprio le malattie infettive, da sempre paradigma di diseguaglianza in salute pubblica, che rispecchiano in buona parte le condizioni abitative e di vita come determinanti fondamentali. Secondo un rapporto dell’OMS (6) ad esempio, i prigionieri sono più esposti alla tubercolosi a causa di fattori esogeni che causano sovrainfezione e progressione della malattia come: scarsa ventilazione, affollamento delle celle, malnutrizione, trasferimenti frequenti di prigionieri, comportamenti sessuali a rischio e accesso limitato alle cure. In Europa, il tasso di notifica di tubercolosi nelle prigioni è 17 volte più alto rispetto alla popolazione generale. In uno studio condotto da Lancet (7), emerge come più della metà degli individui infetti da HCV abbia tre fattori di rischio compresenti quali: carcerazione, assenza di fissa dimora e uso di droghe iniettabili.

Francesca Grosso

CONTINUA SU https://www.saluteinternazionale.info/2022/05/la-salute-in-carcere

18/5/2022

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *