La salute mentale a Gaza

Sono un medico che ha lavorato per diversi anni sia come clinico/chirurgo che come medico di salute pubblica in Africa orientale e nel Territorio Palestinese Occupato (oPt), in particolare nella Striscia di Gaza dove ancora mi reco regolarmente come volontario con il PCRF (Palestine Children’s Relief Fund). Non sono quindi uno psichiatra o uno psicologo; tuttavia, avendo vissuto in diversi contesti di guerra e violenza collettiva, carestia ed epidemie, ho esperienza diretta di persone che subiscono violenze e sofferenze.

La Striscia di Gaza, soprattutto negli ultimi 15 anni dall’inizio del blocco imposto da Israele nel 2007, è un chiaro esempio di popolazione sottoposta a due tipi di violenza: violenza diretta,attraverso bombardamenti e assalti militari, e violenza indiretta, dovuta a un assedio soffocante, impermeabile e implacabile che ha portato alla privazione economica, alla mancanza di libertà di movimento e alla mancanza di accesso a beni e servizi essenziali come cibo, elettricità, assistenza sanitaria, acqua potabile e diritti umani fondamentali. Tutto ciò ha avuto un impatto devastante su salute, igiene e istruzione. Più di 2,1 milioni di abitanti di Gaza vivono in un territorio molto densamente popolato (>5000/kmq). Secondo il diritto internazionale, Israele è una potenza occupante. Sebbene nel 2005 abbia ritirato la sua popolazione di coloni dalla Striscia di Gaza, Israele continua a controllare l’ingresso e l’uscita da Gaza via terra, mare e aria. Allo stesso modo, controlla il registro della popolazione, le reti di telecomunicazioni e molti altri aspetti della vita quotidiana e delle infrastrutture di Gaza.  Oltre ai danni fisici, l’assedio di Gaza ha prodotto una crisi di salute mentale soprattutto per bambini e giovani.

Angelo Stefanini

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