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    Blog, Cronache Politiche — Aprile 3, 2015 6:29 am

    La “Buona scuola”: I docenti di ruolo col Ddl scuola di Renzi diventeranno licenziabili a tutti gli effetti al momento sono gli unici dipendenti pubblici a non avere più la sicurezza del posto di lavoro!

    La Sindrome del Burnout colpirà i docenti.

    Pubblicato da franco.cilenti

    Studenti in piazza contro La Buona Scuola Gli esiti della consultazione on line sulla «Buona scuola» hanno bocciato il progetto aziendalistico (scuola-imprea), scatenando l’ira di Renzi, il quale ha pensato di servire l’ennesimo piatto avvelenato sotto forma di DDL, che comunque non presenta nulla di nuovo rispetto alle linee guida della “Buona Scuola” e quindi resta (nel suo orientamento ideologico di fondo) aziendalistico. Il ruolo sociale del lavoratore-insegnanteè ulteriormente svilito, un posto a tempo indeterminato non ci sarà per tutti coloro che hanno accumulato titoli ed esperienza per averlo. Ciò è l’ennesima dimostrazione di come questo governo, tanto quanto quelli che lo hanno preceduto da venticinque anni a questa parte, miri solo ad asservire l’etica efficientista del servizio pubblico, facendo finta di non sapere che gli insegnanti, per progredire, hanno bisogno di tempo sottratto al puro lavoro e alla loro vita. Da un lato(la vendetta), la verticalizzazione della gerarchia scolastica si è accentuata e concede anche ai dirigenti-manager (che già esistono) il potere di scegliere gli insegnanti. Dall’altro lato, ( il boccone avvelenato), travestito da bonus di 500 euro l’anno per le spese culturali dei docenti, ricorda molto la manovra degli 80 euro in busta paga per alcune fasce di reddito e, ancor di più, i “doni” distribuiti dalla vecchia DC.  Andrebbero stanziati fondi per il rinnovamento delle scuole, per porre fine alla tassazione mascherata delle famiglie, che coprono le spese necessarie al funzionamento dignitoso della scuola dei loro figli, ma per questo sono disponibili pochi spiccioli” meglio dire non si  “favella”. Ovviamente, nulla è detto sui problemi della didattica e di che cosa significhi essere studenti o insegnanti oggi; il problema educativo, insomma, è del tutto omesso. Il Governo Renzi non ha compreso che un paese non è un’azienda, come afferma il Premio NobelKrugman.  L’aziendalismo diviene ideologia politica e non una dottrina economica: per Renzi tutto è azienda, anche i singoli individui. L’aziendalismo è il modo in cui cerca, stentatamente, di governare le contraddizioni del sistema capitalistico-finanziario, ma alla fine, il suo vero obiettivo politico è una forma di autoritarismo che fa del decisionismo, subalterno alle esigenze del capitale, l’unico principio guida. Ciò rappresenta il paternalismo (la vera natura dell’aziendalismo), come già nella retorica berlusconiana, del buon Padre di famiglia, che, come il Duce, era anche buon Dirigente, buon Imprenditore, buon Soldato. Se si realizzeranno al meglio tali figure (Padre, Dirigente, Imprenditore, Soldato…),  il fascismo non sarà  lontano. L’ideologo del Jobs Act  ha fatto capire non solo a noi adulti, ma anche alle giovani generazioni cosa li aspetti fuori. Le norme contenute nel DDL “La Buona Scuola” mettono in seria discussione l’insegnante di Ruolo Ordinario. L’insegnante di ruolo scompare; perde la titolarità di cattedra, viene equiparato a qualsiasi dipendente  con contratto a tempo determinato e sottoposto alla roulette della disoccupazione anche nel caso in cui sia in servizio da oltre 35 anni. La strada della pensione (sempre più lontana, visto l’ innalzamento dell’ età pensionabile portata a 66/67 anni) pone il docente in “un vicolo cieco”. Non c’è via di scampo: se il docente finisce nell’ albo per la mobilità territoriale (perché le ore della sua disciplina sono diminuite o tolte, perché spesso assente per motivi di salute, o perché non è nelle “grazie” del Dirigente), il Dirigente Scolastico può decidere di chiamare qualcun altro al suo posto e di depennarlo  dalla lista dell’organico della scuola dove ha sempre insegnato. Da un lato dovrà continuare a prestare servizio per altri 10/15 anni sempre nella stessa sede, dato l’innalzamento dell’età pensionabile, e non potrà pretendere un cambio di cattedra (insegnamento in altra disciplina perché in possesso di abilitazione) o un avvicinamento a casa. Ma non sarebbe possibile evitare di finire nelle mire di qualche Dirigente Scolastico dispotico, che con le sue discutibili decisioni potrebbe provocare un grave stato di tensione, aggravando quello che da tempo è in atto nella scuola e che gli specialisti chiamano burnout, ovvero quel fenomenocausato dalla grave perdita dei diritti faticosamente conquistati negli anni. L’ attuale scuola si sta congedando. Il DDL n. 2994, rubricato come “Riforma del Sistema Nazionale di Istruzione e Formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti”, depositato il 31 marzo alla Camera ed assegnato alla Commissione Cultura, che dovrà avere il parere della Commissione Bilancio e della Commissione Lavoro, verrà licenziato a breve. Il comparto scuola da sette anni non vede il rinnovo del proprio contratto di lavoro e, come se non bastasse, da anni ha pure gli scatti di anzianità bloccati.  Un insegnante con 36/37 anni di servizio, da settembre 2015, si troverà nella condizione di poter essere licenziato, in quanto ormai l’intero popolo è assuefatto alla favola che da tempo ci raccontano: “c’è la crisi dobbiamo fare sacrifici…” quindi Privato è bello ed ineluttabile.  Io speriamo che me la cavo! Da anni il sistema ha portato l’ intera collettività alla solitudine competitiva. Non è la finanza che ha creato la crisi, è la finanza che ha anticipato la crisi. Siamo all’ interno di una crisi sistemica, la costruzione di nuovi mercati finanziari è passata e continuerà a passare attraverso quello che abbiamo conosciuto come welfare state e verrà gradualmente istituzionalizzata, al punto da mettere in discussione la democrazia. Occorre modificare la favola!!!! Marilena Pallareti Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute 2/4/2015

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    Autore: franco.cilenti
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