La solidarietà tra lavoratori e lavoratrici: la storia dell’infermiera Gina De Angeli

gina de angeli

Presidio di fronte al Tribunale, per protestare contro la condanna che il Giudice, dottor Tori Giovanni, del Tribunale di Massa ha inferto (un mese di carcere e 103€ di ammenda) all’infermiera professionale Gina De Angeli del “Collettivo Sanità S.O.S.” e del “Sindacato è un’altra cosa-Opposizione Cgil”, colpevole di “aver promosso una manifestazione non autorizzata a Carrara il 10 giugno 2013”.

La realtà è ben altra e diversa. Gina non ha promosso alcuna manifestazione non autorizzata, le lavoratrici della ditta di pulizie ex “Dussmann”, in grado di intendere e di volere, hanno deciso di trasferirsi dalla Piazza “Sacco e Vanzetti” al Comune per un incontro con il Sindaco, incontro che si tenne e la vertenza si risolse positivamente per le lavoratrici. Lo spostamento (piccolo tratto pedonale) avvenne spontaneamente ed alla spicciolata. Il presidio era stato promosso dalle OO.SS. Cgil-Cisl-Uil.

Diverse testimonianze alle udienze confermano ciò, a differenza di quella del sig. Costi Giorgio del commissariato di polizia di Carrara.

A seguito della condanna, numerosi cittadini/e, nel manifestare incredulità e stupore, si sono posti la semplice domanda: “Perché un giudice può arrivare fino a tanto?!”, cioè a emettere una sentenza che vuole disarmare la solidarietà tra lavoratori e lavoratrici, a scoraggiare le iniziative in difesa del posto di lavoro, del salario, della salute e sicurezza, dei diritti contrattuali.

Arrivando, persino, ad utilizzare un lugubre arnese del ventennio: l’art.18 del Regio decreto n.773 del 1931, Testo Unico di Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.).

La riflessione è che ogni elemento di conflitto o di lotta deve essere sanzionato, punito e represso, all’insegna del “colpirne uno per educarne 100”.

Fa specie che certi giudici si prestino a questo gioco, anche perché, se l’obiettivo era di scoraggiarci e intimidirci, la sentenza di condanna ha provocato l’effetto contrario. In questi giorni abbiamo denunciato la vicenda e informato i viaggiatori alla stazione Fs, gli utenti all’Ospedale Noa, i cittadini/e in centro città, ed oggi siamo qui di fronte al Tribunale e continueremo fino a che non vi sarà verità e giustizia per Gina.

E’ molto grave che simili “messaggi” siano indirizzati a lavoratori e lavoratrici per indurli al silenzio, alla rassegnazione, alla paura … anche di fronte a palesi ingiustizie e soprusi come la perdita del lavoro o l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro.

Una profonda riflessione e una sincera autocritica, sarebbe opportuna anche da parte di taluni giudici.

La coscienza, la lotta e organizzazione, sono il migliore antidoto alla rassegnazione e alla paura …

Comitato “Solidarietà e Unità”

Si può contribuire alle spese legali tramite IBAN: IT37406175136180000896480

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