La Tav fa aumentare la sete

La grande siccità che ha colpito il nostro paese non è un evento straordinario, ma è parte della futura normalità della crisi climatica.

Crisi che trasformerà radicalmente il nostro paese e di cui già ora vediamo gli effetti: dall’Agricoltura che potrebbe registrare una riduzione del 30% dei raccolti, mettendo in grande difficoltà anzitutto le piccole realtà agricole, alle centinaia di Comuni che in Piemonte devono già misurarsi con il razionamento delle acque e il rifornimento tramite autobotti.

Aggiungendo a questi la radicale modifica dell’ecosistema montano, con lo scioglimento dei ghiacciai e l’effetto del caldo straordinario su flora e fauna.

La siccità e la crisi idrica che ne consegue si inseriscono all’interno di una serie di eventi climatici sempre più violenti come alluvioni, tempeste e incendi che da nord a sud ogni anno fustigano la penisola e di cui aumenteranno frequenza e intensità.

Come in Italia, così nel resto del mondo: le istituzioni hanno prima ignorato le previsioni della comunità scientifica e di chi ha lottato per difendere la terra e l’ambiente.

Oggi rispondono alla situazione con il solito approccio emergenziale, votato al profitto: poiché economicamente non conveniente, nulla è stato fatto per prevenire e mitigare gli effetti della crisi climatica. Lo abbiamo visto con la gestione della pandemia di Covid19: poco importa a chi detiene il potere affrontare le radici del problema, salvare vite umane e garantire una vita degna, se di fronte a loro vi è la necessità di salvare il sistema economico.

Nonostante in Italia gli acquedotti perdano in media oltre il 40% dell’acqua non è ancora stata affrontata la manutenzione della rete idrica e storicamente i governi hanno preferito dedicarsi a cercare di privatizzare l’acqua e altri beni e servizi fondamentali, come la sanità.

Sta a noi riscrivere il modello economico ed energetico, di vita, di spazi urbani, rurali e montani.

Anche per quanto riguarda il nostro territorio abbiamo accusato gli effetti di questa grande siccità. In Val di Susa alcuni rifugi hanno dovuto chiudere per la stagione estiva a causa della mancanza di acqua corrente e diverse colture sono state segnate dalle condizioni metereologiche. Inoltre, l’ambiente montano rischia di vivere una trasformazione senza precedenti. In questo scenario, i promotori del Tav Torino – Lione ed il governo italiano insistono nella volontà di costruire una grande opera inutile. Il tunnel TAV, se completato causerà ogni anno una dispersione idrica pari al fabbisogno di 600mila persone, e già oggi, col tunnel di esplorazione, causa la perdita irrimediabile dell’acqua pari al fabbisogno di 40mila persone.

I nostri fiumi, i nostri laghi e le nostre fonti rischiano di essere prosciugati per la folle sete di profitto: fanno il deserto e lo chiamano progresso!

Crediamo che sia giunto il momento di incontrarsi con tutte quelle realtà regionali e nazionali che ritengono sia necessario e urgente mettersi in movimento su questi temi e ragionare su come costruire una risposta dal basso agli eventi metereologici estremi ed agli effetti reali della crisi climatica, che si prenda carico di sfidare il modello di sviluppo mortifero che ci è imposto.

Mutuando un motto che ci è caro, fermarli tocca a noi!

Per questi motivi vi invitiamo a partecipare all’assemblea che si terrà il 24 luglio alle 14 al presidio di Venaus nella cornice del campeggio di lotta No Tav.

13/7/2022 https://www.notav.info

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