La trappola di Sainte-Soline. Dopo la manifestazione in Francia contro i mega-bacini

da: lundimatin

La manifestazione contro i mega-bacini di Sainte-Soline doveva essere una festa. I accorsi a decine di migliaia, si sarebbero uniti per marciare verso l’assurdo cratere, simbolo dell’accaparramento da parte di pochi di un “bene comune”. C’erano state le minacce della prefettura, il divieto di assembramento e il dispiegamento di tremila e duecento forze dell’ordine. Come la volta precedente, il 29 e 30 ottobre 2022, si contava sull’audacia, sull’astuzia e l’inventiva del movimento per sventare il ridicolo e poliziesco assedio di un buco. Tutti pensavano che si sarebbe vinto. Come impedire a trentamila persone determinate di raggiungere l’obiettivo di penetrare in quel cratere vuoto ma pieno di significato? Nessuno pensava che lo stato sarebbe stato pronto a tutta quella violenza e brutalità per salvare la faccia, per difendere il buco. In un’ora e mezza sono stati sparati quattromila colpi, lacrimogeni, granate, proiettili di gomma. Duecento persone sono rimaste ferite, quaranta in modo grave, due in pericolo di vita.

Quello che è successo a Sainte Soline – non stiamo parlando delle migliaia di persone presenti, dell’incredibile determinazione dei manifestanti, o anche del fatto che il corteo abbia raggiunto le porte del bacino, ma purtroppo dei duecento feriti, di cui quaranta gravi, e del fatto che due compagni siano attualmente in coma. Quel che è accaduto dev’essere considerato come un’odiosa trappola tesa dalle autorità. Era necessario, questo sabato 25 marzo, fare del male, riducendo le azioni degli oppositori (ai bacini, ma per estensione anche al governo) a intenzioni violente o addirittura terroristiche. Non si trattava solo di una vendetta dopo l’affronto subito sei mesi fa dalla prefettura di Deux-Sèvres (quando un corteo rapido, furbo, variegato, era riuscito a calpestare il suolo di questo cratere chiamato bacino). Non si trattava solo di intimidire il movimento ambientalista. Sfortunatamente per loro, i manifestanti hanno fatto le spese di un’operazione che mirava molto più in alto, un’operazione di contro-insurrezione dai risvolti mediatici, psicologici e militari. 

FAZIOSO
Per quella che chiameremo una coincidenza di calendario (che in realtà è meno una coincidenza che la conseguenza di una situazione politica instabile), l’appuntamento delle Rivolte della Terra è caduto proprio nel momento di massima intensità del movimento contro la riforma delle pensioni. Dopo quasi una settimana di manifestazioni notturne seguite all’uso del 49.3Macron ha parlato. Era mercoledì, dopo che l’intelligence aveva allertato su un contesto pre-insurrezionale. L’obiettivo principale di questo intervento (previsto alle 13 per rivolgersi a un pubblico identificato come reazionario) era creare paura, spezzare il sostegno popolare al movimento sociale e addossare le responsabilità dei disordini a una finzione molto conveniente: il “fazioso”, un termine volutamente nebuloso e sfuggente. In risposta, non può che esserci il ritorno all’“ordine repubblicano”, “me o il caos”.

I corpi mutilati dei manifestanti di Sainte-Soline sono la diretta conseguenza della parola presidenziale. Poiché la sua potenza performativa in questa crisi è ormai ridotta quasi a zero, sarebbe stato necessario un intero apparato – e in primo luogo tremila e duecento gendarmi concentrati intorno a un buco – per dargli ragione.

ASSASSINI
La manovra dell’Eliseo è stata resa pubblica: intanto puntare sull’ultima resistenza sindacale (giovedì); quindi presentare il movimento come minoritario e manipolato dai faziosi. Finora la stampa non era riuscita a stabilire il profilo standard dei partecipanti alle manifestazioni notturne, d’ora in poi dovrà parlarne come di “teppisti di estrema sinistra”¹. In questo contesto, il fine settimana di Sainte-Soline doveva mettere alla prova questa affermazione.

La prima fase dell’operazione è stata abbastanza simile a quanto visto l’8 dicembre 2019, ovvero i giorni precedenti l’Atto IV dei gilet gialli. In primo luogo, i commenti anonimi della polizia vengono diffusi sulla stampa: rivelano di non aver mai subito una tale violenza! “È inaudito!”. “È peggio dei gilet gialli!”. “Alcuni sono lì per uccidere”. La questione se i manifestanti siano possibili “assassini di poliziotti” è dibattuta con pacatezza in televisione. Su Bfmtv si ammette che nessuna arma da fuoco è mai stata sequestrata in una manifestazione, o addirittura che la “letteratura” del “black bloc” non parla di omicidio come pratica. Ma che importa. La qualifica di assassino viene “discussa”, quindi posta. La troviamo, ovviamente, e come punto culminante, in bocca allo stesso ministro dell’interno.

Creato il nemico, bestia sanguinaria esclusa dalla comunità umana, si tratta ora di annunciare la sua futura apparizione: l’8 dicembre 2019 sul rond-point della Stella, questo fine settimana a Sainte-Soline. Può entrare nel gioco il ministro dell’agricoltura, designando come barbari gli oppositori dei bacini che “non pensano alla vita umana come a un bene prezioso”. In precedenza, un comandante dei Crs aveva già avvertito che “siamo alla vigilia di un’insurrezione. Ho paura che uno dei miei uomini uccida un manifestante”.

BOCCE
La sceneggiatura è cristallina e tutte le manovre mediatiche diventano ridicolmente rozze. Così il ministro dell’interno Darmanin, che posa spaventato accanto a una bombola da camping o delle bocce, la prefettura che annuncia di aver sequestrato delle armi, ovvero piccole asce e coltelli (chi ha già sentito in Francia di manifestanti che brandiscono asce o coltelli? Ovviamente nessuno). Ci si potrebbe accontentare di denunciare “un circo” se non avesse portato a tali orrori. L’operazione non attecchisce su alcuni giornalisti, né sugli oppositori (anche istituzionali) ai bacini, ma non è questo il suo obiettivo. L’obiettivo è preparare la scena per le operazioni di polizia del giorno successivo, che avranno la triste efficienza che conosciamo. “Vedremo immagini durissime”, annuncia pacatamente un ministro dell’interno visibilmente consapevole dello scenario.

È quindi per sostenere queste manovre politiche – quelle che permettono oggi di annunciare che dopo “l’irruzione della violenza, Emmanuel Macron vuole incarnare il campo dell’ordine” –, è per queste manovre infami che abbiamo dovuto sopportare questa incessante grandine di granate. […] Alcuni hanno interpretato le provocazioni di Darmanin come l’organizzazione di un appuntamento virile, una caccia ai teppisti nei campi, e proprio questo incontro organizzato si è rivelato man mano che il bacino si avvicinava. I media si sono affrettati a seguire le orme della comunicazione del prefetto e dei sindacati di polizia di estrema destra: le violenze sono arrivate da entrambe le parti. La lotta sarebbe quindi simmetrica, perché non “equilibrata”. Tremiladuecento forze dell’ordine, un cannone ad acqua, due elicotteri, carri armati che sparano granate, droni, quad, camion coperti, per proteggere e difendere… un cratere vuoto, per definizione indistruttibile. Ma dove l’asimmetria è stata più sconvolgente non è stato nemmeno nella disparità di forze ma negli obiettivi perseguiti. L’obiettivo dei manifestanti a Sainte-Soline era eludere il dispositivo, raggiungere il cratere, piantare lì bandiere come tanti marameo al potere e a questi assurdi bacini. L’obiettivo dei gendarmi era quello di schierare tutte le loro forze e la loro brutalità contro manifestanti scarsamente o assolutamente non protetti per traumatizzarli, ferirli e scoraggiarli. Gli uni miravano a un simbolo, travestiti da uccelli; gli altri miravano a dei corpi, bardati con armi da guerra. I primi vedevano in quel cratere la metafora dell’avvenire che ci riserva il potere, gli altri difendevano un ordine, un buco, un vuoto.

Si potrebbe dire: vale dunque molto l’orgoglio di un prefetto. Ma si trattava di molto di più. Si trattava di affermare che non c’è instabilità oggi in Francia. Che quelli che fomentano il disordine sono lì, a Sainte-Soline, che li tratteremo come minoritari e inumani, e quindi che siamo pronti a uccidere se necessario. Perché va detto – così come va detto che i gendarmi hanno denunciato ferite, la maggior parte per… problemi all’udito e alle vie respiratorie –, quando dal lanciagranate Cougar (portata quaranta metri) vengono sparate quattromila granate indiscriminatamente, in modo che possano eventualmente esplodere all’altezza della testa, visibilmente non si pensa “alla vita umana come un bene prezioso”. 

Che per difendere un buco nel terreno, si è pronti a tutto. 

Per difendere un cratere che evidentemente rappresentava qualcosa di ben diverso da quello che era. 

Un buco come simbolo di potere.

CONSERVA L’ORDINE
Gli abusi mediatizzati della Brav-M a Parigi sono potuti passare come atti di una polizia deviante, come quelli di una brigata fascista, che si avrà il tempo di sciogliere per risolvere il problema. A Sainte-Soline non ci sono stati abusi da parte di pochi. Non c’era “il” gendarme, che faceva uso illegale delle sue armi. Quello che c’era era un dispositivo metodico, meticoloso, sistematico, che mirava, nel suo insieme, a schiacciare, ferire, terrorizzare i manifestanti, chiunque fossero.

Un dispositivo che ovviamente non mirava al mantenimento dell’ordine (si è detto che in questo gigantesco buco non c’era nulla di materiale da “proteggere”), ma al mantenimento di una certa idea di ordine globale. Un ordine che riserva a ogni manifestante una granata e questa minaccia: “protesta, ti costerà”. Che si stia marciando in città contro una riforma e un governo ignobili, o nei campi contro un modo di produzione disastroso, la polizia e i suoi derivati ​​hanno comunque lo scopo ultimo solo di piegare i nostri corpi alla disciplina governativa. Con il manganello, il gas, l’insulto, la minaccia, l’intimidazione, la reclusione, la granata, la sparatoria, la molestia, il terrore, lo schiacciamento, la diffamazione. Fino alla morte, se necessario. Questo è il messaggio criminale che DarmaninMacron, il prefetto, i poliziotti, il potere, ci hanno voluto mandare da Sainte-Soline. Dimostrando così che c’è davvero un legame tra la protesta contro i bacini e il movimento contro le pensioni: la loro preoccupazione.

ADESSO
Volevano prendere due piccioni con una fava: fermare il movimento ambientalista insieme al movimento sociale. Traumatizzare i manifestanti nei campi per spaventare quelli nelle città, in modo che la mobilitazione degli uni smettesse di alimentare quella degli altri. Il potere ha poi trasformato il bacino in un’allegoria di se stesso: forze accerchiate, in una fortezza a difesa del vuoto. Questo è quel che c’è adesso ed è quello che continueremo a svelare. 

Qui, a Sainte-Soline, abbiamo visto che, costretta in un angolo, la Macronie è pronta a qualsiasi ignominia. Ancor più che l’8 dicembre 2019, quando già annunciava morti, il potere appare febbrile, i suoi movimenti incerti, balbettanti. Certo, oggi non possiamo rallegrarci di questi tremori, che sono stati causa di tante ferite.

Ma va affermato che c’è ancora un modo per non lasciarsi dominare dalla paura e dallo stupore, e per continuare la lotta. Il governo ha fatto il collegamento tra le manifestazioni del movimento sulle pensioni e quelle anti-bacino. Non importa. Sabato scorso non c’era solo la polizia. C’era anche una determinazione incredibile. 

Questa può spostarsi di nuovo e ritornare in strada. 

La paura deve rimanere nel loro campo. 

Ci vediamo martedì, e il giorno dopo, e il giorno dopo ancora… (traduzione di -lr)


¹ Come il portavoce non ufficiale di tutti i ministri dell’interno, Christophe C. a Le Figaro.

28/3/2023 https://napolimonitor.it/

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *