La violenza contro la sanità pubblica

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Stracciare l’abito della sanità pubblica, confezionato dalla Legge 833 del 1978, è stato una stata una violenza compiuta da atti osceni negli ultimi tre decenni, in particolare tra le “mura domestiche” dei governi nazionali e di quelli regionali e regionali, atti che hanno origine, comunque, da una crepa presente nella stessa Legge che già prevedeva il ricorso attivo delle strutture private.
Quelle strutture finanziate, in gran parte, da sempre con soldi pubblici con il sistema delle convenzioni che hanno avuto il ruolo di vuoyer gaudenti durante gli atti di violenza della maggior parte dei ministri di vari governi, di “governatori” e dei loro assessori di molte regioni.

Per il primo decennio questa crepa è rimasta chiusa dai rapporti di forza sociali, politici e sindacali che sostanzialmente non hanno permesso al privato di infiltrarsi nei percorsi di prevenzione, cura e riabilitazione del sistema pubblico ma, dal secondo decennio ad oggi, cambiati a favore del privato quei rapporti di forza con le fasi politiche che hanno debilitato la partecipazione politica e trasformato le stesse forze politiche -e sindacali in forma meno apparente- che avevano trasformato in Legge la domanda sociale, quella crepa nella 833 è diventata sempre più grande e funzionale all’ingresso dell’ideologia privatistica dalla porta principale del S.S.N. tramite l’aziendalizzazione delle asl e il permesso dell’uso privato delle strutture pubbliche con l’attività intramoenia dei medici.

Non meno traumatico per la qualità e la razionalità delle spese è stata l’iintroduzione – con la legge 502/92 – del sistema dei DRG, il pagamento a prestazione copiato dal tragico sistema sanitario statunitense fondato sulle assicurazioni. Un sistema che ha fomentato comportamenti poco etici nelle strutture pubbliche che ha permesso la proliferazione di esami inutili per far pagare la malattia e non più la salute in base al fabbisogno dell’utenza.

Si introdussero inoltre i fondi sanitari integrativi, individuando, accanto alla sanità pubblica la sanità integrativa o intermediata, la sanità individuale, e le polizze assicurative individuali, destrutturando così la riforma sanitaria che aveva avuto un grande impatto salutare sul benessere psicofico attraverso una organizzazione capillare nei territori, con i servizi delle USL senza scopi di lucro.

Strutture che operavano anche nel profondo delle piaghe sociali come la sofferenza mentale con la legge Basaglia (legge 180 del 13 maggio 1978 poi integrata nella Legge 833) facendo del nostro l’unico Paese al mondo senza manicomi.
L’’Oms, già nel 2017, sulla salute mentale denunciava che in Italia la spesa in cure psichiatriche incideva soltanto per il 3,5% sulla spesa sanitaria totale che negli ultimi dieci anni ha avuto un taglio di 37 miliardi (25 solo nel 2010-2015), mentre è aumentato il finanziamento alla sanità privata, oggi i dati ufficilali ci dicono di un 50% destinato al privato.

Questo ha permesso l’aumento intervento privato anche nel territorio sempre più abbandonato dalla Medicina territoriale pubblica con poliambulatori onnicompresivi di servizi e specialistica, quasi dei piccoli ospedali, anche sul versante della “prevenzione” mistificandola con diagnosi precoci che non hanno nulla a che fare con la prevenzione primaria.

Oggi il Servizio Sanitario è spinto dai decisori politici ad essere inefficace, in particolare per la mancanza di personale medico e infermieristico. Negli ultimi 30 anni sono stati tagliati oltre 70.000 medici e operatori sanitari, 80.000 posti letto e sono stati chiusi circa 300 ospedali e un numero ancora sconosciuto di struttre di Medicina territoriale. Entro il 2025 avremo altri quattromila medici in meno.

Che altro dire? Ci troviamo il peggiore dei governi che destina quasi centomila euro al giorno per le spese militari, rubandoli anche alla sanità pubblica, calpestando gli operatori che ha definito eroi durante la pandemia covid, la salute dei cittadini e la stessa Costituzione che all’articolo 32 recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività ».

Vi pare esagerato definire questi politici dei violentatori della sanità, consapevoli di essere protetti dalle “mura domestiche” delle isituzioni che hanno privatizzato con Leggi truffa e rese dei fortini con la repressione del diritto alla critica degli operatori della sanità pubblica e alla protesta di piazza dei cittadini?

Franco Cilenti

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