L’agnello sacrificale della NATO

L’immagine è infernale, di quelle che nessuno vorrebbe mai vedere.

Nella foto c’è un padre seduto al capezzale del cadavere del figlio, probabilmente un bambino di sei o sette anni. Il viso dell’uomo è contratto in una espressione di incredulità e di angoscia che il tempo non potrà mai cancellare. Si tiene la testa tra le mani e fissa il corpicino del figlio adagiato su una barella di fortuna, coperto da un lenzuolo insanguinato. È una immagine che si fa fatica a guardare senza sentirsi violentati ed impotenti. Senza sentire profondamente l’intima umiliazione della propria umanità ferita.

Purtroppo è solo una tra le migliaia di immagini orrende e disperate di questo conflitto.
Una delle tante foto dall’inferno che l’Ucraina di questi giorni ci invia.

Di fronte a scene simili la nostra coscienza vorrebbe fuggire ed è difficile, in preda di emozioni forti, mantenere qualsiasi capacità di analisi.

Eppure, per rispetto dell’immensa sofferenza che sta subendo un intero popolo, dobbiamo fare lo sforzo di non abbassare lo sguardo ed assumerci la responsabilità di comprendere gli avvenimenti senza lasciarci paralizzare dalla paura o dall’odio.
Abbiamo il dovere, come esseri umani, di tentare di realizzare cosa stia accadendo, per fare in modo che questa tragedia serva almeno a farci aprire gli occhi.

Nei decenni passati abbiamo assistito a diversi grandi conflitti e forse pochi sanno che nel momento in cui scriviamo sono attive una trentina di guerre nel pianeta.
Ovviamente la guerra in Ucraina ci colpisce particolarmente perché coinvolge un territorio molto vicino al nostro e rischia di degenerare, coinvolgendo tutta l’Europa e quelle che vengono chiamate a ragione le superpotenze nucleari.

Probabilmente è la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale che un conflitto riceve tanto spazio nei mezzi di informazione europei, ma è curioso notare come le persone comuni facciano fatica a capire cosa stia realmente accadendo.

Mentre, infatti, ci si concentra sulla spettacolarizzazione del conflitto, si evita deliberatamente il dibattito sulle sue cause, incoraggiando una lettura semplicistica degli avvenimenti in cui, in sintesi, i buoni combattono contro i cattivi.
Ma le cose sono molto più complesse di così.

È ovvio che non possiamo che provare empatia nei confronti di un popolo che subisce un’invasione così violenta da parte di un paese molto più grande e ben armato. È legittimo e sano identificarsi con tutte quelle persone che lottano ad armi impari e quasi senza speranza, contro un nemico infinitamente superiore in quanto a mezzi e capacità militari.

Così sentiamo piovere da tutto il mondo appelli di solidarietà con l’Ucraina ed i paesi occidentali si mobilitano in massa per sanzionare la Russia. Contemporaneamente si impegnano a fornire ingenti quantità di armi e denaro al governo ucraino, per permettergli di respingere l’avanzata dell’invasore.

Nelle città di tutto il mondo occidentale sventolano le bandiere giallo-blu, si condanna questa ingiustizia e si loda la resistenza del popolo ucraino e l’importanza del suo sforzo militare. Ma al di la delle dichiarazioni nessuno ha ancora alzato un dito.

Per qualsiasi osservatore attento, è evidente che in Ucraina è in corso una guerra indiretta tra gli Stati Uniti e la Russia. Una guerra geopolitica, ma soprattutto economica.

Gli Stati Uniti inseguono da tempo il progetto di piazzare i propri missili in Ucraina per mettere la Russia sotto scacco nucleare e poter finalmente addomesticare quello che oramai è diventato un avversario commerciale troppo fastidioso. E mai prima di ora erano riusciti ad arrivare così vicini al loro obbiettivo, convincendo l’Ucraina a rinunciare alla propria neutralità, chiedere di entrare nella Nato ed ospitare le loro basi.

I russi, dal canto loro, stanno reagendo in modo brutale per evitarlo. E pur sapendo che usciranno incredibilmente danneggiati da questo intervento, probabilmente credono di non avere alternative.

In tutto questo i paesi europei sono sulle spine, poiché è ovvio che se la Nato reagisse militarmente si scatenerebbe un conflitto ben più grande, con conseguenze che nessuno desidera. Almeno in casa propria.

C’è un detto che dice che le guerre sono organizzate dai ricchi e combattute dai poveri.
Ed è proprio quello che sta succedendo oggi con i poveri ucraini, mandati in guerra per fare gli interessi strategici degli Stati Uniti.

L’Occidente sta benedicendo l’Ucraina come una sorta di agnello sacrificale, inviandolo al macello per la propria causa. Lo glorifica e lo rispetta, come il padrone rispetta il servo che si immolerà al suo posto.

Per fermare questa carneficina basterebbe molto poco. Sarebbe sufficiente che l’Ucraina accettasse di rimanere un paese neutrale ed indipendente (come l’Austria o la Finlandia) ed il conflitto si fermerebbe immediatamente. I russi sarebbero ben felici di poter trattare e togliersi d’impaccio da questa situazione che gli costerà carissima.

Ma anziché spingere per questa opzione, la si esclude completamente dalle possibilità e si fa di tutto per far continuare ii combattimenti. Anziché facilitare il dialogo ci si schiera dalla parte dell’Ucraina continuando ad armarla e incitandola a resistere fino all’estremo sacrificio. Un sacrificio che nessun altro, però, è disposto a compiere.

In realtà, nonostante i grandi proclami, nessun paese è interessato davvero a salvare l’Ucraina, ma soltanto a farla combattere fino a che ne avrà le energie. A farle combattere al proprio posto una guerra in cui nessuno crede davvero. Quando alla fine l’Ucraina capitolerà sarà un paese devastato e irreparabilmente diviso.
Probabilmente i conflitti interni dureranno ancora per anni.

Nel frattempo le grandi manifestazioni di solidarietà cesseranno, perché qualche altra emergenza avrà preso il posto di questa guerra. I giornali inizieranno a parlare di altro e la solidarietà lascerà il posto al realismo.

L’Europa dovrà concentrarsi sulla sua ripresa economica e gli Stati Uniti saranno già impegnati in qualche altro conflitto.

Probabilmente è già chiaro a tutti che l’obbiettivo di far entrare l’Ucraina nella Nato non sarà raggiunto, ma ognuno avrà avuto la sua parte di vantaggio.

Gli Stati Uniti avranno inflitto un severo colpo ai loro storici avversari e grazie alle sanzioni potranno sostituirsi ai russi come maggiori fornitori di gas in Europa.

L’Europa si sarà salvata da un conflitto e potrà avere la magra consolazione di manodopera a basso prezzo.

La Russia avrà qualche rassicurazione sui propri confini nazionali e potrà continuare a fare affari, probabilmente spostando il proprio interesse sull’asse orientale.

L’unica a rimetterci davvero sarà l’Ucraina, che rimarrà devastata. Quando questo accadrà qualcuno si domanderà dove è finita la solidarietà promessa, ma si renderà conto che l’Occidente ha la memoria corta.

Probabilmente il Fondo Monetario Internazionale si mostrerà magnanimo e offrirà all’Ucraina qualche prestito a tasso agevolato per le ricostruzioni. Ed i debiti saranno pagati dalle prossime generazioni.

Così dimenticheremo che un giorno eravamo stati tutti ucraini. Dimenticheremo le bandiere al vento e le romantiche dichiarazioni. Dimenticheremo tutto.

Ma quel padre che piange il proprio figlio non dimenticherà e resterà per sempre li.
Il suo grido senza voce rimarrà scolpito nel silenzio, come un monumento immortale alla crudeltà e alla stupidità della guerra.

Sandro Curatolo
Europa per la Pace

Presidente dell’associazione “La Svolta Umanista” è da sempre impegnato sui temi della libera informazione e dei diritti umani. Musicista e autore di testi, dal 2014 vive e lavora a Praga.

7/3/2022 https://www.pressenza.com

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