Le giornate di Milano: prova di forza del movimento ecologista

Un’incredibile giornata di lotta per la giustizia climatica è quella vissuta ieri nel capoluogo lombardo, dove all’interno della struttura fieristica del MiCo si stava svolgendo la PreCop, l’incontro preparativo alla COP26 di Glasgow prevista per novembre. Il corteo ha concluso una settimana di azioni, blocchi e proteste continue.

Venerdì 1 il Climate Strike promosso dal movimento Fridays For Future ha portato in strada un’imponente manifestazione che ha attraversato le vie del centro. Nel pomeriggio dello stesso giorno, alcune realtà della rete Climate Justice Platform (Off Topic ed Ecologia Politica Milano) hanno occupato lo Scalo di Porta Romana assieme a comitati territoriali, cittadini e attiviste. L’azione ha voluto in questo modo denunciare i piani speculativi della giunta Sala, gran favorito alle elezioni comunali, nei confronti degli scali ferroviari della città, in vista delle Olimpiadi invernali del 2026.

Sabato 2 ottobre le azioni sono iniziate molto presto, promosse da Rise Up for Climate Justice. Attiviste e attivisti hanno effettuato blocchi nella zona circostante l’area del vertice, violando le reti alzate dalle forze dell’ordine attorno al MiCo. Successivamente la polizia in assetto antisommossa ha caricato i partecipanti all’azione che procedevano pacificamente a mani nude lungo viale Eginardo. Nella colluttazione, un attivista è stato fermato e rilasciato poco dopo.  «Siamo al terzo giorno, ma siamo ancora qui, con i nostri corpi, a dare vita a delle azioni simboliche per farci sentire da coloro che fino a questo momento hanno fatto finta di niente, e hanno preferito reprimere le attiviste e gli attivisti climatici» hanno dichiarato i partecipanti.

Alle 13, poi, un’importante azione dimostrativa in piazza del Duomo è stata promossa da Survival International. L’organizzazione a difesa dei popoli indigeni sta lanciando una campagna contro quella che definisce la Grande Bugia Verde. Infatti la prossima Convenzione per la diversità biologica ha in programma di dichiarare aree protette il 30% delle terre del pianeta. Questo obiettivo è un naturale alleato del mercato dei crediti al carbonio di cui si discute durante la Cop, ossia i piani di “protezione forestale” che nella retorica di chi li promuove permetterebbero di compensare le emissioni di Co2 prodotte dall’industria estrattiva. Survival International denuncia che dietro a queste azioni vi è una mentalità coloniale e violenta che impone paradigmi di protezione della terra elaborati nel mondo industrializzato del Nord e che non tiene minimamente in considerazione i popoli indigeni, abitanti di quelle terre, che da millenni hanno attuato i propri sistemi di conservazione dell’ecosistema. Nei piani di conservazione della biodiversità, sostenuti anche da grandi ong internazionali come il Wwf, i popoli indigeni verrebbero semplicemente espulsi dalle proprie terre.

Alle 15 da Largo Cairoli è partito il grande corteo promosso dalla Climate Justice Platform. La partecipazione è stata ampia e variegata, dai sindacati di base, a Fridays For Future, a molti collettivi e realtà sociali di tutto il settentrione. Uno spezzone molto ampio e colorato è stato quello di Extinction Rebellion, protagonista di una serie ininterrotta di azioni e blocchi durante la settimana del vertice. Viola, di XR Roma, racconta: «Sono quattro giorni che con i nostri corpi blocchiamo le vie che conducono al MiCo. Stiamo denunciando i governi che lì dentro non hanno la minima intenzione di fermare un sistema di devastazione e che continuano a non ascoltare quello che dice la scienza rispetto alla crisi climatica».

Al corteo hanno partecipato anche numerose associazioni animaliste e antispeciste, che in questi ultimi anni hanno sottolineato la connessione profonda tra sfruttamento animale e cambiamento climatico. «Lo sfruttamento degli animali è strettamente connesso a quello del pianeta, gli allevamenti intensivi rappresentano una delle principali cause del cambiamento climatico ed è fondamentale essere qui con le nostre voci e i nostri corpi a difesa degli animali e del pianeta, stiamo vivendo un’emergenza climatica gravissima e i governi sembrano disinteressati, non bastano più le parole, conta esserci e far sentire la nostra voce»  racconta a dinamopress un attivista di Essere Animali

Federico di Greenpeace, invece, dice che «tra un mese i leader mondiali si incontreranno a Glasgow e l’incontro rischia di essere un fallimento. Non lo sarà solo se, anziché discutere di false soluzioni come il mercato dei crediti al carbonio, ci si impegnasse per l’unica vera soluzione: l’immediata drastica riduzione di gas serra fino alla loro rapida eliminazione completa. Purtroppo, il governo del ministro Cingolani propone al momento false soluzioni, come la cattura e stoccaggio di Co2 (Ccs), il gas fossile, le compensazioni di crediti al carbonio, il nucleare. Manifestazioni come questa dimostrano che il movimento per il clima è vivo e che vuole difendere il pianeta, schierandosi a fianco delle popolazioni che per prime stanno vivendo le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici».  Presente al corteo anche la Rete Ecosistemica di Roma, che sta lavorando all’idea di un Climate Camp anche nei giorni del G20 nella capitale (30-31 ottobre) che precedono l’inizio della Cop 26 di Glasgow.

Il corteo, più di diecimila persone, si è snodato lungo i viali a nord del Castello Sforzesco per poi svoltare verso la zona ovest. Dai vari sound si sono alternati interventi e musiche che vedono intrecciarsi in modo divertente “El Pueblo Unido Jamas Serà Vencido” degli Intillimani e canzoni della trap contemporanea che scatena gli animi dei più giovani. Avvicinandosi al MiCo, svettano di fronte alla manifestazione le tre Torri di Citylife, cioè tre avvenieristici grattacieli di proprietà di Pwc, Generali e Allianz costruiti recentemente nella zona ovest della città. Il contrasto è forte tra i cori per la giustizia climatica cantati dai presenti al corteo e le torri ultramoderne che si illuminano mentre cala la sera, evidenti espressioni di un capitalismo selvaggio che ha devastato il pianeta e portato all’emergenza che viviamo oggi.

Foto di Andrea Tedone

Un tema sotteso a queste giornate milanesi è proprio la contraddizione che si vive nel capoluogo lombardo, con un candidato sindaco che a marzo scorso ha dichiarato di aver aderito ai Verdi Europei e poi nel suo mandato – che si conclude oggi – ha costantemente promosso l’idea di una città smart, che tradotto nella realtà significa speculazione edilizia, gentrificazione, sottrazione di spazi comuni e aree verdi a favore di multinazionali che hanno a Milano le loro sedi principali in Italia. Lo stesso Sala, ricordiamolo, è stato l’Ad di Expo 2015, una delle più grosse recenti speculazioni organiche nell’area metropolitana lombarda.

Proprio il greenwashing, di cui Sala è un esempio paradigmatico, è il grande nemico del movimento climatico, perché per incidere nell’opinione pubblica bisogna riuscire a smascherare il costante tentativo di rendersi “accettabili” e “green” tramite iniziative pseudo-ambientali. Nei giorni del vertice la città era zeppa di pubblicità di molte multinazionali che raccontavano le loro “prodezze ambientali”, tipo l’eliminazione della plastica dagli uffici.

In ogni caso, le mobilitazioni di questi giorni mostrano che movimento ecologista è in salute ed è sopravvissuto alla crisi di partecipazione determinata dal Covid19, ma anche che gli sforzi per tradurre la lotta climatica in azioni concrete dovranno crescere nei prossimi mesi. Riuscire a portare in piazza anche parti della società non già sensibilizzate e non solo gli studenti è una sfida cruciale.

Prossimo appuntamento, sabato 9 ottobre alle 11 davanti al MiTe a Roma, con la rete Fuori dal Fossile.

Riccardo Carraro

3/10/2021 https://www.dinamopress.it

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