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Blog, Comitati di Lotta — Aprile 22, 2015 6:45 am

Relazione al Convegno: “EXPO: nutrire il pianeta, o nutrire le multinazionali ?” tenutosi il 7 febbraio 2015 a Milano. Presentato come una grande occasione per il Paese, in realtà l’Expo è un grande affare pagato dalle cittadine e dai cittadini, con la benedizione del governo, a favore delle multinazionali del settore alimentare, di diverse imprese di costruzione e di pochi altri grandi privilegiati; è un moltiplicatore di cemento, speculazione e di precarietà.

Le mani delle multinazionali sul nostro futuro.

Pubblicato da franco.cilenti

Rifondazione Comunista parteciperà alla No Expo MayDay a Milano il 1° Maggio

Buon giorno a tutti,

mentre noi siamo qui a discutere, alla kermesse organizzata da Renzi, alla Bicocca, hanno scelto di trattare questi quattro temi di fronte ai disastri che sono davanti a noi :

  • la dimensione dello sviluppo, tra equità e sostenibilità,
  • cultura del cibo, energia per vivere insieme,
  • agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile,
  • la città umana, futuri possibili fra smart e slow city.

Quando li ho letti ho creduto che fosse uno scherzo perché nulla hanno a che vedere col tema dell’EXPO che, almeno formalmente, è quello di cercare di vincere la lotta contro la fame e nutrire il pianeta

 A Porte Alegre, nel 2001, noi dicevamo che non era accettabile che l’80% della ricchezza del pianeta fosse nelle mani del 20% della popolazione…..guardate cos’è accaduto.

Quello che vediamo nelle prossima diapositiva* è la realtà odierna.

Questa è la situazione del 2014, i dati non sono di Vittorio Agnoletto e tanto meno del Forum Sociale Mondiale, sono di Credit Suisse che ci dice che poco più dell’8% della popolazione mondiale controlla l’85% delle ricchezze del pianeta e, cosa ancora più drammatica, guardate in fondo alla piramide, il 70% della popolazione ha a disposizione il 3% della ricchezza del pianeta. Di fronte a questi dati non ci si può a mettere a discutere di “smart city,” di fronte a questi dati appare molto chiaro quello che è accaduto in Grecia: l’enorme impoverimento della popolazione ellenica è semplicemente uno dei casi che sta dentro alla piramide della distribuzione della ricchezza che ho appena descritto nei suoi aspetti più significativi.

Questi, illustrati nella diapositiva, sono i settori dove si concentra la grande ricchezza di coloro che dominano il mondo: la finanza, il petrolio e il controllo delle fonti energetiche, la grande distribuzione, l’industria pesante meccanica e militare, la farmaceutica..   Questo studio non lo ha fatto Credit Suisse bensì  taxjustice networkche coinvolge diverse associazioni attive nella critica alla finanza liberista.

Se osservate la lista in fondo alla schermata, quella più piccolina, potete osservare le lineette blu, quelle sono le multinazionali. Potete vedere che tra le 100 maggiori concentrazioni di potere economico-finanziario del mondo, ben 42 sono multinazionali che hanno bilanci e profitti molto maggiori di interi stati non solo africani ed asiatici ma perfino europei; questa è la nuova geografia politica del mondo che abbiamo di fronte.

Quando diciamo “siamo il 999 contro l’uno per mille” affermiamo una semplice verità,  quella che possiamo vedere nella diapositiva:  lo 0,001% della popolazione mondiale controlla 15,4 trilioni di dollari quando il PIL mondiale è tra i 65 e i 70  trilioni di dollari. Sotto sono raffigurati alcuni esempi di quello che si potrebbe realizzare  con quelle ricchezze: le guerre per poter distruggere totalmente il pianeta o garantire l’istruzione primaria per tutti gli essere umani per 190 anni !

“Noi possiamo avere la democrazia,   o possiamo avere la ricchezza concentrata nelle mani di pochi, ma non possiamo averle entrambe.”

Questa affermazione non è di un rivoluzionario, ma di  un giudice Louis D. Brandeis, che dal 1916  al 1939 è stato membro della Corte suprema USA.

Le multinazionali di cui noi stiamo parlando non se ne stanno buone, in un angolo, a non fare nulla, ma anzi, ormai da tempo, si danno molto da fare e non per il bene comune.

Torniamo indietro al 1996 quando di fronte ad una nazione con milioni di perone colpite dall’ AIDS, Mandela, da due anni presidente del Sudafrica post-hartheid,  chiede, con un’apposita legge,  alle industrie farmaceutiche del suo Paese di produrre i farmaci anti-aids. Immediatamente 39 multinazionali capitanate dalla Glaxo Welcome lo denunciano  di fronte al tribunale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, con l’accusa di non aver rispettato l’accordo sulla proprietà intellettuale e sui brevetti; tale accordo stabilisce  che le aziende, che per prime hanno commercializzato un prodotto, quindi in questo caso un farmaco, ne hanno l’esclusiva per 20 anni e sono le uniche  a poterlo produrre e quindi a stabilire i prezzi . Con il risultato che a causa dei prezzi elevati in Sudafrica la grande maggioranza della popolazione non poteva acquistarli.

 La legge voluta da Mandela  viene cosi bloccata, e per 5 anni il SA non ha potuto produrre  i farmaci antiretrovirali ;  quando poi nel 2001  la situazione si modificherà e le multinazionali del farmaco saranno costrette ad aprire una trattativa, Mandela, in un celebre e drammatico discorso denuncerà come la mancanza di farmaci sia costata al SA in cinque anni molte centinaia di migliaia di morti.

 Queste sono le politiche delle multinazionali…: la Philip Morris che fa causa all’Uruguay perché quel Paese, applicando una decisione dell’organizzazione Mondiale della Sanità, ha introdotto delle leggi per cercare di ridurre il numero di persone che fumano con l’obiettivo di tutelare la salute dei propri cittadini. Il gigante del tabacco ha portato il piccolo stato sudamericano di fronte ad un tribunale internazionale costruito su misura per le grandi multinazionali, nel quale operano giudici ed avvocati che appartengono alla stessa lista degli studi internazionali che da sempre lavorano con le principali corporations. O  vogliamo discutere della Myers che attacca il Canada e lo porta in tribunale perché il governo di quel Paese decide di limitare  la produzione ed il trasporto del PVC ? O vogliamo citare le assicurazioni private canadesi che denunciano una regione del Canada perché, di fronte alla povertà crescente dei propri cittadini, sviluppa un’assicurazione pubblica che loro ritengono danneggi i propri profitti ?

Questo è lo scenario che abbiamo di fronte e questo è lo scenario che si moltiplicherà per dieci se verrà approvato il TTIP (l’accordo di libero commercio tra USA e UE); ecco perché l’appello che hanno fatto Susan e Flavio è assolutamente fondamentale.  In questo quadro Emilio parlava di “ACQUAE, VENEZIA”, ossia dell’Expo sull’acqua che si svolge a Venezia con l’azienda israeliana Mekerot nella veste di uno dei maggior partner;  sono andato a vedere il sito ufficiale e sapete cosa scrivono: “ACQUAE VENEZIA 2015….unisce alla valenze puramente informative, ludiche ed esperienziali, tipiche delle esposizioni universali, una connotazione fortemente business” ed invita tutte le aziende a partecipare per creare (testualmente) nuove occasioni di business in Italia e all’estero avviando da subito trattative. Ma non abbiamo fatto un referendum nel 2011 ? Non abbiamo deciso qualcosa di totalmente diverso ?

Non proseguo a parlare delle multinazionali che partecipano ad Expo, anche perché molte sono già state citate dagli oratori che mi hanno preceduto; aggiungo solo qualche altro nome. Tra gli sponsor principali c’è l’ ENI, ma ENI non è coinvolta   in un enorme scandalo in Nigeria con accuse di tangenti e tangenti ? E costoro dovrebbero garantire la sostenibilità del pianeta?

Vogliamo parlare di un altro partner, dell’ENEL ? L’ENEL  ha avuto in dotazione, attraverso l’acquisizione della società elettrica spagnola ENDESA, alcune delle principali fonti d’acqua della Patagonia, privatizzate in seguito a decisioni prese dal dittatore Pinochet. Lo sfruttamento da parte della multinazionale italiana di quelle fonti sta producendo un disastro naturale e  obbliga intere popolazioni ad abbondare quella regione. E questo sarebbe un partner della sostenibilità?

Oppure di chi parliamo? Di Selex ES, altra sigla che compare tra i principali partner di EXPO, un’industria di Finmeccanica che produce sistemi di puntamento per carri armati, navi da guerra e armamenti di ogni tipo venduti ad eserciti di molti stati, tra i quali USA, Israele e Turchia ? E  con questo che si dà da mangiare al pianeta?

Oppure vogliamo parlare della figuraccia che ha fatto, settimana scorsa, il governo italiano, quando intervenendo all’OMS, che aveva approvato una decisione per cercare di invitare gli Stati a diminuire la presenza di zuccheri nell’alimentazione dei bambini, ha fatto mettere a verbale che si opponeva, salvo poi scoprire il grosso intreccio tra la delegazione italiana e dirigenti  che hanno lavorato in Ferrero ? Ovviamente l’obiettivo era garantire gli interessi dell’industria nazionale (multinazionale) Ferrero, non preoccuparsi della salute dei bambini. Queste sono le priorità di chi decide e di chi esegue: le multinazionali decidono e i nostri governi eseguono immediatamente.

La diapositiva successiva illustra gli intrecci tra alcuni dei principali loghi che incontriamo nella nostra vita quotidiana; potete vedere cosa controllano le grandi case madri:  Nestlè, Kraft, CocaCola, Pepsico, Kellogg’s, MARS, Unilever, Johnson-Johnson, P/G.. Tra le controllate di Nestlè c’è la San Pellegrino, l’acqua ufficiale dell’Expo, 150 milioni di bottiglie in giro per il mondo a pubblicizzare Expo. In queste sigle sta il potere che decide su quello che noi mangiamo, su quello che noi beviamo…..e francamente accettare che questi siano i partner principali di EXPO che ha come slogan “Nutrire il pianeta…” mi pare qualcosa di veramente grave.

Questo, raffigurato nella diapositiva, è invece un’altro scenario impressionante; è l’immagine delle corporazioni transnazionali,  delle multinazionali più importanti del pianeta: 740 di queste 43.600 controllano l’80% del totale degli azionisti di tutte le multinazionali, questo ci spiega il grandissimo intreccio esistente tra gli azionisti di un’azienda e di un’altra azienda, di una multinazionale e di un’altra; ci spiega, i meccanismi a scatole cinesi tra i vari loghi che abbiamo visto precedentemente.

150 di queste multinazionali controllano il 40% del totale dei capitali, di queste ¾ sono gruppi finanziari internazionali. Ecco cosa intendiamo dire quando parliamo della finanziarizzazione dell’economia, del dominio dell’economia sui governi e sugli stati e quando affermiamo che a decidere sono sempre in meno, pochi, pochissimi.

Quando vogliono distruggere la Grecia e far cadere la borsa di Atene di 20 punti non devono fare riunioni oceaniche, basta che si sentano alcuni di quei 150 e immediatamente riescono ad ottenere l’effetto che vogliono,  spostando i capitali da una parte all’altra.

La crisi nasce certamente con i subprime ma poi prosegue gestita anche dalla City di Londra che è ancora la piazza  finanziaria più importante e che si basa su una rete molto importante di luoghi offshore, di paradisi fiscali in parte in territori inglesi, in parte in territori oltremare della gran Bretagna, in parte in ex-colonie. E’ anche di questo che noi dovremmo discutere, perché “loro” discutono di noi. Emilio ha accennato, pur senza potersi dilungare per una questione di tempo, all’intreccio tra chi produce OGM, chi produce pesticidi ed aggiungo chi produce farmaci; infatti c’è un intreccio micidiale di quel settore con le imprese farmaceutiche.

Pensate che nel 2013, le aziende del settore finanziario e quelle di ambito farmaceutico, hanno speso 550 milioni di dollari per esercitare  pressione sui decisori politici a Washington e a Bruxelles. Negli USA nel 2013 il settore finanziario ha speso oltre 400 milioni di dollari nell’attività di lobbing e ogni volta che ci sono le elezioni americane l’industria militare e l’industria farmaceutica finanziano ambedue i partiti concorrenti in modo tale che sono sicuri che chiunque vinca i  loro interessi verranno comunque garantiti. E questo avviene anche a livello europeo, fornisco solo una cifra: 750 circa sono i parlamentari europei…15.000 i lobbisti iscritti nell’apposito registro istituito dall’Unione Europea: per ogni parlamentare ci sono 20 lobbisti registrati a Bruxelles con libero accesso alle istituzioni parlamentari.

“Dietro ogni grande fortuna c’è un crimine” Honoré de Balzac” Una frase che non ha bisogno di commenti, purtroppo molto vera.

Quella che vi mostro è una piccola carrellata di alcuni di questi personaggi e delle loro carriere che passano indifferentemente dalla grande finanza, dal vertice del mondo bancario,  alla direzione della Commissione Europea e, ne sappiamo qualcosa anche in Italia, alla direzione degli stati: Charlie McCreevy dal dipartimento dei derivati finanziari della New York Bank Mellon a Commissario UE al mercato interno, Joseph Ackermann,  presidente della Deutesche Bank fino al 2012 e subito dopo inserito nei vertici che dovevano decidere come affrontare il debito greco, del quale la Deutesche Bank è uno dei principali creditori,  altro che conflitto di interessi !

Noi dobbiamo sapere queste cose. Alcuni sono volti a noi più noti come Mario Draghi vice chairman della Goldman Sachs, poi governatore della Banca d’Italia, quindi presidente della BCE….solo per fare alcuni esempi.

Una ricerca ha mostrato che tra il 2008 ed il 2011, quindi durante la crisi, in 24 dei 29  paesi della Comunità Europea, o il primo ministro, o il ministro della Finanza o dell’economia venivano dai grandi fondi finanziari o dalle grandi banche, dove spesso tornavano, concluso il loro intermezzo politico durante il quale hanno recuperato ulteriori crediti da esigere dai loro antichi sodali.

Ma nonostante tutto…

“Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci” scriveva Gandhi. E’ quello che è accaduto in Grecia: Tsipras ha vinto. Non sempre il popolo è bue, non sempre il popolo è pronto  a credere a qualunque tipo di racconto gli venga propinato, se si ragiona, se si spiega, se ci si documenta, si può crescere insieme ed avviare percorsi collettivi di liberazione.

La prossima diapositiva richiederebbe addirittura una sessione intera per discuterne a fondo; mi limito quindi solo a poche osservazioni; quello che vediamo è la reale concentrazione del Capitale. Come appare dal grafico le 50 principali banche statunitensi, alla fine fanno riferimento unicamente a 4 grandi poli bancari che ne esercitano il controllo. Ecco cosa si intende quando si parla di concentrazione di potere:  prima abbiamo visto quella dei marchi, adesso abbiamo visto quella finanziaria.

“ C’è stata una guerra di classe durata gli ultimi 20 anni, e la mia classe ha vinto” ha scritto Warren Buffett, Chairman e CEO della Berkshire Hathaway. E non possiamo dargli torto: hanno vinto loro e lo dicono, non hanno molto problemi a renderlo pubblico.

Ha detto papa Francesco davanti alla FAO:”….. è inoltre doloroso constatare che la lotta alla fame e alla denutrizione viene ostacolata dalla priorità del mercato e dalla preminenza del guadagno, che hanno ridotto il cibo ad una merce qualsiasi soggetta anche a speculazione finanziaria….. nessun sistema di discriminazione di fatto o di diritto vincolata alla capacità di accesso del mercato degli alimenti deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame”

Parole sagge. Ovviamente hanno fatto finta di nulla e  oggi gli chiedono un veloce messaggio da portare  all’incontro della Bicocca, dove i protagonisti, quelli veri, provengono dalle multinazionali e dai fondi finanziari. Certo che ci vuole un bel coraggio, facce di bronzo, sepolcri imbiancati. E, se come credo, Francesco dirà quello che pensa,   faranno un’altra volta finta di nulla, grandi applausi e avanti come prima.

Vorrei concludere ponendo semplicemente un paio di problemi politici: per parlare di Milano c’è Basilio onnisciente e bravissimo a cercare di controllare e denunciare quanto avviene nella nostra città, per quello che ovviamente lui può fare. Io mi limito ad una sola cosa.

Abbiamo giustamente preso atto, all’inizio di questo incontro, che la giunta di Milano, io non direi ci ha permesso,ma bensì ha deciso di non toglierci un diritto – è di questo che si parla – e quindi noi abbiamo potuto realizzare qui, in sala Alessi questo dibattito.  Di questo sono contento, non hanno calpestato un diritto, è già una cosa buona.

Posso capire  che la giunta abbia dovuto gestire un’Expo che è stato preso e “vinto” (tra virgolette) dalla giunta precedente, ma io mi chiedo: era l’unico modo di gestirlo ?  Ma dopo 5 anni che Milano ha vinto l’Expo possibile che dobbiamo arrivare noi a parlare di fame di sete, di energia ? Fino ad ora questi argomenti, che sono il tema ufficiale di Expo, sono stati ignorati. Non c’è solo la moda, non basta andare a premiare quelle associazioni che fanno del bene, che  vanno ad esempio a raccogliere i resti del cibo consumato all’Expo per portarli poi ai poveri. Certo, queste associazioni fanno bene, perché ai poveri non si può certo solo dire lottiamo per il futuro, prima di tutto è necessario aver da mangiare, non morire di fame.  Ma un’amministrazione pubblica non può accontentarsi di questo.

Voglio lanciare uno stimolo alla giunta: non ricorrete solo le grandi sigle, le grani lobby, confrontiamoci su questi temi che noi qui oggi stiamo discutendo; sono le cose più importanti per tutti, per voi, per noi, per l’umanità intera. Forse vi abbiamo eletto più per questo che  per altro……

E camminando sul filo di lana, mi permetto, in punta di piedi, di rivolgermi  ai tanti rappresentanti della società civile, alle tante ONG, che hanno deciso in qualche modo, con formule diverse, di stare dentro, di partecipare ad Expo. Ognuno fa le sue scelte, noi continuiamo a lavorare insieme a tutti ma ci permettiamo di darvi un suggerimento: state  attenti a non farvi utilizzare, state attenti a non essere usati come foglie di fico. Se avete scelto di andare lì, almeno alzate la voce, gridate forte queste verità che voi conoscete, perché fanno parte anche della vostra storia, perché la partita che noi ci stiamo giocando è una partirà veramente enorme,  grandissima e qualcuno, purtroppo, l’ ha capito prima di noi. L’ex segretario  degli USA Kissinger diceva: “… controllate il petrolio è controllerete nazioni intere, controllate il sistema alimentare e controllerete le popolazioni.”

Questa è una drammatica verità.

Il tentativo che noi oggi, con tutti quelli che ci stanno, anche con scelte magari tatticamente diverse, stiamo cercando di fare è quello di impedire che un pugno di personaggi, un pugno di aziende, possano decidere della nostra vita attraverso il controllo totale sul cibo e sull’acqua. E credo che qualcosa possiamo fare, possiamo bloccare il TTIP,  possiamo utilizzare, almeno noi cittadini milanesi, la ribalta che Expo ci fornisce per criticare l’attuale modello dominante e per trovare modalità anche significative per far emergere le drammatiche verità che stiamo discutendo oggi.

Non è tutto perso, ma se perdiamo, perdiamo tutto. Non ci sarà un secondo tempo.

 Vittorio Agnoletto

22/4/2015 www.rifondazione.it

* qui  non ci sono le diapositive presentate al convegno, ma il loro contenuto è illustrato nel testo scritto.

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Autore: franco.cilenti
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