Le radici del sindacato

Questo congresso Cgil

L’ultimo congresso della Cgil ha generato in molti/e la speranza di un cambiamento. Questo cambio di rotta non è avvenuto. Per questo presentiamo un documento radicalmente alternativo a quello della segreteria nazionale, chiedendovi di sostenerlo.
In questi 4 anni, abbiamo continuato a inseguire l’unità a tutti i costi con Cisl e Uil, rinunciando a un ruolo di opposizione sociale persino nei confronti del governo apertamente antipopolare di Draghi. Quando, finalmente, siamo arrivati allo sciopero generale, il 16 dicembre scorso, era tardi. Per mesi, non c’è stata una mobilitazione generale in campo, nonostante l’ennesima promessa infranta sulle pensioni e l’impoverimento dei salari, a causa dell’impennata inflazionistica. Di fronte alla fase di straordinaria gravità che stiamo attraversando, con la pandemia, la crisi ambientale, la minaccia di una guerra mondiale, serve, più che mai, una Cgil antagonista e conflittuale, che sappia contrapporsi agli interessi di Confindustria. Non serve moderazione, ma al contrario maggiore radicalità.

È la condizione stessa di chi rappresentiamo a renderlo palese. Negli ultimi 30 anni, in Italia, i salari reali sono diminuiti, gli orari medi sono più lunghi, la precarietà è aumentata, il tasso di occupazione delle donne, soprattutto al Sud, è molto più basso della media europea, tre persone al giorno in media muoiono sul lavoro. In questi anni, miliardi di euro sono andati alle imprese e alle spese militari. A noi sono rimaste le briciole e i sacrifici. Questa condizione rischia di peggiorare per effetto della guerra e
dell’inflazione. È ora di dire basta. Ma per cambiare, la Cgil deve prima di tutto mettere in discussione la linea che ha accettato e praticato in questi decenni.

Sono anni che, nei congressi, si promette una campagna di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. È un obiettivo sacrosanto, ma non basta scriverlo, se poi non ci si mobilita fino in fondo nemmeno per la riduzione dell’età pensionabile. È a monte che la Cgil deve cambiare linea, altrimenti non riusciremo a ottenere nemmeno uno dei diritti che abbiamo perso e che promettiamo di riconquistare.

Dobbiamo prendere tutte/i esempio dalla vertenza di GKN, la fabbrica in provincia di Firenze che è stata occupata il 9 luglio 2021. La lotta di un collettivo di fabbrica, dopo decenni, attraverso il protagonismo dei delegati e il rapporto democratico con i lavoratori, è riuscita a dare una prospettiva di cambiamento, proponendo una linea sindacale alternativa, radicale e di lotta, non settaria ma rivendicativa, che ha messo da parte il senso di sconfitta e di rassegnazione e ha saputo costruire un movimento di lotta, fatto di legami di solidarietà e di convergenza, tenendo insieme, sotto un’unica parola d’ordine, #INSORGIAMO, il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici con quello ambientalista, della scuola e per la pace. È così che hanno portato in piazza decine di migliaia di persone a Firenze contro un intero sistema di sfruttamento, fatto di licenziamenti e delocalizzazioni, precarietà, appalti, bassi salari, ingiustizie e sfruttamento.

Questo è quello che l’intera Cgil dovrebbe fare, archiviando finalmente anni di concertazione, compatibilità, moderazione salariale, rassegnazione; anni di lotte non fatte (come nel 2011 sulle pensioni), iniziate tardi (come quella contro il Jobs act) oppure non proseguite (come l’ultimo sciopero generale); anni di burocratizzazione dell’organizzazione, enti bilaterali e servizi, patti sociali e allontanamento dai movimenti sociali. È necessario ribaltare questa linea, avere il coraggio di tornare a essere un sindacato conflittuale, rivendicativo e di classe, rompere con il senso di impotenza e sconfitta, non avere timore di opporci a governi e imprese, soprattutto non avere paura di pronunciare la parola sciopero. Se diciamo di voler cambiare lo stato di cose presenti, facciamolo, finalmente, ma stavolta sul serio e fino in fondo, perché la pratica di questi anni è stata un’altra e il bilancio è tutto a nostro sfavore. Senza conflitto, mobilitazioni, scioperi non otterremo un decimo di quello che ci hanno portato via in questi anni.

Con questo spirito, in rapporto con i movimenti sociali, in particolare quelli pacifisti, antifascisti, studenteschi, ambientalisti e transfemministi, ci impegniamo in una grande campagna di lotta e di mobilitazione, a partire da questi temi:

. per i diritti di tutte e tutti, contro le leggi sulla precarietà, l’abrogazione del Jobs act e la riconquista dell’art.18. Contro esternalizzazioni e appalti, staff leasing e uso improprio del lavoro para-subordinato e delle partite IVA, contro l’alternanza scuola-lavoro. Per rivedere radicalmente e implementare il sistema degli ammortizzatori sociali, delle indennità di disoccupazione e del sostegno alla povertà;

. per aumentare i salari e rompere con la moderazione salariale degli ultimi 30 anni. Per cancellare il Patto per la Fabbrica e l’IPCA nel privato, il Patto per l’Innovazione di Brunetta nel pubblico. Per la riforma della rappresentanza, per impedire i contratti pirata e la competizione sleale negli appalti. Per il salario minimo e una nuova scala mobile, cioè un meccanismo di recupero automatico dell’inflazione;

. per difendere il lavoro, contro i licenziamenti e le delocalizzazioni. Per sostenere e mettere in rete ogni vertenza, a partire da quella esemplare di GKN, per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e una vera legge contro le delocalizzazioni;

. per la riduzione generalizzata dell’orario a parità di salario. Per redistribuire il lavoro tra chi lavora troppo e chi troppo poco. Per imporre limiti a flessibilità, straordinario, lavoro domenicale e festivo, turni spezzati. Contro i part time involontari;

. per una mobilitazione permanente sulla salute e sicurezza. Per pretendere pene certe e più severe, fino al reato di omicidio sul lavoro. Per garantire il diritto di denunciare condizioni di rischio senza ritorsioni. Per aumentare gli investimenti sui controlli ispettivi, le risorse e il personale per verificare le condizioni di lavoro e il rispetto delle norme di sicurezza;

. per abrogare la legge Fornero e ogni meccanismo automatico di allungamento dell’età lavorativa. Per ridurre l’età pensionabile, tornare al sistema retributivo, anticipare l’uscita di chi svolge lavori gravosi e usuranti, di chi ha cominciato molto presto a lavorare e di chi svolge anche il lavoro di cura;

. per una tassazione fortemente progressiva dei redditi. Per la riduzione delle imposte indirette e delle tasse su dipendenti e pensionati/e, per una patrimoniale sui grandi patrimoni e un serio contrasto all’evasione e elusione fiscale;

. per uno stato sociale pubblico, universale e di qualità. La sanità, la scuola, l’università e la ricerca, i servizi sociali, i trasporti, i beni comuni, il diritto all’abitare siano pubblici e garantiti a tutti/e. Basta tagli, basta privatizzazioni, esternalizzazioni, aziendalizzazioni e regionalizzazioni. No a ogni autonomia differenziata, no al welfare contrattuale e in particolare alla sanità integrativa;

. contro la guerra, l’invio di armi e l’aumento delle spese militari, per l’uscita dell’Italia dalla Nato e la progressiva chiusura delle basi nel paese;

. per un nuovo modello di sviluppo, contro profitto, privatizzazioni e sfruttamento capitalista delle risorse del pianeta. Per ristrutturare le produzioni inquinanti, riconvertire e nazionalizzare gli impianti fonte di inquinamento e morte. Per le energie rinnovabili e per la ripubblicizzazione dei beni comuni, a partire dall’acqua.

. per la tutela e la valorizzazione della bellezza e del patrimonio di arte, cultura e spettacolo del paese, a partire dalla condizione di chi lavora nel settore;

. per il riscatto etico, politico, sociale ed economico del Sud. Per rivendicare occupazione, infrastrutture, investimenti, nuove politiche industriali, il recupero del dissesto idrogeologico e politiche del turismo ecocompatibili;

. per i diritti delle donne, contro ogni discriminazione di genere sui posti di lavoro, contro femminicidi, violenza e molestie sul lavoro, per lo sciopero generale dell’8 marzo. Contro sessimo e omolesbobitransfobia, contro ogni falsa contrapposizione tra diritti sociali e civili: se i diritti non sono di tutti/e, sono privilegi;

. contro il razzismo e il fascismo, contro ogni politica securitaria che alimenta l’odio sociale. Per la messa al bando delle organizzazioni neofasciste;

. per una Cgil più democratica e meno verticistica, meno legata alle istituzioni e ai palazzi della politica, meno basata su servizi e enti bilaterali, più centrata sui delegati/e, sulla loro autonomia e radicalità, sulle lotte, basata sul voto dei lavoratori e delle lavoratrici e sul rapporto con i movimenti.

Per questo, vi chiediamo di sostenere e votare il documento alternativo, Le radici del sindacato. Per dare a noi la forza, dalla base, di portare la Cgil a recuperare le proprie radici, nel senso letterale di tornare a essere più “radicale”.
Perché è dalle radici che si innaffia e si cura un albero e solo così torna a fiorire.

Eliana Como

Per altre informazioni, contattateci a: leradicidelsindacato@cgil.it

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