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    L’Emilia Romagna, che vorrebbe l’autonomia differenziata sta vivendo questa emergenza sanitaria in maniera confusa.

    L’Emilia-Romagna delle 3 emergenze

    Pubblicato da franco.cilenti

    “La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere: in questo interregno si verificano i fenomeni morbosi più svariati”
    (Gramsci, 1930)

    L’Emilia Romagna, regione candidata all’“autonomia differenziata” sta vivendo questa emergenza sanitaria di Covid-19, che sembra essere una variante della infezione SARS, infatti è stata catalogato come SARS-CoV-2., in maniera confusa. 

    Oltre ai continui DPCM dettati dal Premier Conte, abbiamo le ordinanze del Presidente della Regione E.R. Bonaccini spesso non in linea con quelle Nazionali, ma più restrittive e da ultimo nella mia città Forlì il Sindaco, espressione di una Giunta Lega-Estrema Destra, ha aggiunto/aggiunge Droni e qualcos’altro… Oltre alla “Paura” di contrarre il Virus c’è la continua incertezza di come e cosa ogni cittadino possa fare. Ciò che rappresenta una novità è la velocità con cui oggi le notizie possono circolare, suggestionare, terrorizzare, polarizzare l’attenzione e, non ultimo, condizionare la percezione degli individui e dei gruppi. Spaventare la gente è molto facile e ben lo sanno i grandi manipolatori ed affabulatori della politica e della grande finanza. Il virus è, per alcuni aspetti, un nemico invisibile e minaccioso. Il sentire comune è simile a quello di alcuni fenomeni psicopatologici: i rituali di pulizia per lenire l’ansia e l’isolamento per difendersi da un pericolo si spiegano anche così. L’emergenza sanitaria e i decreti per la salute hanno costretto al distanziamento tra le persone portando operatori e l’intera collettività in un territorio comune, la sospensione del tempo…. Mai come in questo momento, possiamo avvicinarci a comprendere la sofferenza e la solitudine per ribaltarle e percorrere strade di empatia e libertà.

    Il Presidente Bonaccini vanta essere l’Emilia Romagna la regione più all’avanguardia. Si sente il “primo della classe” dopo aver per anni pensato di identificarsi al modello sanitario del Veneto e Lombardia sostenendo la regionalizzazione della Sanità. Fatico credere, quando tutto sarà passato, che possa rivedere le sue posizioni dettate “dal Privato è Bello e ineluttabile” dopo aver già privatizzato alcune strutture sanitarie ed eliminato strutture ospedaliere pubbliche importanti.

    Sorrido amaramente. Forse saremmo veramente la regione “eccellente” se non ci fosse stato un passato dove lui, chi l’ha preceduto e l’intero suo partito hanno fatto il possibile affinchè le cliniche private avessero finanziamenti pubblici a discapito delle strutture pubbliche.
    Nel suo continuo apparire non ricorda mai le stragi all’ interno delle Case Protette e RSA i cui numeri di decessi ed infetti sono altissimi. Non è dato sapere il numero esatto. L’E.R., zona rossa per alcune provincie, ha chiuso le scuole dal 24 febbraio e assunto provvedimenti riguardo ai servizi di prima necessità.

    Dal 9 marzo 2020 l’intero paese (tutti chiusi in casa) si è ritrovato a dover fare i conti con la necessità di adattarci a una situazione nuova e senza precedenti, cambiando abitudini, stili di vita. Per chi lavora nel sociale, nella scuola, si è aperta una fase di crisi e di grande riflessione. Noi docenti proiettati verso il nostro mondo interno che cambia sulla base delle variazioni messe in campo nel mondo esterno. C’è un pezzo di realtà con la quale ancora bisogna fare i conti.
    Seguiamo i protocolli di distanziamento sociale, i protocolli anti contagio, e si continua, ove possibile e indifferibile, ad andare al lavoro. La città è cambiata.
    I suoni e i silenzi sono cambiati. Gli spazi sono aperti. Camminare a piedi per strade semivuote crea una piccola vertigine. Il marciapiede non è mai stato così ampio. La strada percorsa in macchina è più breve. Si riescono a vedere decine di metri di fronte a noi. Si inizia a sentire la mancanza delle persone care, la nostalgia di un caffè al volo prima di una riunione, la nostalgia delle cene tra amici, degli scherzi, dei saluti. Le percezioni si stanno resettando: gli odori e i suoni sono più forti, l’orizzonte della vista cambia, le percezioni dalla pelle dicono di una bolla prossemica che non è quella di sempre.

    Il decreto ha costretto tutti dentro limiti inaspettati. Ha risuonato dentro di noi un senso nuovo di vicinanza a quelle persone che in passato abbiamo sentito forse in altri modi vicine, per assonanze personali, familiari o culturali. L’emergenza in corso ha chiesto una ridefinizione della relazione (spesso trasformata in incontri con video chiamata) e, almeno in questa fase, di rinuncia allo spazio socio-relazionale. Il Nuovo Coronavirus SARS-Cov 2, è entrato nella relazione complessa tra le persone e ha determinato cambiamenti.
    Abbiamo a che fare con un nemico invisibile e minaccioso. Forse possiamo avvicinare il nostro sentire a quello di alcuni fenomeni psicopatologici, per esempio quelli caratterizzati da un senso di persecuzione. È possibile comprendere come mai rituali di pulizia possano lenire l’ansia di un’idea che torna incessantemente e come l’isolamento possa essere sentito come un sollievo di fronte ad un ambiente esterno percepito come pericoloso, non decifrabile, fonte di ansia e paura, dove “l’altro” rappresenta una fonte di minaccia.
    L’angoscia di morte che fa da sfondo. In tale ottica l’area di empatia ha la possibilità di farsi più spaziosa e multi-direzionale, consapevoli di portare nella relazione con i pazienti questa nuova esperienza, questo nuovo modo di stare e sentire, strutturando cosi un gigantesco laboratorio a cielo aperto che comprende più dimensioni: sociale, relazionale, emozionale, educativo, psicologico, economico, politico. Ci sono condizioni straordinarie, pochi restano gli spazi ordinari immutati.
    Il fenomeno epocale che sta attraversando le nostre vite lascerà dei solchi.
    Se comprendiamo e quindi custodiamo il valore di questi solchi avremo l’opportunità di accedere a quei “ponti” tesi verso realtà emotive difficilmente accessibili, e mai come in questo momento, possiamo avvicinarci alla sofferenza, alla solitudine e all’isolamento dell’essere umano.

    La richiesta ai cittadini di compiere un SACRIFICIO è stata ideologicamente efficace. Stare a casa è diventato subito un gesto scaramantico. Nessuno si interroga sui meccanismi di trasmissione del virus. Sono demandati agli esperti, come in passato era demandato ai preti di interpretare le sacre scritture e agli intellettuali di sinistra di fare l’analisi del momento storico.
    La popolazione è contenta di affidare ad altri, esperti o autorità che siano, il proprio destino contando nel principio antico che è più importante appartenere a una comunità, sia un gregge di pecore o una torma di Lemming, il proprio destino. Ai virologi non vengono chiesti lumi circa i meccanismi di trasmissione del virus, ovvero un trasferimento di conoscenza che richiederebbe, da parte delle persone, un atteggiamento di comprensione critico-scientifica del problema, ma regole e direttive da applicare in modo fedele.

    “Cosa ci sta dietro…???”

    • globalizzazione = perdita dei confini
    • impatto = violenza sui gruppi più deboli.

    Già la famosa peste del 1630, quella narrata dal Manzoni, non fu affatto un fenomeno lombardo, ma fu portata da mercenari tedeschi poco puliti che, violando con proverbiale brutalità ogni confine e legittimità, invasero il Ducato di Mantova. E ancora: qual’è stato l’atteggiamento dei governi nazionali quando si sono resi conto che l’attuale Covid-19 creava un’epidemia? Quello di limitare, circoscrivere, confinare, quindi stabilire confini. Il confine è un elemento biologico, presente nella storia delle specie da milioni di anni, dal momento in cui una cellula “capì” che non avrebbe potuto vivere senza la membrana che confina il suo nucleo e il suo citoplasma.

    Anche l’Io “freudiano” è una struttura che confina l’universo psichico di un individuo: quando l’Io diventa troppo permeabile, o addirittura si frammenta, abbiamo la psicosi. Insomma, oggi la globalizzazione ci ha fatto perdere il senso sacro del confine. Questa vicenda prima o poi finirà, ma intanto ci costringe a ripensare tutto.
    Dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle del 2001 e la crisi finanziaria del 2008, la guerra contro questo virus un minuscolo pacchetto di RNA avvolto da una capsula di proteine è il terzo evento, dall’inizio del millennio, a ribaltare la storia, a scompigliare ogni certezza, a tramortire le nostre vite. Le epidemie sono tra gli eventi con maggiore potenza di trasformazione della storia umana a livello politico ed economico, porteranno l’Italia a subire, a credere fatti ed avvenimenti inimmaginabili.

    Utilizzeranno la nostra debolezza, violeranno limiti, ci obbligheranno a fare., utilizzeranno tracciamenti elettronici come hanno fatto in Cina. Silenzieranno al più presto la libera informazione. Saremo invasi da debiti. La Dittatura del Pensiero unico è il grande rischio del futuro. Gli esperti hanno calcolato che il rischio di una pandemia ha un costo di 500 miliardi di dollari all’anno. Nel 2013, la Banca Mondiale aveva valutato una perdita di 3000 miliardi di dollari per una singola pandemia influenzale ovvero una caduta di PIL tra lo 0,2 e il 2%. In Italia, abbiamo sperimentato più volte il dilemma fra salute, economia, lavoro e il caso di Covid19 non fa eccezione.

    A questa tensione sono da attribuire clamorosi passi falsi del governo Conte nella gestione dell’emergenza, i messaggi contraddittori di fine febbraio che hanno legittimato comportamenti del tutto organici alla diffusione del virus. Dovremo (s)contare parecchie morti economiche oltre a quelle causate dal virus, morti che rimandano all’esasperante pratica di precarizzazione del lavoro. Insomma, il Covid19 sta facendo emergere tutte le falle del sistema che covavano da tempo nel nostro paese. Il capitalismo sarà la nuova frontiera dello sfruttamento globale, è d’obbligo dichiararlo morto prima che trascini anche noi nel baratro. Abbiamo sostanzialmente due scelte possibili: fermiamo la vita per permettere al capitalismo di continuare o fermiamo il capitalismo per permettere alla vita di continuare?

    Marilena Pallareti

    Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute
    Docente, Forlì

    Articolo pubblicato sul numero di aprile del peridico Lavoro e Salute http://www.lavoroesalute.org/

    Tags: autonomia differenziata Coronavirus Covid-19 Emergenza sanitaria Emilia-Romagna marilena pallareti quarantena sanità emiliana Stefano Bonaccini
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