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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Culture, Movimenti di Liberazione, Politiche di Rifondazione, Storia e Lotte — Novembre 17, 2019 11:08 am

    Santiago del Cile, 25 ottobre 2019, davanti alla Biblioteca Nazionale migliaia di cileni con le chitarre cantano El derecho de vivir en Paz di Victor Jara. Sono i giorni della rivolta. Una protesta di massa iniziata per via delle misure del governo di estrema destra presieduto da Sebastian Piñera di aumento dei prezzi dei trasporti, dell’elettricità e del gas. Ma il loro obiettivo è antisistema gridato: “Non siamo indignati per i 30 pesos di aumento del prezzo del biglietto della metropolitana per la quarta volta in un anno. Siamo indignati per i 30 anni in cui abbiamo sopportato le vostre politiche.”. E le donne stanno realizzando i propri consigli autonomi, poiché cercano una profonda trasformazione economica, sociale, politica e culturale che non può trovare spazio solo in un cambio di governo, né tantomeno in un’assemblea costituente

    Lezioni dal Cile

    Pubblicato da franco.cilenti

    Lezioni dal Cile

    Cosa possono imparare la Grecia e il resto del mondo dalle politiche neoliberiste e dalla violazione dei diritti umani in Cile?

    Prima di tutto, capire che se un popolo non reagisce immediatamente non significa che stia dormendo. Per trent’anni, il Cile è stato un “laboratorio per l’attuazione delle politiche neoliberiste” e allo stesso tempo nessun governo ha osato cambiare la Costituzione risalente all’epoca di Pinochet, quella che ha attuato per prima gli ordini dei Chicago Boys. Perché? Semplicemente perché alcune delle leggi contenute nella Costituzione ne consentono l’applicazione. La gente è scesa in strada quando la goccia ha fatto traboccare il vaso. Ha gridato: “Non siamo indignati per i 30 pesos di aumento del prezzo del biglietto della metropolitana per la quarta volta in un anno. Siamo indignati per i 30 anni in cui abbiamo sopportato le vostre politiche. Ora in ogni mobilitazione grida: “Il Cile si è svegliato, si è svegliato, si è svegliato, si è svegliato!”

    In secondo luogo, è una lezione molto importante per coloro che degradano le nuove generazioni perché le considerano indifferenti e disorientate: le persone che sono scese in strada e continuano a farlo sono giovani, donne e uomini. Tutte le mobilitazioni, siano esse sindacali o di un mondo intero che non ha altra bandiera se non quella cilena e quella mapuche, sono piene di giovani, inondate di gente nuova. Chiunque creda ancora che la generazione più giovane sia indifferente, probabilmente ha bisogno di occhiali per la sua miopia.

    Il terzo punto riguarda il pacchetto di politiche che non dobbiamo far passare nei nostri paesi. Che dire di questo pacchetto che è stato attuato in Cile e che ha portato il popolo a scendere in strada nonostante gli indicatori positivi?

    La privatizzazione delle fonti di energia, che invece di far ottenere – come promesso – energia e acqua a basso costo, elettricità, ecc….. ha portato a prezzi più alti e che invece di servire la gente, ha permesso di fare affari.

    Il rapporto diretto lavoro-pensionamento che ha sostanzialmente abolito lo Stato sociale, soprattutto in un momento in cui il lavoro sta diventando sempre più precario o viene abolito dallo sviluppo tecnologico.

    L’implementazione di un sistema fiscale che favorisce l’élite e condanna all’estrema povertà la maggioranza delle persone, poiché il rapporto tra il salario (che è già basso) e le loro imposte è estremamente sproporzionato.

    La privatizzazione della sanità e dell’istruzione, una politica che ha gradualmente ridotto l’offerta di servizi a questi due pilastri fondamentali di uno Stato e poi ha aperto la strada alle aziende private. Chi può pagare oggi gli studi dei propri figli nelle università private? Chi riesce ad andare nei centri sanitari privati? Sia l’élite finanziaria che coloro che si indebitano con i loro prestiti nelle banche. Oggi in Cile, una persona su tre non è in grado di rimborsare i prestiti ricevuti per l’istruzione e la sanità.

    La Costituzione redatta durante l’era di Pinochet ha ridotto lo Stato a una filiale. Ciò significa in pratica che un’impresa ha il diritto di citare in giudizio lo Stato se questo desidera offrire servizi in un settore in cui operano le imprese private. Ciò rende praticamente impossibile avere una politica sociale contro i monopoli privati. Anche nel caso degli alloggi, ad esempio, è vietato allo Stato di concedere case popolari e fornire alloggi a persone che non ricevono uno stipendio o che sono disoccupati di lunga durata, al fine di ottenere un affitto a basso costo.

    Il quarto punto riguarda la questione più ampia dei diritti umani e sociali. Il modo in cui vengono trattati i Mapuche e tutto ciò che è meno “bianco”, come gli immigrati dal Perù, dall’Ecuador o dal Venezuela, per esempio, aggrava le tensioni sociali, crea persone di seconda e terza classe e apre la strada a un aumento delle voci razziste e fasciste. Lo stesso vale per la negazione di diritti come il diritto all’aborto, la libertà di definire il genere e il corpo in generale, il diritto di sposarsi tra coppie dello stesso sesso, il diritto all’eutanasia.

    Il quinto punto che merita la nostra attenzione è la velocità con cui le persone (di età diverse) assimilano concetti che si riteneva richiedessero anni per entrare nel subconscio. Due esempi sono molto significativi. Prima delle manifestazioni, non c’era praticamente alcun dibattito pubblico su un’Assemblea Costituente e sulla dignità. Oggi, quasi per magia, queste sono diventate le richieste fondamentali. Queste sono le prime parole del dizionario della “nuova sensibilità” che è già nata: sembra semplice, basata sul buon senso e derivata da qualcosa di più profondo, qualcosa di inspiegabile e attraente, qualcosa come un destino comune e più grande.

    Uno studio più approfondito della Costituzione cilena e di questa crisi molto interessante porterà a conclusioni ancora migliori su quali ricette “neoliberiste” dovremmo sicuramente evitare e sulle voci conservatrici che dovrebbero smettere di sedurci. Con tutta l’esperienza di sistemi diversi che abbiamo accumulato come umanità, possiamo usare strategie più intelligenti, che né lo Stato troppo centralizzato né le imprese domineranno. Le proposte per l’economia mista e l’economia dei beni comuni, che considerano il benessere umano il valore centrale e propongono un modo di regolare il libero mercato e le imprese e di condividere la conoscenza e l’innovazione a beneficio di tutti guadagnano costantemente terreno nella coscienza collettiva.

    Marianella Kloka

    15/11/2019 www.pressenza.com

    Traduzione dallo spagnolo di Silvia Nocera

    Tags: America latina anticapitalismo Assemblea Costituente capitalismo Chicago Boys Cile costituzione Costituzione cilena Donne cilene giovani golpe in Cile Mapuche Marianella Kloka neo-liberismo Neoliberismo Pinochet povertà proteste sociali repressione in Cile Salvador Allende Simon Bolivar Trum Victor Jara
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    Autore: franco.cilenti
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