Libere lotte autoconvocate contro la frantumazione e le divisioni, per l’unità della classe

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di Maria Nanni

Sono ex ferroviera e da oltre 13 anni partecipo attivamente alla mobilitazione relativa al disastro ferroviario avvenuto nella stazione di Viareggio il 29 giugno 2009: 32 Vittime, feriti gravissimi, un territorio distrutto, il processo ancora in corso. Lo scorso 30 giugno si è concluso il 4° grado con l’Appello-bis.
Questa esperienza e i preziosi insegnamenti tratti da questa lotta, permanente e sistematica, che ha come contenuto l’accertamento delle responsabilità ma, soprattutto, la sicurezza in ferrovia e non solo, hanno determinato nei compagni e nelle compagne che vi hanno partecipano, la necessità di contribuire, insieme ad altri attivisti sindacali, alla nascita del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori Autoconvocati per l’unità della classe (CLA). Una realtà impegnata a unire le forze del sindacalismo di base e conflittuale, al di là dell’appartenenza sindacale, dei lavoratori tutti, iscritti e non iscritti.

Il movente che, oltre 3 anni fa, ci ha spinto a dar vita al CLA non è la costituzione dell’ennesimo sindacato, bensì dare una risposta concreta alla diffusa esigenza di unità tra attivisti sindacali, lavoratori combattivi, delegati Rsu/Rls.
Obiettivo prioritario del CLA è lottare contro la frantumazione, le divisioni, l’autoreferenzialità nel sindacalismo di base, la concorrenza fra sigle e le diverse appartenenze, per l’unità d’azione e il sostegno agli scioperi e alle vertenze in difesa degli interessi di classe, spingendo le organizzazioni del sindacalismo conflittuale a sostenere ogni iniziativa in tal senso, per azioni di lotta unitarie.

Eravamo e siamo consapevoli che in questa nostra battaglia per l’unità d’azione dei lavoratori del sindacalismo di base/conflittuale avremmo dovuto lottare troppo spesso contro la reticenza o l’opposizione di molte delle attuali dirigenze sindacali.
Ogni volta, ribadiamo che il CLA non è e non intende essere l’ennesimo sindacato: ve ne sono già anche troppi! Probabilmente, così viene percepito e considerato, in concorrenza con quelli esistenti.

Il nostro impegno si è articolato nel sostegno alle lotte operaie, dei lavoratori e delle lavoratrici. In particolare, la questione della sicurezza e della salute è, per il CLA, un aspetto centrale della propria attività.
Gran parte delle nostre energie viene dedicata a questo e riteniamo necessario unire le forze del sindacalismo conflittuale per affrontare il flagello delle morti sul (e da) lavoro, delle stragi da profitto e contro la repressione.
Sul tema della repressione abbiamo promosso un Convegno il 26 settembre 2021, dove si è affrontato il tema della repressione che colpisce chi lotta (dai soprusi alle sospensioni, fino al licenziamento); forme violente e vigliacche contro delegati, Rls, attivisti, lavoratori e lavoratrici, che “osano” pretendere misure di sicurezza, protezioni, rispetto delle norme. Sono a disposizione, per chi fosse interessato, gli Atti del Convegno.

Abbiamo approfondito la conoscenza e lo studio riguardo all’obbligo di fedeltà, ai codici etici, al rapporto fiduciario, per preparare la strada a una campagna organizzata e, vorremmo, dispiegata per ostacolare il tentativo di neutralizzare avanguardie, delegati, attivisti, elementi avanzati della classe.
Il tentativo padronale, aziendale e di Stato, che utilizza la sua forza attraverso l’intimidazione, la minaccia, la paura, la rappresaglia, deve essere contrastato con ogni mezzo proprio perché delegati Rsu/Rls e attivisti sindacali sono un patrimonio della classe che lotta. Un bene prezioso da difendere e consolidare perché rappresentano un punto di riferimento stabile contro la politica padronale e antioperaia. “Chi lotta per la sicurezza e la salute deve essere difeso incondizionatamente” con la più ampia mobilitazione: una delle nostre parole d’ordine.

A questo proposito, la mobilitazione continua e dispiegata dopo la strage di Viareggio, ha determinato il licenziamento di Riccardo Antonini, ferroviere, cuore e cervello instancabile di questa esperienza. E’ stato licenziato, e il licenziamento confermato da tre gradi di giudizio, per “essersi posto in conflitto di interessi” e aver “violato l’obbligo di fedeltà”. Questo per essersi messo incondizionatamente al servizio dei familiari per l’accertamento della verità. Questo per essere stato fedele all’unità con i familiari, alla lotta per la sicurezza, alla sua classe e infedele alla politica di abbandono della sicurezza e a chi la persegue. Questo per tentare (senza riuscirvi) di isolarlo e neutralizzare il suo ruolo trainante in questa lotta. Come attivisti delle ferrovie abbiamo sì mostrato e esteso la solidarietà, la grande stima e l’apprezzamento verso Riccardo, ma non siamo purtroppo stati in grado di difenderlo nella misura che ci competeva e questo si riversa sul “sentire” dei lavoratori, come accade ogni volta che non mettiamo in campo azioni adeguate di contrasto contro gli atti ritorsivi e le rappresaglie padronali e di Stato: permettiamo cioè che l’obiettivo della paura, della intimidazione, dell’immobilismo, del sottrarsi alla partecipazione e al conflitto sia raggiunto.

Non ci stancheremo mai di ripetere che se non assumiamo responsabilità collettive nell’ambito che aggredisce e sacrifica la vita dei lavoratori, non è possibile trattare nel modo adeguato, nella maniera che meritano, gli altri gravi problemi come licenziamenti, precarietà, dignità.

Non vi è realtà sindacale, sociale o un tale ambito che stia affrontando queste questioni in modo sistematico e costante. Riteniamo occorra assumere la responsabilità e il compito di far vivere questi temi nella classe. Abbiamo verificato che non è per niente facile! Per svilupparli, necessitano impegno e determinazione, unità d’azione, solidarietà e sostegno, intervenendo adeguatamente dove si registra ogni sorta di repressione e abusi, attraverso comunicati, presìdi, volantinaggi e, dove possibile, anche il sostegno economico.

Vi sono notevoli difficoltà a far comprendere, anche in ambiti sindacali di base, la necessità di porre al centro dell’azione politico-sindacale la lotta per la sicurezza e la salute, insieme alla lotta contro la repressione nei confronti di chi le difende e si batte nell’interesse dei lavoratori e della collettività.

Eppure, se non ci occupiamo della lotta per la salute, la sicurezza e la vita, se non organizziamo la resistenza contro questa guerra non dichiarata del capitalismo alla nostra classe, non possiamo trattare, come dovremmo, delle questioni che affliggono e affliggeranno sempre più i lavoratori (licenziamenti di massa, contratti a perdere, supersfruttamento, lavoro nero, terrore, paura, diritti sindacali calpestati). Quando saremo capaci di sviluppare una lotta seria, condivisa, estesa sulla sicurezza, potremo affrontare con la forza che occorre le altre gravi questioni e sicuramente strappare importanti risultati. Prima di tutto, quindi, occorre partire da ciò che abbiamo prodotto nelle varie realtà, elaborarlo e studiarlo, riflettere per fare un passo in avanti.

Questi anni di attività del CLA forniscono conferme sul percorso intrapreso, in particolare nelle iniziative per l’unità di lavoratori, lavoratrici e familiari di stragi, come per quella del 29 giugno 2009 a Viareggio e del 5-6 dicembre 2007 alla Thyssen Krupp di Torino. I familiari di queste tragedie insegnano a non arrendersi, a non delegare, a rivendicare quella ‘giustizia’ troppo e sempre più spesso negata dagli stessi Tribunali. Per ribadire che stragi, morti sul lavoro, licenziamenti, sfruttamento e rappresaglie, hanno la stessa origine: il regime del capitale, che subordina la salute e la vita alle leggi del mercato e alla logica del profitto.

Quanto prodotto dal CLA e da altre realtà, diversamente organizzate, rischia di essere sminuito, non favorendo i passi in avanti per accrescere la forza della classe, se non collettivizziamo e socializziamo il nostro lavoro, sviluppandolo quando è positivo e criticandolo quando non lo è.

Tante le iniziative, gli incontri, gli interventi del CLA in questi anni. Negli ultimi mesi siamo intervenuti (non limitandoci ai social, ma con la presenza nelle fabbriche, nelle aziende, nei luoghi di lavoro, per entrare in relazione con i lavoratori, le lavoratrici, i cittadini) in solidarietà alle lotte sul territorio e in situazioni relative alla sicurezza e alla salute come per l’infortunio della lavoratrice Piaggio di Pontedera (Pi) la cui mano è rimasta incastrata in un ingranaggio e per la morte di un lavoratore delle poste, precipitato dal tetto dell’ufficio di distribuzione delle poste di Ponsacco (Pi).

Abbiamo sostenuto vertenze, mobilitazioni e lotte: dalla classe operaia della ex Gkn di Campi Bisenzio (Fi), di rilievo nazionale, ai macchinisti del trasporto merci delle ferrovie, organizzati nel Coordinamento Macchinisti Cargo (CMC). Coordinamento impegnato da un anno in una vertenza nazionale per migliorare le loro condizioni di lavoro e la sicurezza dell’intera collettività.

Il CMC, ambito autoconvocato e autoorganizzato, sopra e oltre ogni appartenenza sindacale, ha svolto numerose assemblee con i lavoratori, un questionario sulle condizioni di lavoro, la sicurezza, e ha raccolto e reso concreta la volontà dei macchinisti di scioperare. Alla base vi è la non-delega, la partecipazione, il consenso, l’impegno collettivo. Hanno raccolto le esperienze e il patrimonio dei macchinisti “anziani” o, addirittura, di ferrovieri in pensione, che hanno contribuito al movimento reale dei ferrovieri del passato. Hanno compreso che lo sciopero non deve essere solo dichiarato, ma soprattutto percepito dai lavoratori come “giusto, sentito, realizzabile”. Da febbraio hanno effettuato 5 scioperi (sostenuti dalle sigle Cub-Trasporti e Sgb, per la copertura sindacale), con le difficoltà che comporta scioperare anche in ferrovia, con i lacci e laccioli delle leggi antisciopero, con la decurtazione dallo stipendio per ogni giornata di astensione (decine e decine di €). Nonostante queste difficoltà, la partecipazione è stata alta e, nel corso degli scioperi, non è certo diminuita.

Possiamo dire che gli attivisti e i delegati del CMC hanno sicuramente e ampiamente incarnato lo spirito del CLA. Deve essere sottolineato il fatto che la tragica notte del 29 giugno 2009 nella stazione di Viareggio, fu proprio un treno merci che trasportava materiale altamente pericoloso (Gpl) a deragliare con le conseguenze che sappiamo. Quindi, la condivisione e l’unità d’azione tra macchinisti del trasporto merci e familiari della strage di Viareggio si trasforma, diviene un’unità oggettiva, concreta, materiale. Con i familiari della strage ferroviaria di Viareggio de “Il Mondo che vorrei” e con “Assemblea 29 giugno”, abbiamo fatto conoscere e sostenuto ogni sciopero, presenziando e volantinando nelle stazioni i giorni dell’astensione, distribuendo ai pendolari comunicati, spiegando le ragioni e la giustezza della vertenza anche per i viaggiatori, i pendolari e, dopo Viareggio, i cittadini che abitano lungo la ferrovia o nei pressi delle stazioni.

Così, nel corso degli scioperi, nelle stazioni di Pisa, di Livorno, di Viareggio abbiamo tenuto i presìdi e volantinaggi anche assieme ai macchinisti, rafforzando il rapporto e l’unione fra familiari e ferrovieri. Da mesi, inoltre, abbiamo assunto l’impegno contro un nuovo grave rischio per la sicurezza in ferrovia, contribuendo a farlo conoscere e diffonderlo in ogni situazione, in incontri, assemblee, presìdi, manifestazioni: i treni gridano di nuovo allarme, come i ferrovieri denunciavano prima del disastro ferroviario di Viareggio.

A causa della modifica dell’apparato frenante dei treni merci, anche di merci pericolose, in Europa e in Italia, sono accaduti in questi anni decine di incidenti (uno recente a Sarzana, a pochi km da Viareggio) che solo per caso non hanno causato morti e feriti. Invece di sostituire questi apparati difettosi, aumentare i controlli sulla linea e applicare i sistemi per il rilevamento dei guasti, l’Agenzia Nazionale per la sicurezza (Ansfisa) e le imprese ferroviarie hanno affidato tutto alla percezione individuale del macchinista che dovrebbe ravvisare rumori anomali o una strana frenata di un treno di centinaia di metri, riversando su di loro ogni responsabilità, trasformandoli in capri espiatori in caso di incidente!

Venerdì 7 ottobre, mentre si svolgeva il 5° sciopero, si è tenuto a Firenze un incontro in presenza, al quale hanno invitato le realtà che in questi mesi sono state al loro fianco. Abbiamo partecipato insieme ai familiari della strage di Viareggio e gli interventi di alcune realtà presenti hanno espresso loro la solidarietà, la vicinanza e, soprattutto, la volontà di sostenerli e aiutarli nella vertenza e nella lotta. Con la consapevolezza che la lotta per la sicurezza e la salute è nelle mani principalmente dei lavoratori e delle lavoratrici delle ferrovie, e che familiari, Assemblea 29 giugno, collettivi, associazioni e reti, possono e debbono dare il loro contributo, sempre prezioso e fondamentale, essere loro di stimolo e incoraggiamento, ma sono loro stessi, macchinisti, ferrovieri, lavoratori e lavoratrici di ogni azienda, a essere determinanti nella soluzione dei problemi.

Il Coordinamento Macchinisti Cargo sciopererà per la 6^ volta per 24 ore, il 17/18 novembre. Ancora, come sempre, al loro fianco.

5 novembre 2022

Maria Nanni

del Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori Autoconvocati per l’unità della classe (CLA).

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