Libertà di opinione per delegati e precari sui posti di lavoro

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Cominciano ad arrivare anche le prime segnalazioni di casi di sanzioni e licenziamenti di delegat* e lavoratori/trici che legittimamente si espongono nelle vertenze e in giuste rivendicazioni sul proprio posto di lavoro.

E’ il caso dei lavoratori/trici degli Ospedali di Roma Policlinico Umberto I e L. Spallanzani che hanno subito la sospensione dal lavoro senza stipendio per aver denunciato lo stato dei Pronto Soccorso e delle strutture sanitarie nel nostro paese.
O il caso che segnala Maura Verra – delegata Filcams CGIL dell’Hotel Golden Palace di Torino – licenziata da un giorno all’altro col suo posto di lavoro “soppresso” da un’azienda alberghiera di prestigio che ospita squadre di calcio e personaggi famosi.
O quello di cui parla Luciano Pasetti delegato CUB del Carrefour di Milano che è stato licenziato per il suo attivismo sindacale con la scusa indegna che si è rifiutato di svolgere una mansione viste delle sue limitazioni fisiche.
O alla Pircher Oberland di Rolo (RE) che ha avviato una procedura di licenziamento per tre lavoratori senza nemmeno un tavolo di confronto con quel comportamento padronale ottocentesco ormai abbastanza abituale nei luoghi di lavoro. Un’azienda che in un reparto effettua licenziamenti e in altri utilizza lavoro precario.

E qui infatti, come avevamo scritto, il tema riguarda anche migliaia di precari col posto di lavoro e il rinnovo costantemente in bilico e che per rivendicare la propria stabilizzazione hanno bisogno di un forte sostegno collettivo pubblico non solo sindacale visto l’alto livello di ricattabilità che subiscono in perenne attesa di un’assunzione.

Qui abbiamo il caso dei precari della Cogesa spa – Servizi per l’ambiente di Sulmona che tra dicembre e a maggio vedranno scadute le quarte proroghe contrattuali e, con la nuova legge di stabilità, se non saranno assunti non potranno continuare a lavorare.
Ci sono poi i precari dell’Aamps di Livorno che nel servizio porta a porta non solo non ha stabilizzato i rapporti di lavoro come promesso, ma con azione unilaterale ha chiamato i lavoratori con contratti a termine a siglare in “anticipo” rispetto alla scadenza (lo scorso 31 ottobre). Questo perché dal 1 novembre è entrato in vigore il D.L. 87/2018 (c.d. Decreto Dignità) che prevede la riduzione del periodo di contratti temporanei possibili da 36 a 24 mesi.

Non un caso unico ma una condizione generalizzata questa. Come nel caso delle lavoratrici e dei lavoratori della Comdata di Lecce, un call center dove sono impiegati circa 1.200 lavoratori dipendenti a tempo indeterminato a cui si sommano circa 800 tra lavoratori in somministrazione e collaboratori a progetto. Anche qui quasi 200 lavoratori hanno ricevuto la comunicazione del mancato rinnovo del contratto in somministrazione in scadenza al 31 ottobre in virtù degli effetti del Decreto Di Maio.
E anche i cinofili precari dei pompieri in attesa perenne di assunzione, assunti e licenziati di continuo, con rinnovi di contratti a tempo determinato, non più sette-otto volte all’anno come prima, ma ora due-tre e per 14 e non per 20 giorni. In questo modo non gli vengono corrisposti Trf e altre indennità che prima spettavano per legge.

“Potremmo andare avanti con un elenco infinito – si legge in una nota a cura del Coordinamento autoconvocati contro la crisi -. Queste sono solo una parte delle voci precarie che senza un sostegno spesso non possono denunciare le proprie condizioni, talvolta nemmeno con un’assistenza sindacale. Costruiamo insieme un osservatorio per la libertà di opinione e organizzazione nei posti di lavoro e ovunque. Per costruire una rete di solidarietà mutualistica a sostegno di delegati e precari che si mobilitano sotto il ricatto aziendale”.

24/11/2018 www.controlacrisi.org

 

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