L’Italia è una Repubblica affondata nei pesticidi…

Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2013-2014

L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) nell’edizione 2016 ha elaborato il Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque (contenente dati relativi al biennio 2013-2014) spiegando che le acque superficiali (fiumi, laghi, torrenti) “ospitano” pesticidi nel 63,9% dei 1.284 punti di monitoraggio (nel 2012 era 56,9%); quelle sotterranee nel 31,7% dei 2.463 punti (31% nel 2012). La contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta.
L’analisi dei dati di monitoraggio non evidenzia una diminuzione della contaminazione, spiega l’Ispra precisando che l’aumento di punti contaminati “si spiega in parte col fatto che in vaste aree del centro-sud, solo con ritardo, emerge una contaminazione prima non rilevata”. Durante i controlli sono state trovate 224 sostanze diverse, “un numero sensibilmente più elevato degli anni precedenti (erano 175 nel 2012)”, dice l’Ispra, che indica “una maggiore efficacia delle indagini condotte”.
Secondo l’Ispra, 274 punti di monitoraggio delle acque di superficie hanno “concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali” e fra le sostanze off-limit c’è il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo su cui si è in attesa di capire se sia cancerogeno o meno visto che c’è divergenza di opinioni e di cui l’autorizzazione al commercio in Europa scade a fine giugno. Ci sono poi i neonicotinoidi, ritenuti fra i principali responsabili della moria di api.

Gli erbicidi sono ancora le sostanze più rinvenute, mentre è aumentata notevolmente la presenza di fungicidi e insetticidi. Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali mentre in quelle sotterranee 170 punti (6,9% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale.

L’Ispra indica che la contaminazione è più ampia nella pianura padano-veneta dove le indagini sono generalmente più efficaci. Nelle cinque regioni dell’area, infatti, si concentra poco meno del 60% dei punti di monitoraggio dell’intera rete nazionale. In alcune regioni la contaminazione è molto più diffusa del dato nazionale, arrivando a oltre il 70% dei punti delle acque superficiali in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, con punte del 90% in Toscana e del 95% in Umbria.

Gli studi scientifici hanno ampiamente dimostrato gli effetti che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce anche in termini di perdita della biodiversita’, riduzione della fertilita’ del terreno ed accelerazione del fenomeno di erosione dei suolo. A tal proposito, in materia di pesticidi,
risulta ormai sempre piu’ urgente prendere la piena consapevolezza che il loro utilizzo, soprattutto l’impiego in sincrono e in miscele di alcune sostanze, puo’ generare delle importanti ripercussioni ambientali. “È fondamentale rafforzare poi i controlli dotando i laboratori pubblici di sistemi di analisi efficienti a garanzia di una rete di monitoraggio sempre piu’ strutturata; senza dimenticare infine il ruolo centrale delle
Regioni nell’applicazione del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan). Per questo alle Regioni chiediamo di adottare al piu’ presto misure specifiche per la riduzione di presenza nell’ambiente di pesticidi pericolosi per l’ambiente acquatico, nonche’ di attivare gli osservatori fitosanitari regionali affinche’ diano assistenza e informazione alle aziende agricole”, dice Daniela Sciarra Responsabile Filiere e Politiche alimentari di Legambiente. Legambiente sottolinea che alcuni dei residui piu’ frequentemente ritrovati nell’acqua da Ispra sono gli stessi ritrovati anche negli alimenti (vedi dossier Stop Pesticidi 2015 di Legambiente), come il metalaxil, il boscalid e l’imidacloprid, fungicidi e insetticidi sistemici.
Il tema del multiresiduo, cosi’ definito per indicare la presenza concomitante di piu’ e diversi tipi di residui chimici in uno stesso campione alimentare, e’ un tema di grande rilevanza. Come si evidenzia nel dossier Stop Pesticidi, il multiresiduo e’ aumentato negli anni e ha fatto registrare campioni da record: fino a cinque residui nelle mele, otto nelle fragole, quindici nell’uva da tavola, cioe’ in alimenti dalle ben note proprieta’ nutrizionali che pero’ finiscono sulle nostre tavole carichi di pesticidi. Per questi motivi il fenomeno andrebbe indagato rispetto ai rischi legati all’esposizione contemporanea ad alcuni principi attivi e al fatto che ancora oggi, il limite massimo di residuo, e’ calcolato sul singolo principio attivo.

Anche Ispra ha posto risalto su questa problematica, avendo ritrovato piu’ e diverse miscele di sostanze attive nelle acque, contenenti fino a decine di componenti diversi. Tra le sostanze ritracciate da Ispra nelle acque, c’e’ il glifosato e soprattutto il suo metabolita Ampa, su cui ci sono risultati limitati solo a due regioni: Lombardia e Toscana. Il glifosato e’ una di quelle sostanza che oggi e’ sotto attenta osservazione,
essendo anche il piu’ diffuso e usato erbicida al mondo per il controllo delle infestanti. La Coalizione Italiana Stop glifosato, di cui fa parte anche Legambiente, ha richiesto ormai da tempo un intervento deciso per lo stop definitivo al suo utilizzo- dopo che lo Iarc (International Agency for Research on Cancer), l’agenzia per la ricerca sul cancro dell’Oms, lo ha classificato come probabile cancerogeno- e l’applicazione del principio di precauzione in difesa della salute pubblica, conclude Legambiente.

Redazione

10/5/2016 www.controlacrisi.org

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