Liz Truss premier non è una vittoria delle donne

Liz Truss, la conservatrice che è stata scelta come primo ministro della Gran Bretagna, è stata salutata come una pioniera da alcuni nel suo stesso partito. La deputata conservatrice Vicky Ford ha esclamato: «Significa tanto tante donne in tutto il mondo!». Truss rappresenterebbe quello che il Washington Post ha definito «momento storico»: per la prima volta in assoluto, in nessuna delle quattro posizioni di governo più influenti della Gran Bretagna ci sono uomini bianchi.

Da parte sua, Truss non ha esitato a parlare di genere, definendosi in un’intervista alla Bbc del 2019 una «femminista da Destiny’s Child». Wow, cosa significa?

Pronta a spiegare questa ridicola formulazione, Truss ha detto che pensava che le donne dovessero essere «indipendenti», mentre il Partito laburista vorrebbe «dipingere le donne come vittime». Il commento era un riferimento a Independent Women, un irresistibile successo del gruppo che lanciò Beyoncé. Con testi come «I depend on me«», «All the mamas who profit dollars» e «All the honeys making money,», non è un cattivo inno neoliberista. Per un’atmosfera extra da boss, nel video, le membre del gruppo si siedono attorno al tavolo di una sala riunioni aziendale.

La sigla di Truss è un’accattivante propaganda capitalista, ma è stata pubblicata nel 2000 (era parte della colonna sonora della serie di film Charlie’s Angels lanciata quell’anno – un ritorno al passato in sé, facendo rivivere la serie Tv degli anni Settanta – ma era così popolare che il gruppo lo ha incluso in un album e gli ha dato nuova vita). Sembra appropriato: non c’è niente di nuovo o rivoluzionario nel marchio di femminismo di destra di Liz Truss.

Questa settimana, la deputata laburista Marsha de Cordova ha scritto su Twitter che, sebbene il governo di Truss sia vario, é anche «il più di destra a memoria d’uomo, abbracciando un’agenda politica che attaccherà i diritti dei lavoratori, in particolare le minoranze». In effetti, il nuovo governo prevede di continuare le politiche razziste, come l’espulsione di molti richiedenti asilo politici in Ruanda.

Cosa c’è di femminista nel «femminismo di Destiny’s Child»? Come hanno sottolineato le femministe di sinistra, non molto. Truss ha sostenuto che le molestie in strada diventano un crimine, ma questo è sicuramente uno dei modi più conservatori in cui un politico può essere «femminista»: criminalizzare il comportamento quotidiano è sempre popolare tra gli elettori di destra. Al contrario, ha avuto poco da dire sui diritti riproduttivi e la sua nuova segretaria alla salute, Thérèse Coffey, è contraria è contro la libertà di scelta.

Come ha sottolineato la storica Laura Beers la scorsa settimana, Truss non pare molto solidale con le donne comuni. Le politiche di austerità che sostiene, nonostante la crisi economica in Gran Bretagna, danneggiano in modo sproporzionato le lavoratrici non sposate (come ha sottolineato anche il suo interlocutore televisivo in quell’intervista alla Bbc del 2019). Sottolineando che le donne stavano sopportando il peso maggiore dell’attuale crisi economica del Regno Unito – più probabilità di essere povere, più probabilità di dipendere dai benefici del governo, spendere più del loro reddito per le spese di alloggio – Hannah Fearn ha sostenuto sull’Independent che Truss ha «giocato un ruolo ruolo attivo nella creazione del clima economico in cui le donne stanno soffrendo». In qualità di parlamentare e ministro di gabinetto, Truss ha costantemente spinto per tagliare i benefici del welfare e ridurre le tasse sui ricchi. In questo modo, sembra essere solo un’altra (anche se meno retoricamente impressionante) Margaret Thatcher, che è stata criticata dalle femministe di sinistra per lo stesso motivo.

Naturalmente, alcuni di noi (di certo non così tanti) hanno criticato Hillary Clinton per contraddizioni simili. Per quelli di noi che sono stati spesso messi alla berlina dai liberal tradizionali per averlo sottolineato nel 2016, è stato uno spasso vedere la stessa Clinton alle prese, da allora, con l’idea che la leadership femminile non sia intrinsecamente femminista.

Di recente, dopo aver appreso che il nuovo primo ministro di destra italiano poteva essera una donna, Clinton ha detto: «Ogni volta che una donna viene eletta a capo di stato o di governo, questo è un passo avanti». Ha ammesso di non sapere molto del nuovo leader dell’estrema destra, Giorgia Meloni, e che le donne di destra sono state scelte dai loro partiti in parte perché sono «spesso le prime a sostenere il potere e i privilegi maschili». Tuttavia, come ha sottolineato David Broder, non è possibile che eleggere un’esponente dell’estrema destra come Meloni possa essere considerato un «passo avanti per le donne». Meloni ha parlato dell’importanza di «Dio, Patria, Famiglia» e del ruolo del governo nell’aumento delle nascite. Il suo partito sostiene politiche che legano l’idoneità al benessere alla maternità e rendono più difficile l’accesso all’aborto.

Eppure la Clinton, nonostante i suoi commenti confusi su Meloni, è rimasta sul paradosso della destra, dicendo al giornalista Ali Vitali che non sarebbe sorpresa se la prima donna presidente degli Stati uniti venisse dalla destra. Nel suo nuovo libro, Electable, Vitali sottolinea che in alcuni paesi è stato più facile per le donne di destra diventare capi di stato che per le donne liberali, centriste o di sinistra. Clinton potrebbe avere ragione sul motivo: i partiti di destra sanno che le donne di destra sosterranno il patriarcato attraverso le loro politiche e politiche.

Eleggere una donna è anche un modo efficace per commercializzare politiche impopolari e contro le donne in un modo che sembri femminista e moderno. Uno dei sostenitori di Marjorie Taylor Greene ha detto al New Yorker, riferendosi agli attacchi apertamente islamofobi e di estrema destra della deputata ad Alexandria Ocasio-Cortez (Aoc) e alla squadra: «Una donna deve essere lassù per contrastare alcune delle donne che sono già lì». A un certo punto Theresa May, l’ultima donna conservatrice del Regno Unito, ha sfoggiato una maglietta con la scritta «Ecco come appare una femminista». I centristi hanno cercato di fare la stessa cosa per far sembrare la loro politica impopolare più amica delle donne (vale a dire, le campagne presidenziali di Hillary Clinton, così come l’intera carriera di Kamala Harris).

La sinistra come può contrastare questa sciocchezza? Ovviamente, dobbiamo sfatare il marketing e denunciare il finto femminismo ovunque lo vediamo. Dobbiamo anche sviluppare una nostra leadership femminile. Dalla nostra parte dell’Atlantico, è incoraggiante vedere tante donne socialiste avere dei seggi in questo periodo, ma è difficile immaginare che qualcuno di loro ottenga anche un posto al Senato, tanto meno la presidenza. E come hanno notato molte femministe della sinistra britannica – e i conservatori, tra cui Truss, lo hanno strombazzato allegramente ogni volta che potevano – è imbarazzante per il partito laburista che i conservatori abbiano scelto così più donne a capo del governo (3 a 0!).

Sarebbe ancora più vergognoso – e più spaventoso – se Marjorie Taylor Greene andasse più lontano nel nostro sistema politico di Aoc o Rashida Tlaib.

Liza Featherstone è editorialista di Jacobin, giornalista freelance e autrice di Selling Women Short: The Landmark Battle for Workers’ Rights at Wal-Mart. Questo articolo è uscito su JacobinMag, la traduzione è a cura della redazione.

13/9/2022 https://jacobinitalia.it

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