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Commenti di Mauro Biani

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    Altra Informazione, Blog, Comitati di Lotta, Cronache di Lavoro, Cronache Politiche, Cronache Sindacali, Cronache Sinistra Europea, Cronache Sociali, Politiche di Rifondazione — Giugno 14, 2016 6:23 am

    Ieri il senato francese ha iniziato le manovre contro gli scioperi e oggi In Francia, in queste ore, è in corso uno sciopero generale con manifestazione nazionale a Parigi in tutto il paese. Da più di due mesi le lavoratrici e i lavoratori, la gioventù hanno intrapreso una straordinaria lotta contro il progetto di legge El Khomri del governo Holland Valls che precarizza il lavoro e ne distrugge i diritti allo stesso modo con cui in Italia il famigerato Jobs Act di Renzi ha cancellato lo Statuto dei lavoratori. Nonostante la forte repressione che il governo ha messo in atto la mobilitazione in queste settimane ha continuato ad estendersi in tutto il paese, a coinvolgere nuove categorie di lavoratori, a radicalizzarsi: un vero braccio di ferro è in corso tra il movimento dei lavoratori e dei giovani e il governo socialista sostenuto dalle forze padronali. La “Loi Travail” è un regalo alle imprese e un colpo alle lavoratrici e ai lavoratori: prevede infatti l’allungamento degli orari di lavoro (fino a 12 ore al giorno e 60 alla settimana) e il taglio dei salari, la destrutturazione dei contratti collettivi e la libertà di licenziamento. La lotta delle lavoratrici e dei lavoratori francesi è la nostra lotta; la loro vittoria sarebbe anche la nostra vittoria, e in tutta Europa si aprirebbero nuove possibilità per contrastare le politiche dell’austerità, a partire anche dal nostro paese, dove non c’è stata una risposta unificante del mondo del lavoro e della società tutta alle politiche antidemocratiche e liberiste dei governi che si sono succeduti. Dalla Francia, come dalle esperienze che ancora resistono in Italia, bisogna prendere l’esempio per far ripartire il conflitto e costringere i sindacati alle proprie responsabilità. Oggi siamo in piazza perché le lavoratrici e i lavoratori francesi non devono restare soli; servono azioni concrete di sostegno e di solidarietà. Come in Francia, portiamo in piazza la solidarietà e il nostro NO a tutti i Jobs Act che i governi stanno cercando di imporre nei diversi paesi europei, il nostro rifiuto delle politiche antipopolari e liberticide dell’austerità, la nostra volontà di ricostruire anche nel nostro paese un nuovo grande movimento di lotta.

    Loi Travail, la tregua prima della tempesta?

    Pubblicato da franco.cilenti

    Labour union employees hold flags and banners as they take part in a demonstration for the defence of employment and industry in Paris October 9, 2012. The CGT, France's biggest trade union, has called for a national day of protest against job cuts and plant closures. REUTERS/Christian Hartmann (FRANCE - Tags: POLITICS BUSINESS EMPLOYMENT)

    Il Senato francese, dove la destra è maggioritaria, avvia oggi l’esame della contestatissima riforma del codice del lavoro, la ormai famigerata ‘Loi El Khomri’, alla vigilia della giornata di mobilitazione nazionale indetta dai sindacati e dalle organizzazioni studentesche per domani.
    La mobilitazione più massiccia è prevista nella capitale Parigi dove la Cgt, il sindacato che insieme a Sud e ad altre sigle non concertative rappresenta il motore della protesta in piedi da quasi 4 mesi, annuncia una ‘enorme’ manifestazione di lavoratori e popolo. La maggioranza dell’opinione pubblica francese, nonostante la diffusa solidarietà nei confronti dei sindacati e la contrarietà ad una legge che aumenta la precarietà e la flessibilità del lavoro e rende i licenziamenti più facili e meno onerosi per le imprese, è stanca degli scioperi e dei blocchi che vanno avanti da tre mesi e che in molti settori stanno rendendo assai difficile la vita ai cittadini e bloccando snodi nevralgici delle comunicazioni e del tessuto economico francese, infliggendo dure perdite economiche ad una classe padronale che accusa il governo di cedevolezza nei confronti degli ‘estremisti’.

    Ma a coloro  “che speculano” sull’indebolimento della protesta, “daremo la prova di una mobilitazione mai vista” dall’inizio delle manifestazioni, ha avvertito il segretario generale della CGT Philippe Martinez. E domani in varie città europee – comprese Roma, Bologna e Firenze – la Piattaforma Sociale Eurostop ed altre realtà sindacali e della sinistra hanno indetto presidi di solidarietà con la classe lavoratrice e il movimento popolare d’Oltralpe, impegnate in un inedito braccio di ferro con il governo socialista.

    Da oggi i senatori avranno il progetto di legge in esame sino al 24 giugno. Il governo, non potendo contare su una maggioranza visto il rifiuto di votare il provvedimento anche da parte di una nutrita pattuglia di deputati socialisti ed ecologisti che pure sostengono Valls, l’ha fatto approvare all’Assemblea nazionale tramite l’articolo 49.3, forzando l’iter parlamentare con un’arma costituzionale che al Senato non può essere brandita. Un voto solenne è in agenda per il 28 giugno, dopodiché il testo passerà all’esame di una commissione mista paritaria Assemblea/Senato. In caso di fallimento, è l’Assemblea nazionale che avrà l’ultima parola e lo scenario ritenuto più probabile in questo caso è che il premier Manuel Valls torni ad imporre di nuovo l’articolo 49.3 che di fatto bypassa la volontà dei ‘rappresentanti del popolo’. Uno scoglio in più per l’esecutivo è rappresentato dal fatto che il testo da oggi all’esame dei senatori è quello originale, che contiene la priorità assegnata ai contratti aziendali rispetto a quelli nazionali di categoria, una delle misure più invise alle organizzazioni sindacali e che all’Assemblea Nazionale era stata in parte alleggerita.

    Negli ultimi giorni i sindacati hanno tenuto bassa la mobilitazione, in occasione dell’inizio dei campionati europei di calcio e dopo tre mesi di mobilitazione a tappeto del settore privato che rischiava di sfiancare il movimento di protesta. Una sorta di tregua offerta al governo in cambio di aperture al dialogo che però sono arrivate solo in minima parte. Ma anche un’occasione per tirare il fiato e riorganizzare il rush finale della protesta che dovrà ripartire con ancora maggiore mobilitazione nel caso in cui Valls e Hollande decidano di andare dritti per la loro strada, pressati come sono dal Medef (la Confindustria francese), dai poteri forti continentali e dall’establishment dell’Unione Europea che hanno già imposto in Italia, Belgio e Spagna (in questo caso all’interno del patto di legislatura tra socialisti e Ciudadanos) misure simili a quelle contenute nel cosiddetto ‘Jobs Act’ d’oltralpe.

    Dal 9 giugno sono state più le intemperanze degli hooligans provenienti da vari paesi europei a tenere banco e a preoccupare opinione pubblica e autorità che le proteste e gli scioperi dei lavoratori che sono sì proseguiti, ma con un’intensità assai minore che nelle settimane precedenti. Nonostante lo sciopero nelle ferrovie, nel trasporto su ferro metropolitano e nel trasporto aereo, infatti, coloro che sono arrivati nel paese per assistere agli incontri calcistici non hanno avuto grosse difficoltà a muoversi sul suolo francese o ad arrivare agli stadi. Nonostante questo il ministro dei Trasporti, Alain Vidalies, ha usato toni esageratamente bellicosi minacciando il ricorso, se necessario, alla precettazione dei macchinisti in sciopero. “Se i sindacati prendono in ostaggio l’Eurocoppa, il governo è disposto a usare la forza per liberarla” ha fatto intendere Vidalies, ricordando che la legge in certi casi autorizza addirittura i poliziotti a condurre a forza gli scioperanti sul posto di lavoro. Già nel 2011 il primo ministro di destra Nicolas Sarkozy ordinò la precettazione degli addetti alla sicurezza degli aeroporti, e chi si rifiutò venne sostituito da poliziotti e gendarmi.
    Ma si trattò di un caso relativamente isolato. Nel paese l’ultima precettazione dei ferrovieri andata a buon fine risale nientemeno che al 1953 (!) e non perché non siano mancate nel frattempo proteste contundenti da parte dei lavoratori del settore o tentativi in tal senso da parte degli esecutivi, sempre rintuzzati però dai tribunali come ‘attacchi al diritto di sciopero’.

    Continuano, senza generare per ora grandi disagi, anche gli scioperi e i blocchi dei lavoratori alle raffinerie, anche se in alcune la protesta è stata sospesa fino a domani, quando riprenderà in occasione della giornata di mobilitazione nazionale. E’ proseguito anche il fermo dei lavoratori della nettezza urbana della regione di Parigi, cominciato all’inizio del mese, che ha lasciato i cassonetti strapieni facendo infuriare la sindaca socialista della capitale, Anne Hidalgo, che ha deciso di appaltare ad aziende private esterne, affittando ben 80 camion, la raccolta dei rifiuti in alcune zone della capitale. Questo perché gli scioperanti non solo si astengono dal lavoro ma picchettano l’accesso e l’uscita dei mezzi da quattro garage dove fanno base i camion della nettezza urbana e bloccano l’inceneritore e la discarica di Ivry. Situazione simile a Marsiglia, dove ben sei centri per il trattamento della spazzatura proveniente da tutta la regione sono in sciopero almeno fino a domani.
    Dopo la manifestazione di forza dei sindacati e dei movimenti popolari indetta per domani, si capirà se si apriranno o meno spazi di trattativa. Il 17 giugno la ministra del Lavoro, Myriam el Khomri, ha in programma un incontro con il segretario della Cgt, Philippe Martinez. Il sindacato di tradizione comunista spera che l’incontro sia l’occasione da parte del governo di prendere atto “della collera e dell’esasperazione di milioni di lavoratori salariati”.

    Marco Santopadre

    13/6/2016 www.contropiano.org

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