Lotta contro l’Aids. I bollettini della LILA

LILA Onlus – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids, in collaborazione con NAM, è lieta di fornirti la copertura scientifica ufficiale on-line della XXIV Conferenza Internazionale sull’AIDS (AIDS 2022)

BOLLETTINO CONCLUSIVO


Cabotegravir e rilpivirina in formulazione iniettabile a lunga durata d’azione: sarà possibile l’autosomministrazione?

Un regime a base di cabotegravir (Vocabria) e rilpivirina (Rekambys) a lunga durata di azione da somministrare con iniezioni intramuscolari nella coscia ha dato effetti collaterali per lo più lievi e ha dimostrato un profilo farmacocinetico paragonabile a quello ottenuto con le iniezioni standard nel gluteo, si apprende dai risultati di uno studio. In un secondo studio, una soluzione iniettabile con una concentrazione più elevata di cabotegravir ha evidenziato un profilo di sicurezza simile a quello della versione attualmente impiegata e si è mostrato in grado di produrre livelli farmacologici ad essa paragonabili.

La formulazione iniettabile di cabotegravir più rilpivirina è il primo regime antiretrovirale completo che non richiede l’assunzione quotidiana di farmaci per via orale. Attualmente, esso consiste in due diverse iniezioni in sedi distinte del gluteo che vengono somministrate da un operatore: per riceverlo è dunque necessario recarsi regolarmente in una struttura sanitaria.


COVID-19, persone HIV+ a più alto rischio di morte anche con Omicron.

Le persone con infezione da HIV ricoverate per COVID-19 restano a rischio di morte più elevato, e in questo gruppo di popolazione non si è osservato il declino della mortalità per cause legate a COVID che si è invece osservato tra le persone HIV-negative durante l’ondata Omicron, ha riferito un gruppo di ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la settimana scorsa ad AIDS 2022.

L’anno scorso, lo stesso team ha presentato i risultati di un’analisi globale da cui emergeva che le persone con HIV avevano maggiori probabilità di necessitare un ricovero per COVID-19, e ben il 30% di probabilità in più di perdere la vita durante la degenza.

L’analisi è stata ora aggiornata includendo dati fino al maggio 2022. Il 96% dei dati relativi alle persone HIV+ considerati nell’analisi provenivano dall’Africa, e prevalentemente dal Sudafrica.

Da questa nuova analisi risulta che le persone con infezione da HIV ricoverate per COVID-19 avevano un rischio di decesso del 51% superiore rispetto alle persone HIV-negative.


I progressi dei programmi pilota per la riduzione del danno in Africa.

La scorsa settimana ad AIDS 2022 sono stati presentati i risultati di tre programmi pilota per la riduzione del danno rivolti ai consumatori di sostanze stupefacenti per via iniettiva.

Le persone che fanno uso di stupefacenti per via iniettiva sono colpite dall’HIV in modo sproporzionatamente alto: rappresentano infatti il 9% di tutte le nuove infezioni da HIV nel mondo. Nel 2020, l’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine) ha stimato che in Africa ci siano 950.000 consumatori di stupefacenti per via iniettiva, tra i quali la prevalenza di HIV ed epatite C è rispettivamente dell’11% e del 19%.

I due servizi essenziali di riduzione del danno sono i programmi per la fornitura di aghi e siringhe sterili e l’offerta terapia sostitutiva con oppioidi (che prevede la somministrazione di farmaci per ridurre la dipendenza e prevenire l’astinenza). I servizi possono essere erogati in centri a bassa soglia di tipo drop-in, unità mobili, centri medici, oppure attraverso operatori di strada scelti all’interno della stessa popolazione target, o ancora all’interno di strutture gestite da associazioni attive sul territorio.


In molti centri specializzati nell’assistenza alle persone HIV+ l’offerta di screening e trattamento per i problemi di salute mentale è praticamente inesistente.

La percentuale di strutture specializzate nell’assistenza alle persone con infezione da HIV che offrono servizi di screening per depressione, ansia e disturbo post-traumatico da stress (PTSD) è rispettivamente del 50%, 14% e 12% in molte regioni del mondo. E c’è di peggio: le strutture dove oltre allo screening si possono anche ricevere terapie per questi disturbi scendono rispettivamente al 36%, 11% e 8%.

Sono i risultati di uno studio presentato ad AIDS 2022 che ha raccolto informazioni relative a centri medici specializzati nell’assistenza alle persone con infezione da HIV in Asia, Caraibi, America Latina, Africa, Nord America e Australia.  Dei 223 siti considerati, situati in 41 paesi, il 67% era in contesti urbani e il 78% in paesi a basso o medio reddito.

Nelle strutture situate in contesti urbani e in paesi ad alto reddito la probabilità che fossero offerti servizi per la salute mentale sono risultate più elevate. Lo studio ha riscontrato anche una notevole variazione tra le regioni: ad esempio, nelle strutture situate in America Latina e nei Caraibi è presente un’offerta di screening per la depressione (63%) e l’ansia (13%), ma nessuna offre lo screening per il PTSD. In Africa orientale l’offerta di screening per la depressione (53%) e il PTSD (14%) è maggiore rispetto ad altre regioni africane, ma quella di screening per l’ansia è risultata la più bassa di tutte (7%).


Le terapie antiretrovirali di seconda linea in certi paesi costano nove volte di più rispetto a quelle di prima linea.

In alcuni paesi a reddito medio-alto, i farmaci impiegati nelle terapie di seconda linea per il trattamento dell’HIV treatment possono arrivare a costare quasi nove volte di più di quelli usati per il trattamento di prima linea, si è appreso alla Conferenza.

L’analisi ha esaminato i dati annuali comunicati a UNAIDS da paesi a reddito basso, medio-basso e medio-alto relativi al volume di farmaci acquistati nel 2020 e al prezzo per confezione di ciascun farmaco acquistato. Le combinazioni di farmaci sono state catalogate come regimi di prima o seconda linea sulla base delle linee guida sul trattamento emanate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2021.

I trattamenti di seconda linea sono risultati considerevolmente più costosi di quelli di prima linea: costavano quasi il triplo a persona all’anno.

La tempestiva risposta alla crisi dei rifugiati ucraini ha consentito di garantire la continuità delle cure HIV, ma restano problemi più a lungo termine da risolvere.

I paesi che hanno accolto i rifugiati ucraini si sono subito attivati per garantire l’accesso gratuito all’assistenza sanitaria, terapie HIV comprese, alle persone che fuggivano dal paese invaso dalla Russia, si apprende dai risultati di un’indagine presentata ad AIDS 2022. Crescono però le preoccupazioni circa una possibile imminente emergenza salute mentale per queste persone che hanno subito un enorme trauma e vivono senza sapere se potranno mai fare ritorno a casa o rivedere i loro cari.

Si tratta di un’indagine online condotta nel marzo 2022 con esperti di HIV e malattie infettive con l’intento di comprendere l’impatto della guerra sul continuum di cura per l’HIV per gli sfollati e sui programmi nazionali per l’HIV, in particolare nell’Europa occidentale e orientale.

Dai risultati emerge che i paesi che accolgono i rifugiati ucraini hanno attuato misure tempestive per garantire la continuità delle cure per l’HIV, tra cui assicurazione sanitaria universale (73% degli intervistati), deroga alla maggior parte dei requisiti amministrativi per l’accesso al trattamento (73%), offerta di consulti medici in giornata (55%) ed erogazione dei farmaci antiretrovirali (86%).

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QUARTO BOLLETTINO


Basterebbero sei iniezioni l’anno per prevenire l’HIV: come farà il mondo a permettersele?

Somministrare l’antiretrovirale cabotegravir per via iniettiva una volta ogni due mesi è il metodo più efficace mai sviluppato per prevenire l’infezione da HIV. In due ampi studi clinici condotti su uomini omo- e bisessuali, donne transgender e donne cisgender è stato riscontrato che chi riceveva il cabotegravir per via iniettiva aveva l’80% circa di probabilità in meno di contrarre il virus rispetto a chi assumeva la PrEP ogni giorno per via orale.
Giovedì scorso, la casa farmaceutica ViiV Healthcare ha annunciato di aver sottoscritto una licenza volontaria con il Medicines Patent Pool che consentirà di produrre il farmaco in versione generica in 90 paesi.
I produttori di generici dovrebbero essere pronti a distribuire i loro prodotti nel giro di circa cinque anni, e il mercato dovrà crescere abbastanza da assorbirli. Fino ad allora, l’unico produttore resterà ViiV.
Se questa nuova opzione preventiva diverrà economicamente abbordabile dipenderà, in parte, da quante aziende produttrici di generici decideranno di investire sulla sua produzione, e per questo serve la prospettiva di mercati appetibili.


Mentre gli esperti discutono della risposta globale al vaiolo delle scimmie, gli attivisti denunciano: non si fa abbastanza.

Alcuni dei più importanti esperti e funzionari di salute pubblica al mondo si sono dati appuntamento questa settimana ad AIDS 2022 per discutere della risposta globale alla crescente epidemia di vaiolo delle scimmie. Ma gli attivisti denunciano la sostanziale inazione del mondo di fronte a questa crisi sanitaria, che colpisce prevalentemente maschi omo- e bisessuali.

In una tavola rotonda con i media, la dott.ssa Meg Doherty dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha presentato un aggiornamento sull’epidemia. Secondo l’ultimo rapporto sulla situazione, datato 2 agosto, i casi di vaiolo delle scimmie confermati in laboratorio in tutto il mondo di cui è stata fatta segnalazione all’OMS sono 23.351, compresi otto decessi. Il paese con il maggior numero di casi (oltre 6000) sono al momento gli Stati Uniti, seguiti da Spagna, Germania e Regno Unito. Secondo l’Organizzazione, il 99% delle persone colpite sono uomini, la maggior parte dei quali si identifica come omo- o bisessuale e indica la quella sessuale come più probabile via di trasmissione.

La dottoressa Marina Klein della McGill University di Montréal ha descritto la situazione in loco: nella città gli sforzi compiuti per contrastare la diffusione del vaiolo delle scimmie hanno superato quelli osservabili in molti altre parti del mondo. Montréal avrebbe infatti a disposizione un’ampia fornitura del vaccino Jynneos, e ha messo a disposizione dosi per tutti gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM) e i/le sex worker.
Ma restano ancora numerose domande prive di risposta, sia per gli esperti che per la gente comune.


Nuovi dati a conferma della sicurezza della PrEP in gravidanza.

Nuovi dati sull’impiego della PrEP in gravidanza mostrerebbero che l’assunzione dei farmaci preventivi non avrebbe effetti nocivi sullo sviluppo a lungo termine del bambino, secondo un’analisi preliminare presentata ad AIDS 2022.

Gli studi sull’assunzione della PrEP in gravidanza avevano finora esaminato soltanto gli outcome dei bambini fino a 12 mesi dopo la nascita. Questo studio ha invece preso in considerazione gli outcome relativi a crescita e sviluppo neuroevolutivo in bambini di età compresa tra i due e i tre anni le cui madri avevano fatto ricorso alla PrEP durante la gestazione, non individuando alcuna differenza rispetto a bambini le cui madri non avevano assunto la terapia preventiva.

Lo studio sta ancora arruolando coppie madre-figlio nel Kenya occidentale, e le seguirà fino al compimento del quinto anno di età del bambino. Crescita e sviluppo neuroevolutivo dei bambini sono valutati a intervalli di sei mesi.
Quando è stata condotta l’analisi, erano disponibili dati relativi a 664 coppie madre-figlio. L’età mediana di madri e figli al momento dell’arruolamento nella coorte era rispettivamente di 28 anni e 26 mesi. Il 17% delle madri (119) aveva iniziato ad assumere la PrEP in gravidanza.


La PrEP iniettabile può costare solo poco più di quella orale, altrimenti non sarà conveniente: è il risultato di uno studio condotto in Sudafrica.

Nel contesto dell’epidemia da HIV in Sudafrica, i regimi PrEP che impiegano formulazioni iniettabili a lunga durata con l’antiretrovirale cabotegravir (CAB-LA) non possono costare più di 15 dollari a iniezione quando la copertura è più limitata, o 9 dollari quando la copertura è più ampia: altrimenti, si è appreso alla Conferenza, non sarebbero convenienti in termini di costo-efficacia rispetto ai regimi orali che impiegano tenofovir disoproxil fumarato ed emtricitabina (TDF/FTC).

I ricercatori hanno creato una modellazione basata sulle conoscenze ricavabili dai dati di studi precedenti sull’efficacia della PrEP orale e iniettabile.
Il modello ha preso in considerazione i prezzi dei farmaci attualmente correnti in Sudafrica per la PrEP orale a base di TDF/FTC: su questa base sono stati stabiliti cinque livelli di prezzo per CAB-LA, da uno a cinque volte superiore al prezzo del TDF/FTC generico. Erano compresi anche i costi da sostenere per l’erogazione dei farmaci, per esempio quelli per il personale.
Sono stati contemplati vari scenari in base alla durata della terapia (ossia per quanto tempo gli individui assumevano la PrEP) e alla copertura (quante persone decidevano di assumere la PrEP). Il modello ha quindi calcolato il numero di infezioni da HIV e decessi AIDS-correlati si sarebbero evitati nei diversi scenari e il risparmio consentito dalla riduzione del costo della terapia antiretrovirale se ci fossero meno persone che devono assumere a vita un trattamento per l’HIV.

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TERZO BOLLETTINO


Uomo in California apparentemente curato dall’HIV dopo trapianto di staminali.

Un uomo della California meridionale, soprannominato il ‘paziente del City of Hope’ dal nome della struttura presso cui è in carico, sembra essere l’ultima persona in ordine di tempo ad aver ottenuto la remissione dell’HIV dopo un trapianto di cellule staminali da un donatore con una rara mutazione genetica: il suo caso è il quinto al mondo. La notizia giunge da una presentazione tenuta alla 24° Conferenza Internazionale sull’AIDS (AIDS 2022) in corso a Montréal, Canada, e online questa settimana.

Si tratta di un uomo bianco di 66 anni la cui diagnosi HIV risale al 1988, e che assumeva la terapia antiretrovirale da quando è stata resa disponibile, a metà anni ’90. Nel 2018, gli è stata diagnosticata una leucemia mieloide acuta.

All’inizio del 2019, all’età di 63 anni, il paziente del City of Hope è stato sottoposto a un trapianto di cellule staminali da un donatore non consanguineo con doppia mutazione CCR5-delta-32, che causa la mancanza dei recettori sfruttati dalla maggior parte dei ceppi dell’HIV per infettare le cellule. Prima dell’intervento, è stato sottoposto a una chemioterapia di condizionamento a ridotta intensità specificamente pensata per pazienti più avanti con l’età e fisicamente meno in forma.


Adolescenti e donne vittime di violenza più a rischio di HIV e con meno probabilità di ottenere la soppressione virale.

In uno studio condotto in Africa, in un gruppo di adolescenti con infezione da HIV è stata evidenziata un’associazione tra un passato di violenza da parte di un partner e/o di abusi sessuali e una ridotta aderenza terapeutica ai regimi antiretrovirali; in un altro studio, sempre condotto in Africa, le donne che avevano recentemente subito violenza da parte di un partner sono risultate avere oltre il triplo delle probabilità di contrarre il virus.

La prof.ssa Lucie Cluver ha presentato ad AIDS 2022 i risultati di uno studio longitudinale condotto su 1046 adolescenti (di età compresa tra i 10 e i 19 anni) che vivono con l’HIV in Sud Africa, intervistandoli per tre volte tra il 2014 e il 2018.

Il 37% dei partecipanti ha riferito di aver subito violenza da parte di un partner o abusi sessuali. Circa la metà dei partecipanti (51%) ha dichiarato di aderire costantemente alla terapia HIV. Anche tenuto conto di altri fattori, la violenza da parte di un partner è stata associata a una minore aderenza, e lo stesso vale per gli abusi sessuali.

Il secondo studio ha evidenziato che le adolescenti e le donne che avevano recentemente subito violenza da parte di un partner avevano probabilità oltre tre volte maggiori di acquisire l’infezione, e quelle HIV-positive avevano meno probabilità di raggiungere la soppressione virale.


Regime orale di sei mesi per il trattamento della MDR-TB sicuro ed efficace nelle persone HIV+.

Un regime completamente orale per il trattamento della tubercolosi multifarmaco-resistente (MDR-TB) recentemente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità si è dimostrato sicuro ed efficace nelle persone con infezione da HIV, è stato annunciato alla Conferenza.

Negli ultimi dieci anni è stato profuso molto impegno nell’individuazione di regimi di trattamento per la MDR-TB che evitino i farmaci iniettabili, permettano di ridurre la durata della terapia e minimizzino l’esposizione a farmaci tossici.

Con lo studio TB PRACTECAL è stato condotto un ampio confronto randomizzato tra tre regimi per la MDR-TB completamente orali della durata di 6 mesi, con un gruppo di controllo trattato con le sole cure standard previste in quel momento, vale a dire un ciclo di farmaci sia orali che iniettabili da assumere per 9-24 mesi. La sperimentazione è stata condotta in Bielorussia, Uzbekistan e Sudafrica.

I partecipanti sono stati tutti trattati con bedaquilina, pretomanid e linezolid (BPaL): un gruppo ha ricevuto solo il regime BPaL, mentre gli altri due hanno ricevuto il BPaL in combinazione con clofazimina oppure con moxifloxacina.


Giovani e determinanti sociali della salute.

Occorre che gli approcci biomedici a sostegno di bambini e adolescenti con infezione da HIV o a rischio di acquisirla siano accompagnati una corretta comprensione del contesto sociale, politico ed economico in cui sono inseriti, ha sottolineato un’importante ricercatrice.

Al 14 ° Workshop internazionale su HIV e pediatria, tenutosi a Montréal in vista di AIDS 2022, la dott.ssa Carmen Logie ha presentato una panoramica dei determinanti sociali della salute e dell’HIV nei giovani. Per il suo intervento ha attinto al suo lavoro di ricerca con adolescenti rifugiati e sfollati in Uganda, giovani appartenenti alle minoranze indigene del nord del Canada e giovani LGBTQ con infezione da HIV in Giamaica.

Logie ha individuato per l’HIV cinque fattori sociali chiave in grado di incidere sull’impegno che i giovani dimostrano verso la prevenzione HIV ed eventualmente nel percorso di cura: ecosindemie (interazioni tra problemi di salute causati da fattori di tipo biologico, sociale, psicologico ed ecologico); compresenza di altre cause di stigma (come genere, orientamento sessuale, razza e classe sociale); compresenza di scarsità di risorse (per esempio insicurezza alimentare e idrica); esposizione prolungata o cronica alla violenza; e limitazioni dei diritti e della capacità di azione.


Un nuovo test unicellulare smart per gettare luce sui reservoir virali.

È stato messo a punto per la prima volta un test genetico così sensibile da scovare la minuscola quantità di cellule virali nascoste nei reservoir che mantengono latente l’infezione da HIV: si tratta di un sistema che utilizza le nanotecnologie per individuare i loro tratti genetici distintivi, ossia la cosiddetta firma genetica.

Il dott. Eli Boritz ha spiegato ad AIDS 2022 che a rendere cronica l’infezione da HIV è il fatto che il virus si nasconde dove non può essere visto dal sistema immunitario – introducendo i suoi geni nel nostro DNA all’interno di piccolo sottogruppo di cellule che fanno parte del nostro sistema immunitario.

Una componente chiave della maggior parte delle strategie volte a trovare una cura dell’HIV è la ricerca di queste cellule “serbatoio”. Questo metodo consentirebbe di indurre le cellule reservoir a rivelare la loro firma genetica.

Il test è composto da diversi step, ognuno dei quali prevede il trasporto e lo smistamento di singole cellule attraverso canali piccolissimi, molto più sottili di un capello. Le cellule vengono separate utilizzando le loro caratteristiche di superficie e quindi stimolate a produrre sequenze di RNA. I ricercatori hanno trovato particolari combinazioni di geni collegate alla presenza di HIV nelle cellule.

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SECONDO BOLLETTINO


Donna di Barcellona in remissione HIV da oltre 15 anni senza gli antiretrovirali.

Una donna di Barcellona ha una carica virale HIV non rilevabile oltre 15 anni dopo avere interrotto l’assunzione della terapia antiretrovirale. L’HIV non è stato completamente eradicato dal suo organismo, quindi non la si può considerare ‘curata’ in senso stretto, ma sembra essere in remissione prolungata senza l’ausilio dei farmaci, una situazione a cui si fa talora riferimento con l’espressione ‘cura funzionale’.

Sebbene la terapia antiretrovirale riesca a mantenere soppresso l’HIV finché si assumono i farmaci, il virus integra il suo materiale genetico (noto come provirus) nel DNA delle cellule ospiti, dando origine a una sorta di serbatoio detto reservoir virale che è irraggiungibile per gli antiretrovirali e solitamente resta invisibile al sistema immunitario.

Solo una manciata di persone sono ad oggi ritenute effettivamente curate dall’HIV, e hanno tutte ricevuto un trapianto di staminali per il trattamento del cancro da un donatore che era portatore di una rara mutazione, detta CCR5-delta-32, in grado di impedire al virus di penetrare nelle cellule immunitarie.


Servizi PrEP personalizzati per aumentare l’adesione.

Un approccio attagliato alle esigenze dell’utenza che semplifica le modalità di erogazione della PrEP (farmaci assunti regolarmente per prevenire l’infezione da HIV) in modo da venire incontro ai bisogni effettivi dei vari gruppi di popolazione consente di aumentare l’adesione alla terapia profilattica, contribuendo a far sì che dall’inizio del 2021 il numero di persone che hanno iniziato la PrEP abbia raggiunto quota 2,4 milioni.

All’insegna di questo approccio, noto come “fornitura di servizi differenziati” per la PrEP, molti paesi hanno iniziato ad offrire la possibilità di scegliere il ‘quando’ (la frequenza delle visite), il ‘chi’ (il fornitore del servizio), il ‘dove’ (il sito dove viene erogato il servizio) e il ‘cosa’ (il pacchetto di servizi) sulla base delle preferenze dell’utente.


Le persone transgender escluse dai piani strategici contro l’HIV.

In un campione di 60 paesi del mondo con elevata prevalenza HIV, solo nell’8% dei casi le persone transgender risultavano incluse pienamente in tutti gli aspetti dei piani strategici nazionali contro l’HIV. Nei piani di alcuni di questi paesi le persone transgender non venivano neppure nominate, ha rivelato una ricerca presentata ad AIDS 2022.
Le donne transgender hanno una probabilità 66 volte superiore di avere un’infezione da HIV rispetto alla popolazione adulta generale, e la probabilità per gli uomini transgender è quasi sette volte più elevata.

Gli autori dell’indagine hanno analizzato 60 piani strategici nazionali dei paesi con la più alta prevalenza di HIV in Africa orientale e meridionale (16), Africa occidentale e centrale (15), Asia e Pacifico (13), America Latina e Caraibi (9) ed Europa orientale e Asia centrale (7).
Per ogni piano è stata verificata l’inclusione delle persone transgender in cinque sezioni: parte espositiva, dati epidemiologici, indicatori e obiettivi di monitoraggio e valutazione, attività nelle varie fasi del continuum di cura e budget.


L’approccio test-and-treat per l’HIV riduce l’incidenza della tubercolosi.

Un’ampia campagna condotta in Uganda per ampliare l’accesso a test e trattamento per l’HIV ha mostrato di ridurre del 27% in un anno l’incidenza della tubercolosi nelle comunità d’intervento: un dato che evidenzia il potenziale impatto degli investimenti per il contrasto dell’HIV anche sulla salute della popolazione più in generale, è stato riferito ad AIDS 2022.

Lo studio SEARCH è uno dei più ampi studi mai realizzati sull’implementazione della strategia di offerta universale di test e trattamento. Per lo studio, svolto tra il 2013 e il 2016 in alcune comunità rurali dell’Uganda e del Kenya, le comunità sono state randomizzate per ricevere l’intervento o lo standard di cura previsto dalle linee guida nazionali.

L’intervento consisteva in: una campagna di prevenzione che includeva test per HIV, diabete e ipertensione, con un evento della durata di due settimane dedicato alla promozione della salute e con offerta di test a domicilio in ogni comunità; presa in carico di chiunque fosse risultato positivo; e immediata somministrazione di terapia antiretrovirale, indipendentemente dalla conta dei CD4, per chiunque risultasse positivo al test.


La scarsa risposta anticorpale osservata in uno studio mostra la necessità di un cambio di rotta per la ricerca di un vaccino per l’HIV.

Un’analisi della risposta immunitaria stimolata dal vaccino per l’HIV Imbokodo, presentata ad AIDS 2022, conferma che è effettivamente possibile indurre una risposta anticorpale all’HIV con un vaccino.
Purtroppo nessuno studio di efficacia ha ottenuto un risultato neanche lontanamente paragonabile alla riduzione del 31% delle infezioni osservata nello studio RV144, ormai 13 anni fa.

Per lo studio Imbokodo sono state reclutate 2600 giovani donne in cinque paesi dell’Africa meridionale. Nelle partecipanti a cui è stato somministrato il vaccino si è osservato il 14% in meno di infezioni rispetto a quelle che hanno ricevuto un placebo, ma è un dato che non raggiunge la significatività statistica (in altre parole, potrebbe essere un caso).

Gli autori hanno esaminato 270 partecipanti che sono rimaste negative all’HIV e le hanno confrontate con altre 54 partecipanti che hanno invece acquisito l’infezione. Hanno trovato un solo elemento correlato al rischio: le donne con anticorpi che reagivano più intensamente a due parti specifiche della proteina dell’involucro dell’HIV (dette loop V1 e V2) avevano circa il 30% in meno di probabilità di contrarre il virus.


La diffusione della PrEP non conduce a un aumento dell’epatite C.

L’incidenza dell’epatite C nei maschi omo- e bisessuali che fanno uso di PrEP si è abbassata da quando nei paesi ad alto reddito sono diventati disponibili gli antivirali a lunga durata di azione per il trattamento di questa infezione, ha riferito ad AIDS 2022 un’équipe di ricercatori australiani.

Tra i maschi omo- e bisessuali HIV-positivi, nel corso del decennio prima che il trattamento antivirale ad azione diretta per l’epatite C diventasse ampiamente disponibile era aumentata la prevalenza dell’infezione. L’epatite C sembrava diffondersi in reti sessuali in cui i rapporti anali non protetti avvenivano prevalentemente tra uomini con infezione da l’HIV.

Si temeva quindi che un maggiore uso di PrEP a scapito del preservativo in questo gruppo di popolazione potesse condurre a un aumento dell’incidenza dell’epatite C tra i maschi omo- e bisessuali HIV-negativi, conseguente al maggior numero di rapporti sessuali non protetti tra partner sierodiscordanti.

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PRIMO BOLLETTINO


Antibiotico assunto dopo il sesso riduce le IST di due terzi, rivela lo studio ‘DoxyPEP’.

Uno studio condotto negli Stati Uniti in cui è stato distribuito a uomini omo- e bisessuali e donne transgender l’antibiotico doxiciclina da assumere dopo eventuali rapporti sessuali non protetti è stato interrotto con un anno di anticipo per via della conclamata efficacia del farmaco nel prevenire le infezioni sessualmente trasmesse (IST)
Nello studio, denominato DoxyPEP, veniva esaminata l’incidenza di gonorrea, clamidia e sifilide in 501 partecipanti, a due terzi dei quali è stata fornita doxiciclina da assumere dopo il rapporto (profilassi post-esposizione – PEP): il farmaco ha mostrato di ridurre il rischio di contrarre un’IST del 66%.

ViiV Healthcare concede la produzione di un generico per la PrEP iniettabile in 90 paesi.
Con un nuovo accordo di licenza, la casa farmaceutica ViiV Healthcare ha autorizzato 90 paesi a produrre meno costose versioni generiche di un suo farmaco iniettabile per la prevenzione dell’HIV somministrabile con una sola iniezione ogni due mesi.
ViiV ha concesso una licenza volontaria per il cabotegravir iniettabile a lunga durata d’azione al Medicines Patent Pool, un ente che negozia con le case farmaceutiche la concessione di licenze volontarie per farmaci prioritari allo scopo di aumentarne la disponibilità a prezzi più contenuti. L’accordo consentirà ai paesi a basso e medio reddito e a tutti i paesi africani indipendentemente dal livello di reddito di produrre versioni generiche a prezzi accessibili del farmaco per la prevenzione dell’HIV, impiegato per la PrEP.


Il Biktarvy potrebbe essere l’opzione terapeutica più efficace contro HIV ed epatite B.

In uno studio presentato ad AIDS 2022 sono stati messi a confronto due regimi antiretrovirali che hanno mostrato di avere più o meno pari efficacia contro l’HIV; ma uno dei due, quello che prevedeva l’assunzione di Biktarvy (una compressa combinata composta dai tre antiretrovirali bictegravir, emtricitabina e tenofovir alafenamide), si è mostrato superiore nella soppressione del virus dell’epatite B (HBV) nelle persone con coinfezione HIV/HBV.
L’HIV e l’HBV si trasmettono attraverso vie simili, e numerose persone sono portatrici di entrambi i virus. Alcuni antiretrovirali usati per trattare l’HIV sono attivi anche contro l’HBV.


Ulteriori evidenze sull’associazione tra TAF + dolutegravir e maggior aumento di peso.

Dai risultati definitivi dello studio ADVANCE si apprende che, dopo quattro anni di trattamento per l’HIV con una combinazione di dolutegravir, tenofovir alafenamide (TAF) ed emtricitabina, una donna su cinque (20%) ha sviluppato la sindrome metabolica e poco meno della metà è arrivata ad essere clinicamente obesa
In confronto, tra le donne trattate con dolutegravir, tenofovir disoproxil fumarato (TDF) ed emtricitabina solo il 12% ha sviluppato la sindrome metabolica e solo il 27% un’obesità clinica. Gli uomini hanno invece sviluppato sia sindrome metabolica che obesità clinica a tassi meno elevati con entrambi i regimi.


Gli operatori sanitari possono fare di più per diffondere la consapevolezza che U=U.

Secondo i risultati di alcune indagini presentate ad AIDS 2022, c’è ancora molta strada da fare per diffondere la conoscenza, la consapevolezza e la comprensione del principio noto come U=U (Undetectable = Untransmittable, ossia ‘non rilevabile = non trasmissibile’) tra le stesse persone che vivono con l’HIV.
Ricercatori, attivisti e decisori politici si sono ritrovati a un incontro dedicato al tema a Montréal per festeggiare i sei anni da quando la rete Prevention Access Campaign ha lanciato il messaggio U=U, e i quattro anni dalla presentazione dei risultati finali dello studio PARTNER 2 ad AIDS 2018. Gli studi PARTNER hanno dimostrato che quando la carica virale non rilevabile il rischio di trasmissione sessuale dell’infezione da HIV è nullo.


Regime a base di dolutegravir altamente efficace in bambini e adolescenti.

Un regime a base di dolutegravir si è mostrato in grado di abbattere rapidamente la carica virale in un gruppo di bambini e adolescenti con infezione da HIV, la stragrande maggioranza dei quali è riuscita anche a mantenere la soppressione virale: è quanto si apprende da uno studio basato su dati reali presentato ad AIDS 2022.
Il dott. Jason Bacha del Baylor International Pediatric AIDS Initiative (BIPAI) ha presentato i risultati di un’analisi su un regime a base di dolutegravir somministrato in sette centri che forniscono cure pediatriche per l’HIV in sei paesi (Botswana, Eswatini, Lesotho, Malawi, Tanzania e Uganda) tra il 2016 e il 2021.


Stati Uniti, aumentano le disparità nell’accesso alla PrEP.

Negli Stati Uniti, le disparità di accesso alla PrEP – in termini di differenze determinate sia dall’appartenenza a un gruppo razziale/etnico che dalla regione geografica di provenienza – non soltanto persistono, ma sono peggiorate: a rivelarlo è una ricerca presentata ad AIDS 2022.
I farmaci a somministrazione orale per la PrEP sono stati approvati per l’uso negli Stati Uniti già nel 2012 (seguiti l’anno scorso da quelli in formulazione iniettabile), ma ci sono state molte difficoltà ad ampliare l’accesso a questi trattamenti, specialmente per i gruppi che hanno tassi sproporzionatamente alti di nuovi casi di HIV, come gli MSM (maschi che fanno sesso con maschi) neri e ispanici e – nonostante sia legale – e questi arresti quasi triplicano il rischio che i consumatori scelgano piuttosto di passarsi le siringhe gli uni con gli altri.

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 LILA Onlus – Lega Italiana per la Lotta contro l’Aids
Via Varesina, 1 – 22100 Como – Tel: +39 031 268 828 – www.lila.it

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