Luana D’Orazio: omicidio sul lavoro o furto di biciclette?

Una morte crudele e straziente che va ben oltre l’omicidio colposo.

L’omicidio sul lavoro di Luana D’Orazio il 3 maggio 2021 suscitò una ondata di rabbia e ribellione in tutto il paese; oggi la “giustizia” tira le somme con una sentenza inaccettabile; ci riconosciamo totalmente nelle parole della madre di Luana ; parole sagge e pacate sommerse da un sentimento di lutto che anche noi, che non siamo familiari di Luana, non riusciamo ad elaborare; ancor meno riusciremo a farlo dopo questa sentenza che , auspichiamo, venga ridiscussa in appello; oggi dobbiamo riaffermare che non si è trattato “solo” di un omicidio colposo ; né vogliamo entrare nella difficile individuazione del confine tra “omicidio colposo con previsione” e omicidio volontario; quello che è chiaro a tutti e che se ad un auto tagli i freni non puoi pensare che la successiva morte del conducente di quella auto sia stata una fatalità;

nel caso di Luana le misure tecniche di prevenzione erano state omesse per aumentare la produttività del micidiale orditoio ; pensare che non si tratti di omicidio volontario sarebbe, come abbiamo già detto, ipotizzare che chi taglia i freni di un’auto “spera” che il conducente non faccia incidenti lungo la strada;

non siamo “fini giuristi” ma vediamo contraddizioni macroscopiche nella “giustizia” del tribunale di Prato:
Il furto semplice in Italia è punito con una reclusione da 6 mesi a tre anni Il furto “monoaggravato” con una detenzione da un minimo di due anni l’omicidio di Luana è “meno” di un furto monoaggravato ?

quale messaggio ai “datori di lavoro“ cioè ai padroni? l’omicidio sul lavoro può contare sulla “condizionale “?
Infine il patteggiamento e il cosiddetto “sconto di pena”: questione difficile ma il patteggiamento non può riguardare reati così gravi nei quali comunque non si è verificata una “collaborazione” alle indagini da parte dell’imputato per l’accertamento della verità ma in cui la brutale evidenza dei fatti rende persino inutile la “collaborazione” ; quindi pur non volendo entrare nella difficilissima questione della strategia premiale nei confronti del “reo confesso” che collabora alle indagini RITENIAMO INACCETTABILE IN QUESTO EFFERATO OMICIDIO QUALUNQUE PRATICA DI “SCONTO”

Non siamo fautori di una concezione della pena “carcerocentrica” e siamo agli antipodi del partito del “buttare la chiave” ma riteniamo questa sentenza , pur nelle more della necessaria lettura delle motivazioni, assolutamente da respingere e da appellare;

i risarcimenti assicurativi che sono stati associati al provvedimento non solo non risarciscono (e non possono risarcire mai, in assoluto, una morte così straziante, cruenta e inevitabile) ma pongono dubbi e perplessità: non si può dare copertura assicurativa a così gravi omissioni in materia di sicurezza , salvo si tratti di intervento a posteriori finalizzato a supportare la eventuale insolvenza del “colpevole”.

L’omicidio di Luana D’Orazio rimarrà per sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria; leggeremo le “motivazioni” della sentenza, l’eventuale appello , ma ora riteniamo che la sentenza di primo grado rappresenti un cattivo segnale interpretabile come una sorta di “immunità e di scudo penale strisciante”per i padroni.

Diamo un abbraccio alla coraggiosa e amorevole madre di Luana ,Emma Marrazzo, e a tutti i familiari; alla madre per il dolore subìto e anche per le parole pacate e del tutto condivisibili che ha pronunciato .
Non finisce qui, speriamo con forza e commozione.

Vito Totire portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO

Bologna, 29.10.2022

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