LUCIO LIBERTINI lungo viaggio nella sinistra italiana

Nei suoi ultimi anni, Lucio Libertini (Catania 1922- Roma 1993) aveva intenzione di scrivere la propria biografia politica, Lungo viaggio nella sinistra italiana.
I pressanti impegni politici (tutt* ricordano la sua generosità) e la morte improvvisa (agosto1993) hanno impedito che il testo andasse oltre le prime pagine ed un schema, scritto a mano.

Il mio libro non è una biografia. Mancano totalmente dati sulla vita personale (ambiente famigliare, studi, adolescenza, gioventù…). La chiusura di biblioteche ed archivi, causa Covid, mi ha impedito di accedere ad alcuni documenti che avrei voluto consultare.
Ho tentato di scrivere una biografia interamente politica seguendo il suo schema e la sua impostazione.

Libertini ha fatto parte, dal 1944, di molte formazioni politiche. La prima è stata, per brevissimo tempo, quella dei demolaburisti (Bonomi, Ruini) di cui parlava con molta reticenza. Quindi la corrente di Iniziativa socialista nel PSI e l’approdo alla scissione socialdemocratica di Saragat (gennaio 1947) nel tentativo di costruzione di una forza socialista autonoma fra i due blocchi.

La scelta governista e atlantista di Saragat lo porta a lasciare (1949) il nuovo partito. Dal 1951 al 1957, la partecipazione all’Unione socialisti indipendenti (USI), la formazione di Magnani e Cucchi. Nel 1957, dopo i fatti del 1956 (denuncia del culto di Stalin, repressione dei moti ungheresi …) l’USI confluisce nel PSI. E’ la scelta per la sinistra del partito, contraria all’accordo di governo con la DC, ma soprattutto del rapporto organico con Raniero Panzieri che produce la migliore stagione della rivista “Mondo operaio” e le Sette tesi sul controllo operaio.

L’ingresso del PSI nei governi di centro-sinistra porta alla formazione del PSIUP, di cui è fondatore, dirigente e in cui assume posizioni di sinistra, critiche verso le opzioni maggioritarie (Due strategie).

Alla scomparsa di questo (1972), la scelta è per il PCI, formazione che maggiormente esprime istanze operaie e popolari.
Sarà vice-presidente della Giunta regionale piemontese, parlamentare, responsabile nazionale della commissione trasporti. Tra il 1989 e il 1991, l’opposizione alle scelte di Occhetto (la Bolognina) e la fondazione di Rifondazione (è il primo capogruppo al Senato).

Al di là delle banali accuse di “scissionismo”, di “globe trotter” della politica”, Libertini ha sempre rivendicato una linearità e una coerenza, segnata dal rifiuto dei blocchi, dalla critica allo stalinismo, dalla ricerca di una sinistra popolare ed autonoma.

Il libro ricostruisce questo percorso, i suoi molti scritti, “eresie” dimenticate, dibattiti, figure della sinistra maggioritaria e di un’altra, spesso emarginata. Mezzo secolo della nostra storia, di successi, errori, scacchi, potenzialità, occasioni mancate.

Sergio Dalmasso

ed. Punto rosso, Milano, 2020

Pubblicato sul numero di luglio del mensile Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org
ANCHE IN VERSIONE INTERATTIVA
www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-luglio-2020

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