Mass media & referendum, “Renzi sgomita e tira colpi bassi. E si vede!”.

Bufale referendarie: Giovanna Marini non era sul palco del SI con Renzi

Una “settimana di mobilitazione straordinaria a ridosso del voto” a sostegno delle ragioni del no al referendum costituzionale. È la proposta lanciata dal segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, al comitato centrale. In quei giorni, sottolinea, andranno organizzati “volantinaggi, assemblee con i lavoratori ma anche iniziative fuori dai luoghi di lavoro”. La Fiom, quindi, sembra avere tutta l’aria di puntare molto sulla vittoria del No, a differenza dell’appoggio algido da parte della Cgil.

Intanto si è svolta questa mattina alla Camera dei Deputati la conferenza stampa del Comitato per il No che ha presentato l’Osservatorio TV con il quale, fino al 4 dicembre, verrà monitorata la presenza nei tg nazionali delle ragioni del no nel referendum costituzionale. Si tratta, come ha spiegato Roberto Zaccaria, della elaborazione sia di dati dell’Agcom (che come noto arrivano con cadenza quindicinale, gli ultimi disponibili sono quelli relativi al periodo 28 settembre-16 ottobre) che di Mediamonitor, osservatorio indipendente del Dipartimento Comunicazione e Ricerca sociale dell’università La Sapienza, che invece produce indagini in tempi più rapidi ma con uno spettro più ridotto (prende in considerazione solo i principali tg della sera).

Dall’incrocio e dall’elaborazione di questi dati, ha spiegato l’ex presidente della Rai, emerge chiaramente il paradosso di una par condicio rispettata nella forma ma violata nella sostanza. Infatti oggi si è arrivati ad un sostanziale equilibrio nei tempi tra il sì e il no, ma all’interno di questo schema al sì viene dato maggiore spazio al tempo di parola, mentre il no prevale nel tempo di notizia: significa che i testimonial del sì possono parlare direttamente, mentre al fronte del no viene tutt’al più riservata una carrellata di immagini mentre parla il giornalista.

Ma il dato più clamoroso, ha sottolineato Zaccaria, riguarda la eccessiva presenza del governo, tanto che l’Agcom ha richiamato sia la Rai che Sky. «Una volta la regola era 30 per cento al governo, 30 per cento alla maggioranza, 30 per cento alla minoranza. Ora il governo drena un tempo rilevante, fino al 60 per cento». Certo non è tutto tempo dedicato al referendum, ma si dà il caso che Renzi sia il principale testimonial del sì e, come ha ribadito il professor Alessandro Pace (presidente del Comitato per il no), in questo momento esiste una stretta connessione nell’immaginario collettivo tra la presenza in tv del premier, la riforma costituzionale, la sua affermazione che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del no ecc. Insomma, un lungo servizio sui tg della visita di Renzi ad Obama va ben oltre e vale di più dei pochi secondi dedicati al solo endorsement del presidente Usa a favore del sì. Per questo, ha aggiunto Alfiero Grandi, vice presidente del Comitato per il no, «mentre critichiamo una riforma che punta all’uomo solo al comando, denunciamo una prepotenza che non è solo l’ultra presenza di Renzi in tv, ma anche un uso spregiudicato del potere».

In questo contesto, ha segnalato Vincenzo Vita, appare «grottesca» la circolare Rai del 4 ottobre che impedisce a coloro che partecipano ai comitati o hanno sottoscritto appelli di partecipare a trasmissioni di intrattenimento o culturali non riconducibili a testate giornalistiche: «Si tratta di una sorta di maccartismo in tredicesima – ha denunciato Vita – che non immaginavamo facesse capolino nel servizio pubblico e che rischia di prefigurare un precedente pericoloso, oltre a non trovare alcun appiglio nella legge sulla par condicio. Speriamo che la Rai ci ripensi e ritiri questa circolare che impedisce la partecipazione a persone la cui unica colpa è quella di avere un’opinione politica, un diritto per altro tutelato dalla nostra Costituzione».

Il monitoraggio della presenza del no nei principali tg della sera continuerà nelle prossime settimane, ha spiegato in conclusione Roberto Zaccaria, con particolare attenzione all’ultima settimana, quella che è generalmente considerata decisiva perché è quella nella quale molti decidono come votare. Ed è anche quella, va da sé, nella quale ogni squilibrio non potrà essere più riparato ed eventuali sanzioni varranno per i posteri.

Fabrizio Salvatori

3/11/2016 www.controlacrisi.org

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