Medicina del lavoro: malata d’Europa

La medicina del lavoro in Europa è malata, quasi in condizioni da pronto soccorso. Tra i primi fattori la carenza di specialisti. L’età media dei medici del lavoro, poi, è sempre più elevata, ma nella professione non entrano nuove leve. In alcuni paesi europei ci sono meno di 10 medici per 100 mila lavoratori e meno del 30% dei lavoratori sono coperti dai servizi di medicina del lavoro. Questi alcuni dei dati che sostanziano l’allarme lanciato da HesaMag , il periodico sulla salute e sicurezza sul lavoro pubblicato dall’ Etui , l’istituto di ricerca della confederazione europea dei sindacati (Ces, o Etuc in inglese). 

Le conseguenze di questa situazione sono pericolose, ammonisce l’Etui, che nel periodico ha cercato di identificare i principali fattori che stanno minando i servizi di medicina del lavoro in Europa : oltre a quelli citati sopra, il superlavoro che sabota la qualità dei servizi; la perdita di contatto diretto con le reali condizioni dei lavoratori; il calo di interesse e la sensazione di essere abbandonati; la commercializzazione e privatizzazione della salute e sicurezza. 

“I medici del lavoro – si legge nella rivista – hanno un ruolo chiave nella prevenzione della salute nella maggior parte dei paesi europei. Sono lì per aiutare i lavoratori a fare in modo che il loro lavoro non danneggi la salute. La conoscenza dell’ambiente di lavoro permette loro anche di spingere le imprese a migliorarlo”. Ma anni di continuo peggioramento delle condizioni professionali in cui i medici esercitano “rappresentano una vera e propria minaccia per la salute e la sicurezza”. 

Alcuni medici – accusa l’Etui – svolgono compiti di sanità pubblica che dovrebbero essere eseguiti da altri. E c’è “ una tendenza, incoraggiata dai datori di lavoro in generale, a considerare il medico più come un addetto al controllo dell’assenteismo – anche, in alcuni casi, alla selezione delle assunzioni – che come un attore chiave nel miglioramento dell’ambiente di lavoro”. 

La crisi economica non migliora la situazione. “L’intero mercato del lavoro europeo si sta frammentando”, scrive Wim van Veelen (del Comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul lavoro) in uno dei contributi ospitati da HesaMag, e sempre più persone, pur di mantenere il posto o di trovarne uno nuovo, “accettano contratti brevi, a tempo determinato, o diventano autonomi. Inoltre – prosegue van Veelen – i lavoratori in Europa sono costretti a lavorare, e quindi a restare in buona salute, più a lungo. Stanno emergendo nuovi rischi , come l’esposizione alle nanoparticelle e l’uso di una nuova generazione di dispositivi digitali (tablet e smartphone), che rende i dipendenti reperibili 24 ore al giorno, mentre la legislazione che dovrebbe proteggerli da questi nuovi rischi è in ritardo”. 

L’esperto accusa anche la Commissione europea che, “invece di rafforzare la tutela dei lavoratori, sta cercando di annacquare la legislazione sociale, con il pretesto che ‘l’Europa deve far fronte alla concorrenza dei paesi emergenti’”. 

“Cavalcando l’onda della libera economia di mercato – prosegue van Veelen –, molti Stati membri non sono riusciti a resistere al canto delle sirene e hanno avviato programmi per privatizzare i loro sistemi sanitari. Così anche la tutela della salute e sicurezza è diventata un prodotto commerciale . La ricerca del profitto e del sistema di mercato, da un lato, e l’assistenza sanitaria, dall’altro, sono difficili da conciliare, e il risultato è lo sgretolamento dei servizi di prevenzione e un declino nella qualità delle cure fornite ai lavoratori”. 

Un altro problema segnalato dalla rivista è che in molti Stati membri la professione rischia di sparire . I giovani studenti optano sempre più per la specializzazione in discipline alternative o per la medicina generale. La carenza di medici del lavoro è un dato di fatto già in molti paesi europei “Resta da vedere se l’Europa avrà ancora abbastanza medici del lavoro nel prossimo futuro”. Tutto dipende dalle scelte che faranno le classi dirigenti europee per risolvere il problema. 

L’obiettivo principale di datori di lavoro e assicurazioni – denuncia HesaMag – è ridurre al minimo i costi dell’assenteismo. “Una tendenza che i fornitori di servizi di salute e sicurezza sul lavoro, insieme alle imprese e ai professionisti privati che controllano le assenze, hanno saputo sfruttare immediatamente”. “I medici delle aziende non hanno quasi più nessun contatto con i lavoratori. Il loro compito è farli tornare il prima possibile in produzione”, commenta a HesaMag Frank Van Dijk, medico del lavoro olandese con un’esperienza di oltre quattro decenni. In Olanda, “fatte salve un paio di grandi aziende, la situazione per quanto riguarda la prevenzione è deplorevole . Il numero degli infortuni sul lavoro non diminuisce dal 2005 e la maggior parte delle malattie professionali – conclude Van Dijk – non vengono rilevate né riconosciute”. 

I dipendenti delle piccole e medie imprese, infine, spesso non hanno diritto ad alcun servizio di tutela della salute e sicurezza. Ancora più grave la situazione di molti lavoratori autonomi e interinali per i quali, denuncia sempre HesaMag, “è praticamente impossibile ottenere cure e assistenza”.

D.O. )

8/1/2015 Fonte: rassegna

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