Medicina e Letteratura per combattere le epidemie

“Non c’è nulla di vivo che non sia individuale: la nostra salute è nostra, le nostre malattie sono nostre, le nostre reazioni sono nostre, non meno nostre e individuali della nostra mente e della nostra faccia. Salute, malattie e reazioni non possono essere capite in vitro, da sole; possono essere capite solo se riferite a noi, quali espressioni della nostra natura, del nostro vivere, del nostro esserci”

Oliver Sacks, Risvegli

Il ruolo della Medicina nel contrasto di un’epidemia è chiaro, ma quale sarebbe quello della Letteratura? Ebbene, è inutile dire che in quest’ultimo periodo della nostra vita stiamo osservando un radicale cambio narrativo della nostra quotidianità, ovvero sta cambiando la maniera nella quale immaginiamo, giorno per giorno, la nostra vita.

La Letteratura, nella mia umilissima opinione, non è altro che questo: uno scenario di vita alternativo racchiuso fra le righe. La Letteratura prende forma dalle osservazioni e dall’immaginazione della mente umana, trovando un equilibrio fra vero e verosimile. Essa perciò diventa essenziale per la ricerca dell’uomo del significato da attribuire alla propria vita.

Cosa significa vivere? Come si può affrontare il dolore, la morte e la felicità?

Queste senza dubbio sono domande a cui la Medicina si occupa di rispondere in maniera pratica attraverso l’osservazione materiale dei cambiamenti in un corpo. Perciò, il paragone fra il processo di costruzione di un anamnesi e l’opera letteraria si dimostra solido in quanto entrambi si occupano di narrare e ricostruire degli eventi. 

Un’altro ambito nel quale il legame fra Medicina e Letteratura diventa essenziale è quello della relazione medico-paziente.

La Medicina centrata sul paziente è un approccio che può beneficiare della descrizione autobiografica di ciò che è la malattia e le alterazioni psicofisiche che essa può provocare. Il medico deve essere in grado di costruire un rapporto empatico con il proprio paziente, il quale viene da lui in un momento di fragilità fisica e d’animo. 

Tucidide e il periodo Classico

Se si guarda all’antichità, e in particolare al periodo Classico, emerge la prima narrazione estensiva di una pestilenza. Si tratta infatti della peste di Atene, descritta dallo storico greco Tucidide ne  “La Guerra del Peloponneso”, in cui egli narra dell’epidemia, tutt’oggi di origine sconosciuta, che scoppiò ad Atene nell’estate del 430 a.c e che continuò ad imperversare negli anni successivi sino al 427 a.c. Tucidide fu influenzato, nella sua descrizione dei sintomi e del decorso della malattia, oltre che dalla sua personale esperienza con la malattia, dalla dottrina medica di Ippocrate, padre della Medicina occidentale. Infatti, la precisione estrema della sua descrizione fa pensare proprio a quella di una cartella clinica, un concetto elaborato nella dottrina ippocratica.

L’obiettivo di Tucidide, come storico, fu quello di fare in modo che i suoi lettori futuri potessero tempestivamente riconoscere il “male” e quindi riuscire a contenere i danni nel caso in cui dovesse ripresentarsi e, allo stesso tempo, egli riferisce dello sconvolgimento delle usanze e delle consuetudini che caratterizzano la vita ateniese, tutto a un tratto stravolte dall’impazzare dell’epidemia. Senza dubbio, il racconto di Tucidide fornisce un primo esempio di come la Letteratura e la Medicina possano trovare modo di collaborare ed aiutarsi a vicenda, nel momento in cui l’opera letteraria è in grado di ‘fotografare’ la realtà e perciò lasciare un monito per i posteri. Infatti, egli stesso disse:

“Ma io lascerò che coloro, i quali se intendono, indaghino le cause di tale infermità. Mi basterà dire come ella fu, perché anch’io ne soffrii e vidi gli altri soffrirne”

Boccaccio e la Peste Nera nel Decameron

Facendo un balzo avanti nei secoli, possiamo trovare la descrizione della “Peste nera” nel Decameron di Boccaccio dove egli narra dello scoppio di un’epidemia di peste a Firenze nel 1348. In questo esempio la peste funge da cornice alla narrazione, in contrasto con l’atmosfera piacevole e allegra che circonda il gruppo di dieci giovani, protagonisti dell’opera, che, fuggiti dalla città in rovina, si rifugiano in una villa di campagna e occupano il loro tempo raccontandosi novelle. Lo scopo dell’opera è ovviamente quello di esorcizzare il male e la sofferenza che comporta la malattia, cercando di infondere conforto nel lettore. Perciò il beneficio che si può trarre dalla lettura è un beneficio psichico, questo rafforzamento d’umore può giovare direttamente alla condizione fisiologica di salute.

Al giorno d’oggi, il rapporto di interrelazione fra stato psichico e condizioni biologiche è oggetto di studio nell’ambito biomedico e nelle Scienze psicosociali. Persino all’epoca di Boccaccio esistevano medici che sottolineavano i benefici che la salute fisica poteva trarre dall’ottimismo e l’allegria, infatti Siegmund Albich (1347-1427), professore di Medicina all’Università di Praga, esortava proprio “a non parlare e a non pensare alla peste perché anche solo la paura dell’epidemia, l’ immaginarla e il parlarne sono senza dubbio causa nell’uomo dell’insorgere della malattia stessa”.

Oliver Sacks e i giorni nostri

Infine, per concludere, possiamo guardare allo scritto del neurologo Oliver Sacks “Risvegli”. È importante tenere a mente che Sacks non è il primo medico con la passione per la scrittura, infatti nella Storia ne sono esistiti una moltitudine che hanno individuato l’affinità fra il lavoro del medico e quello dello scrittore. Tra i più celebri possiamo ricordare Mikail Bulgakov (certo sarebbe stato bello ricordarsi di ciò al test di Medicina…), Carlo Levi e Arthur Conan Doyle

Nella sua opera più celebre, “Risvegli”, Sacks si occupa di documentare numerosi casi clinici di pazienti che, affetti dall’epidemia di encefalite letargica dell’inizio Novecento, sviluppano forme gravi o lievi del morbo di Parkinson; Sacks si occupa di documentare gli effetti della L-Dopa, un nuovo farmaco, che letteralmente li risveglia dopo decenni di immobilità. Ciò che emerge da questa sua particolare opera, sono i dettagli narrativi dei trascorsi di ciascun paziente e la matrice filosofica che l’autore spesso e volentieri utilizza per interpretare i sintomi neurologici e per inquadrare i suoi pazienti non come emblema della loro malattia, ma come esseri umani capaci di dimostrare un ampio spettro di emozioni. 

La domande che potrebbe insorgere a questo punto è: che vantaggio può ottenere il medico curante dall’”immersione”, e anche a volte dall’ immedesimazione, nella vita del paziente

Sacks scrive nella sua opera che:

“Ciò che il paziente prova non è una serie di sintomi ben formulati e tabulati in bell’ordine, ma una sensazione intuitiva, inconfondibile che ci sia qualcosa che non va”

Quello di Sacks è un esempio di un medico che cerca di andare oltre il semplice dato clinico per comprendere la natura stessa della vita, del corpo e della mente riuscendo così a stabilire un rapporto dottore-paziente basato sull’empatia e sul rispetto della personalità del paziente stesso. 

Nonostante Sacks sia stato criticato molto per il suo approccio, rimane evidente nei suoi scritti che questo tipo di rapporto stabilito si è dimostrato in molti casi estremamente benefico, sia per quanto riguarda la terapia e il processo di cura del paziente e sia per quanto riguarda la corretta diagnosi da parte del medico. 

Perciò cosa si può imparare da questi esempi appena elencati?

Lo stereotipo che condanna l’area medico-scientifica e le discipline umanistiche a due entità permanentemente scisse e inconciliabili sembra invece non sussistere e invece le due cose sembrano riuscire ad aiutarsi a vicenda, completandosi sotto molteplici aspetti.

Inoltre, mi sembra utile tenere questi esempi a mente soprattutto alla luce della pandemia attuale: non è assolutamente la prima volta che l’uomo si ritrova ad affrontare virus e patogeni e la Letteratura e i progressi nella Scienza ne sono testimoni. Questo senza dubbio rende atto della nostra capacità di resilienza, ovvero la consapevolezza che l’uomo è sempre riuscito, nonostante le avversità, a progredire fisicamente, umanamente ed intellettualmente.

Shanti Murthy

Studentessa in medicina presso la Facoltà dell’Università di Bari

31/3/2020 https://h3-surgical-team.it

Fonti bibliografiche

http://www.3bi.info/repository/allegati_free_res/Letteratura%20e%20medicinadefinitivo.pdf

http://healthydiversity.eu/media/HEAD-Antologia-di-antropologia-medica.pdf

http://www.torinomedica.org/torinomedica/?p=18887

https://www.ilpalio.org/gabrielli_pesteteorie.htm

https://core.ac.uk/download/pdf/41168731.pdf

https://www.area-c54.it/public/medicina%20e%20letteratura.pdf

https://www.illibraio.it/oliver-sacks-libri-781038/

https://it.wikipedia.org/wiki/Peste_di_Atene

https://www.ilmessaggero.it/spettacoli/cultura/peste_atene_tucidide-5109810.html

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