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    Blog, Cronache Sociali — Aprile 22, 2015 6:51 am

    “Stragi che hanno responsabilità precise: le scelte politiche e le leggi dei governi dell’UE (compreso quello italiano) che consegnano le persone in cerca di protezione nelle mani dei mercanti di morte. Aumentando controlli e mezzi per pattugliare le frontiere non si fermeranno le stragi come dimostra quest’ultima tragedia, in cui i morti potrebbero addirittura essere 900, avvenuta a poche ore da quella che ha portato a morire altre 400 persone. Chi scappa per salvare la propria vita e quella dei suoi cari non si ferma davanti al rischio di morire in mare.” Paolo Ferrero Segretario Rifondazione Comunista

    Mediterraneo, tonnara di passanti.

    Pubblicato da franco.cilenti

    Fermare la strage dei migranti: subito! 21 aprile giornata di mobilitazione nazionale

    Il Mediterraneo, se dovessimo citare De Andrè è ormai divenuto una “tonnara di passanti”. Il bilancio cresce di ora in ora, notizie confuse si sommano a quelle ormai purtroppo confermate. 900 morti al largo della Libia, 200 nei pressi di Rodi e poi altre imbarcazioni che scompaiono tanto nel Canale di Sicilia che nell’Egeo, la sola parola adatta per simili atrocità è “guerra”. Guerra combattuta con altri mezzi, senza fucili né bandiere, senza eserciti né generali, solo la scelta scellerata di un intero continente di voltarsi dall’altra parte. È l’effetto di quanto già deciso nella scorsa estate e poi sancito con la nomina di Dimitris Avramopulous al ruolo di Commissario europeo all’immigrazione. In mare solo missioni di controllo per salvaguardare le coste, questo è Triton, questa è l’Agenzia di repressione europea che va sotto il nome di Frontex. E finisce che nella fascia marittima più controllata del pianeta, dai radar, dai droni, dalle navi militari di mezzo mondo, dai mercantili e dai pescherecci, non ci siano i mezzi per prestare soccorso in mare, ci si affidi alla possibilità che una richiesta di aiuto inviata da un telefono satellitare venga intercettata da qualche unità navale in grado di intervenire in tempo.

    A volte ci si riesce, purtroppo ora non più. L’inettitudine europea fa il paio con le dichiarazioni del governo italiano e delle forze xenofobe che si candidano a fare da utile opposizione. Si passa indistintamente dall’idea di approntare campi di raccolta profughi in Niger o in Sudan (esternalizzazione estrema delle frontiere in assenza di garanzie per i profughi) a quella altrettanto grottesca, affermata con toni diversi dall’inedito duo Renzi – Santanché.

    Entrambi propongono di recarsi con aerei militari nei porti libici per affondare le imbarcazioni che potrebbero caricare profughi, il primo con ragioni “umanitarie” la seconda per chiudere le frontiere, risultato identico: azioni di guerra che sconfinano ampiamente qualsiasi trattato e convenzione internazionale. E se Salvini propone di bloccare le frontiere libiche ed egiziane (qualcuno pensi ad un corso accelerato di geografia per il leader leghista) in Europa si discetta di scendere a patti con i dittatori, di come garantire che gli arrivi di questi giorni non turbino la vita politica degli Stati potenti e che non richiedano l’impiego di maggiori risorse.

    I 10 punti su cui si dovrebbe articolare la strategia europea sono un condensato di banalità, propositi irrealizzabili, veri e propri crimini e dichiarazioni di intenti che non fanno altro che confermare l’approccio securitario del governo dell’U.E: Se si eccettua l’impegno del gruppo Gue-Ngl e di una parte importante della Commissione Libe, per il resto prevalgono le lacrime da coccodrillo che rapidamente verranno cancellate, come accadde per il 3 ottobre 2013, pronte a riemergere alle prossime inevitabili sciagure. Lo abbiamo già scritto da queste pagine, occorre un intervento massiccio per una emergenza umanitaria che non riguarda solo l’Italia (51 milioni di rifugiati nel mondo, di cui meno di 200 mila giungono nel nostro continente) per cui debbono intervenire le Nazioni Unite. Ma intanto sono necessarie azioni immediate almeno su due versanti. Dal punto di vista dell’attivismo sociale è importante che alle oscenità che tanto spazio trovano nei media di regime si risponda con le mobilitazioni. Già due sono le date previste davanti a Montecitorio e davanti alle prefetture per chi non ha modo di muoversi.

    Domani, 21 aprile, dalle 14. 30 (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=17797) numerose associazioni invitano a manifestare davanti al parlamento per un presidio che durerà per tutto il pomeriggio. Un’altra iniziativa di piazza si terrà giovedì 23 aprile, sempre davanti a Montecitorio, promossa dalla Coalizione internazionale dei Sans Papier. Sarebbe ora che le tante forze che hanno lo stesso obiettivo riuscissero a convergere in un’unica e forte scelta di mobilitazione, radicale nei contenuti perché spazi di mediazione non ce ne sono più. Ma quello che sembra mancare in Italia e in Europa non è la volontà del frammentato mondo antirazzista e dell’associazionismo migrante quanto una forte risposta politica che dia anche una prospettiva di inversione di rotta.

    Invece che balbettii e frasi di circostanza è possibile proporre soluzioni concrete. Condividendo quanto affermato oggi da Alexis Tsipras (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=17791) bisogna sviscerare il senso di alcuni semplici concetti.  Corridoi umanitari significa garantire a coloro che intendono venire in Europa (e vanno rispedite al mittente le cifre allarmistiche reiterate dal Viminale) la possibilità di farlo senza dover ricorrere ai trafficanti ma con mezzi leciti e potendo poi cercare un Paese U.E. in cui ricominciare a vivere. Per i governi il nemico principale sembrano ancora essere i trafficanti, omettendo di dire che costoro sono l’effetto e non la causa delle crisi umanitarie provocate da guerre e da una politica estera scellerata.

    Abrogazione del Regolamento Dublino significa far si che chi arriva nei paesi del Sud d’Europa non debba essere condannato a restare confinato nei pressi della prima sponda in cui si è trovato attracco ma possa decidere in quale Paese godere dei diritti internazionali che i firmatari della Convenzione di Ginevra sono obbligati a garantire. Accoglienza significa non ammassare le persone nelle località più disagiate in attesa di percorsi di inclusione e di verifica dello status di rifugiato che giungono con estremo ritardo ma valorizzare la possibilità di trovare riparo in spazi decenti e non ostili da cui ripartire. Soccorso significa non finanziare più inutili missioni militari di contenimento ma dedicare le stesse risorse ad evitare i naufragi. Non si tratta più di capire se l’U.E. può o non può fare questo, l’Europa deve farlo e tutti, Italia compresa, debbono fare la propria parte.

    Rifondazione Comunista ha in proposito una posizione chiara e determinata (https://www.facebook.com/rifondazione.comunista?ref=stream&fref=nf ) e (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=17800). Come afferma Paolo Ferrero, le risorse per garantire un impegno del genere ci sono, è sufficiente che la Banca Centrale Europea svolga il ruolo per cui dovrebbe essere deputata che non è quello di garantire le speculazioni. Nei giorni scorsi si è riunito a Bruxelles il primo embrione di un gruppo di lavoro tematico sull’immigrazione del Partito della Sinistra Europea. Un Primo importante segnale di riapertura di una intesa internazionalista della sinistra di alternativa che si sta già dando una agenda fitta di impegni. Anche da lì si sta partendo per costruire una politica comune radicalmente incompatibile con quella delle larghe intese europee che hanno prodotto in soli 4 mesi oltre 1700 morti.

    Stefano Galieni

    21/4/2015 www.rifondazione.it

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    Autore: franco.cilenti
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