Meritocrazia, l’arma menzognera per tagliare le buste paga dei dipendenti pubblici

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Il nuovo contratto degli statali sarà il modello da seguire per tutti gli altri contratti del pubblico impiego. Le conseguenze negative sono inimmaginabili e ovviamente si soffermeranno solo sugli aspetti economici, sui cosiddetti aumenti senza mai menzionare il potere di acquisto perduto

Ad oggi sappiamo che gli aumenti netti saranno meno di 50 euro al mese, 50 euro dopo 9 anni di blocco della contrattazione. Migliaia di euro perduti e in cambio arrivano , se va bene , 600 euro alll’anno.

Gli 85 euro medi di aumento diventano in realtà poco piu’ della metà, è bene ricordarselo che parlano sempre di cifre lorde.

In media un ministeriale, secondo l’Aran, guadagna poco più di 28.500 euro lordi all’anno, allora gli 85 euro lordi si traducono in 50 euro al mese al netto di Irpef e addizionali, ma invece quanto percepirà chi guadagna meno?
Ricordiamo poi che il contratto ha valore triennale (2016-2018) ma due di questi 3 anni sono praticamente già passati, quindi dove sta il guadagno per i lavoratori e le lavoratrici? Nessun guadagno, solo un contentino elettorale da spendere alle elezioni politiche di Marzo e ai rinnovi della Rsu dove i sindacati complici del Governo verranno a sbandierare i “grandi” risultati raggiunti.
Ricordiamo che il contratto nazionale degli statali , la cui bozza è reperibile sul sito del sindacato sgb, prevede la «regola del 30%».
Di cosa si tratta?
La produttività è di tutti e dovrebbe essere inglobata in una quattordicesima, al contrario questi soldi sono utilizzati solo per premiare pochi a discapito dei piu’.

Siamo tornati alle famigerate fasce della Brunetta, ai “migliori” la produttività, o premio a seconda di come impropriamente lo si voglia definire, dovrà essere superiore di almeno il 30% rispetto alla media degli incentivi individuali, e sempre i “migliori” dovranno rappresentare il 30% dei dipendenti. E come contentino si rinvierà alle Rsu il compito di decidere di allargare, al massimo, al 40% del personale questa quota maggioritaria della produttività . E ricordiamolo bene : ci sono altri 3, 4 con la presidenza del Consiglio, comparti della Pubblica amministrazione che avreanno come modello questo contratto cosi’ illuminato.
La produttività poi dovrà tenere conto della performance di ufficio, insomma se qualcuno produce meno o accumula piu’ assenze dovranno metterlo in riga gli stessi colleghi di ufficio che potrebbero essere penalizzati nel salario accessorio. Ma non dovrebbero esserci dirigenti e funzionari per gli opportuni controlli? E poi non si è detto e ridetto che la premialità dipende dai meriti individuali? A quando il controllo della vita dei colleghi, la verifica degli orientamenti sessuali e delle opinioni politiche? Il grande fratello (non quello televisivo) acquista diritto di cittadinanza nel pubblico impiego.
Ma di questo non troverete traccia e notizia nelle narrazioni parziali e fondamentalmente tossiche dei sindacati che siedono ai tavoli, racconteranno del cumulo dei fatidici aumenti contrattuali con il bonus degli 80 euro presentando l’innalzamento della soglia da 26 mila a 26.600 per continuare a beneficiarne. Peccato che la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici, per pochi euro supera questa soglia!

E come se non bastassero queste notizie , la differenziazione degli aumenti (ricordate la cosiddetta piramide rovesciata che avrebbe dovuto penalizzare gli alti redditi a favore dei piu’ bassi?) si sposta dal tabellare alla contrattazione di secondo livello, giusto per contrattarne gli effetti malefici con le rsu di osservanza governativa

Lo abbiamo spiegato prima, ma lo ripetiamo per essere ancora piu’ chiari, solo il 30% del personale prenderà maggiore produttività, questo è il risultato della cosiddetta meritocrazia, l’arma menzognera e affabulatrice con la quale ci sottrarranno parte del nostro salario e con la benedizione dei sindacati complici.

Federico Giusti

20/12/2017 www.controlacrisi.org

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