Ministro ma la salute non ha cittadinanza nel reddito?

bastatagli-262X100

Senza SSN i poveri sarebbero molto più numerosi

Nella Treccani Irma Adelman afferma che “La povertà non è solo uno stato di privazione materiale, ma consiste anche in una inadeguata disponibilità di beni e servizi di ordine sociale, politico e culturale”, e tra questi sicuramente la sanità assume un ruolo molto importante.

Se non ci fosse il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) l’insieme dei poveri attuali e dei poveri potenziali sarebbe sicuramente molto più numeroso. L’accesso ai servizi sanitari è molto costoso e se si dovessero pagare direttamente le prestazioni di tasca propria pochi potrebbero permetterselo e per alcune prestazioni, quali ad esempio un trapianto d’organo, addirittura nessuno o quasi potrebbe usufruirne.

E’ per questo che praticamente tutti i sistemi sanitari si basano su un assetto di tipo assicurativo: tutti pagano poco per i pochi che costano molto. Ma un sistema privatistico fa pagare a tutti un premio assicurativo uguale che potrebbe considerarsi del tutto accettabile da parte dei ricchi ed invece esageratamente costoso per i poveri.

In un sistema assicurativo pubblico come il nostro, invece, tutti pagano un premio proporzionale alle proprie capacità contributive e così, tramite le imposte, i più poveri non pagano nulla e i più ricchi molto di più che se ci si trovasse in regime assicurativo privato.

Dare a tutti le prestazioni essenziali di cui possono aver bisogno e porre il loro finanziamento sui contributi d’imposta proporzionali ai redditi, questo è un modo efficacissimo per contribuire a sconfiggere la povertà.

Benché San Francesco fosse chiamato “il poverello d’Assisi” nessuno oggi considererebbe tra i poveri anche i frati francescani, e questo nonostante non possiedano un reddito loro proprio, ma perché è la loro comunità che garantisce loro tutto ciò di cui hanno bisogno a livello essenziale.

Definanziare la sanità o l’istruzione corrisponde a tagliare, seppur indirettamente, le risorse disponibili delle famiglie: per i benestanti avere meno accesso alle prestazioni è quasi sempre solo una piccola spesa in più per potersele comprare, per i più poveri invece è un vero attacco alla loro salute. Ultimamente sembra che la spesa out of pocket sia sensibilmente aumentata ma il relativo valore pro capite in euro non si differenzia di molto per classe di reddito perché se c’è bisogno si compra ciò di cui si ha bisogno; e quindi l’effetto è ben più pesante per chi ha poche risorse per risolvere i propri bisogni essenziali.

Prevenire inefficienze e illegalità non basta

Un facile refrain vuole cercare di convincere che la sanità potrebbe avere maggiori risorse se si tagliasse sulle inefficienze e sulle illegalità; è tanto che lo si afferma da parte di tutti, da destra e da sinistra, ma nulla o quasi si è riusciti a realizzare. E questo per due motivi:

  1. perché non è probabilmente vero che le inefficienze e le illegalità sono così esageratamente diffuse ed intense all’interno del SSN come si dice, e non è facile né individuare né eliminare quelle che ci sono,
  2. perché, ahimè brutto dirlo ma non si può realisticamente non accettarlo, una dose di illegalità e di inefficienza c’era, c’è e ci sarà purtroppo sempre, nonostante gli sforzi sinora prodigati e che devono essere assolutamente mantenuti ed aumentati, ma questo molto più per ragioni etiche e simboliche che non per reali risultati di livello economico.

Quanto costa la sanità del SSN? Costa 5€ al giorno se la pagassero tutti o 8€ al giorno se la pagassero solo i due terzi della popolazione che possono considerarsi in buona salute. Se la pagassero invece solo il terzo della popolazione con peggiore salute costerebbe 16€ al giorno, cioè quasi 500€ al mese e quindi 6.000€ l’anno.

Quando si ha qualcosa spesso non ci si accorge di averlo! Ma se perdessimo l’accesso alla sanità la povertà dilagherebbe e diventerebbe sempre più miseria. Ma allora perché non si parla in questi giorni né di sanità né di istruzione? Non se ne parla perché tutti danno per scontato di averle e quindi parlarne non crea maggior consenso. E siccome le scelte politiche necessariamente oggi seguono le priorità del consenso, dobbiamo far capire alla popolazione che se perdessimo la sanità perderemmo, avendone bisogno, almeno 500€ al mese.

Il proverbio dice “quando c’è la salute c’è tutto”; è un proverbio ottimista e sicuramente ci sono tante altre cose che sono essenziali per poter vivere senza troppe difficoltà, ma non può essere sostituito da un proverbio che dicesse “quando ci sono i soldi c’è tutto” perché sarebbe ancora più falso.

Non posso quindi che auspicare che il governo si renda conto che ci sono anche la sanità e l’istruzione e non operi con tagli impliciti, cioè non incrementando il finanziamento o incrementandolo al di sotto dell’incremento di tutti i costi del sistema produttivo, ben sapendo, oltretutto, che i costi sanitari hanno solitamente, ahimè, una crescita superiore a quelli dell’intero sistema.

Siamo perciò seriamente preoccupati delle informazioni e delle stime che sono apparse: sembrava che il super ticket venisse abolito come promesso ma sembra di no, si aspettavano fondi realistici per contrastare le liste di attesa e invece la somma annunciata è minimale, non si sa se ci saranno le risorse per garantire i nuovi LEA come la cura delle malattie rare, e soprattutto c’è chi afferma, e speriamo che si siano sbagliati a fare i calcoli, che la spesa sanitaria passerà dal 6,7% del PIL al 6,5%, cioè con un decremento relativo del 3%, mentre si era promesso di incrementarla!

Caro Governo…

Caro Governo garantire la sanità e l’istruzione è indispensabile per sconfiggere la povertà! Non dimenticarlo. E’ doloroso esser poveri, ma è tragico esser malati senza potersi curare come anche esser ignoranti senza potersi istruire! E forse è allora opportuno rileggere alcune frasi del citatissimo Contratto di Governo (punto 21, pag. 38-41, vd. allegato a questo post):

La sanità dovrà essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e, dunque, dovrà essere ridotta al minimo la compartecipazione dei singoli cittadini. È necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali.

E ricordare al Governo che “pacta sunt servanda!”

la-salute-non-ha-cittadinanza-ALL.pdf

Cesare Cislaghi

18/10/2018 www.epiprev.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *