Minori nascosti in piena vista

Negli ultimi dieci anni sono arrivati via mare da soli in Italia 103.842 minori stranieri non accompagnati (MSNA), prevalentemente adolescenti e preadolescenti, ma non di rado anche bambini, con una media di 15 mila presenze annue. Nonostante i minori non accompagnati siano quindi una presenza regolare nel nostro Paese, non sono mai nati i centri governativi di prima accoglienza previsti dalla legge.

Per cercare di fare chiarezza su un sistema complesso e in continuo mutamento, dopo aver seguito la scorsa primavera le rotte dei ragazzi provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica alla frontiera Nord, il team di ricerca di Save the Children ha realizzato il rapporto “Nascosti in piena vista – Frontiera Sud”, curato dal giornalista Daniele Biella, con il contributo del fotoreporter Alessio Romenzi.

Nel rapporto emerge il nodo di un’accoglienza spesso non adeguata, in particolare nel primo livello, e la necessità di una distribuzione uniforme delle strutture sul territorio e della promozione dell’affido familiare.

La ricerca è stata condotta nei mesi estivi del 2022 nei luoghi di sbarco, lungo le strade delle città e nei centri di prima accoglienza dei punti nevralgici della Calabria, della Sicilia e dell’isola di Lampedusa, punto di approdo con i numeri più alti di tutto il bacino europeo.

Il rapporto “Nascosti in piena vista – Frontiera Sud” traccia diversi percorsi seguiti dai minori stranieri dopo lo sbarco, e in particolare esamina le condizioni della prima accoglienza, le criticità legate alla permanenza promiscua e prolungata dei più giovani negli hotspot, l’alienante attesa del trasferimento nei centri e, infine, la permanenza nelle comunità.

Si presentano le storie di minori che si allontanano per raggiungere una destinazione finale in un altro Paese europeo, esponendosi a nuovi rischi, e di quelli che intraprendono percorsi di integrazione, se accolti in contesti favorevoli all’inclusione sociale ed educativa.

Come emerge dal rapporto Missing Migrants dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (OIM), da inizio gennaio 2021 a fine ottobre 2022, 2.836 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale, tra le coste africane e l’Italia, molti di loro bambini, anche piccolissimi, come le quattro vittime giunte a Lampedusa a fine ottobre, tutte sotto l’anno di età.

Entrare nell’Unione europea continua a essere una macabra lotteria, resa ancora più preoccupante dai quasi 100 mila ritorni forzati di adulti e minori effettuati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica dal 2017 in poi per effetto del Memorandum Italia-Libia, rinnovato automaticamente il 2 novembre 2022. Leggi questo articolo sul Memorandum Italia-Libia per scoprire cos’è e cosa prevede.

Negli ultimi anni, il numero delle strutture dedicate alla prima accoglienza dei minori si è ridotto, con un conseguente prolungamento della permanenza presso gli hotspot o, addirittura, in strutture temporaneamente dedicate allo scopo presso le aree di sbarco. Anche i Centri di Accoglienza Straordinaria, che dovrebbero rappresentare la soluzione di ultima istanza, contavano al 31 dicembre 2021 soltanto 519 posti.

Guardando al trend relativo ai posti finanziati nei CAS dal 2018 al 2021, appare evidente che l’intento di distribuire i minorenni sull’intero territorio nazionale al loro arrivo è stato via via disatteso, sino a concentrare in Sicilia e in Calabria la quasi totalità dei CAS minori attivi a fine 2021.

La permanenza presso le strutture di primo livello si protrae in molti casi ben oltre i 30 giorni previsti per legge, prima di accedere alle comunità. Questa dilatazione dei tempi genera molte difficoltà per i minori costretti a vivere un periodo percepito come ‘perso’, come in un limbo, prima di poter andare a scuola o parlare con il loro tutore, tutte cose a cui avrebbero diritto.

Per questo motivo, così come per i lunghi tempi dei ricongiungimenti familiari in altri Paesi europei, molti minori decidono di allontanarsi autonomamente dalle strutture di prima accoglienza per raggiungere altre città o altri Paesi, rimanendo “nascosti in piena vista” .

Con tutti i rischi che queste fughe comportano: gli operatori dei centri di accoglienza per minori spesso vedono quanto accade e segnalano alle istituzioni ragazze e ragazzi che si allontanano in vari modi, anche salendo su furgoni di sconosciuti. Per chi rimane, “iniziamo il percorso per avere i documenti”, spiega un’assistente sociale di un CAS, “anche se su dieci che arrivano, almeno sette se ne vanno in pochi giorni”.

La presenza di giovani da soli che arrivavano in Italia ha posto il nostro Paese di fronte alla necessità di adottare provvedimenti giuridico amministrativi che ne facilitassero l’accoglienza e l’integrazione. Come per tutti i minorenni, anche per loro dovevano essere garantiti i diritti della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989.

Questi principi sono al centro della legge 47 del 2017 sulla protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Una legge fortemente voluta dalle organizzazioni umanitarie, che pone l’Italia all’avanguardia nel panorama europeo ma che necessita ancora di essere pienamente attuata. È necessario dare piena attuazione alla legge 47 e intervenire per migliorare il sistema di protezione e accoglienza.

Inoltre, bisognerebbe partire dalla promozione di politiche di accesso regolare sul territorio e dal rafforzamento dei canali di ingresso esistenti, quali i ricongiungimenti familiari, gli ingressi per motivi di studio e lavoro, i corridoi umanitari così da ridurre il rischio di traffico di esseri umani e favorire una migrazione sicura e regolare.

23/2/2023 https://diogeneonline.info/

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